Mordi la vita! Con cautela… 

Il brand iconico dell’elettronica illustra una mela morsicata e rimanda quindi alla masticazione. 

Meccanica fondamentale di vita, una cattiva masticazione in una bocca trascurata può procurare disturbi alla salute. Ed un morso maldestro può essere fonte di altri guai. 

Recentemente, un morso ad un’innocua arachide mi ha causato una lancinante fitta ad un molare che, evidentemente già in crisi, ha ricevuto il colpo di grazia attivando quel percorso che parte dagli antinfiammatori, passa per gli antibiotici e arriva alla poltrona del dentista.  

Oggi la cura dei denti è parte integrante delle nostre abitudini. 

Li laviamo mattina e sera, spesso dopo ogni pasto. Le visite al dentista sono regolari e gli scaffali dei supermercati traboccano di prodotti per l’igiene orale.  

È un progresso abbastanza recente. 

Ancora negli anni ’60 dal dentista ci si andava quando il danno era praticamente irreparabile e al primo intervento dello specialista seguiva spesso un desolante spazio vuoto nelle arcate senza successive azioni di ripristino.  

Va anche detto che allora i denti non subivano l’attuale attacco di zuccheri e generalmente diete più sobrie rispetto ad oggi ci facevano consumare un’alimentazione forse più sana anche per loro. 

Con l’avvento della televisione le prime campagne pubblicitarie propongono tra i prodotti di personal care i dentifrici.  

Chi non ricorda il famoso Colgate con Gardol (che “profuma l’alito mentre pulisce i denti“, cantava giulivo il celebre jingle)?  

Cosa fosse il Gardol nessuno lo sapeva ma non si preoccupava neppure di saperlo. 

Una lezione di marketing.  

Perché se invece di Colgate con Gardol si fosse cantato Colgate con “sodio lauroil sarcosinato” (il tensioattivo anionico derivato dalla sarcosina presente nella pasta; mentre sembra che Gardol derivi da guard-all, protezione totale), credo che il risultato comunicativo sarebbe stato decisamente meno brillante. 

E come non ricordare il dentifricio Durban’s e il motivo Barbara Ann (Ba-ba-ba Barbara Ann!) dei Beach Boys? Immagini di giovani americani felici, denti smaglianti, impegnati in spensierato svago con l’accompagnamento martellante di Barbara Ann appunto. 

Non c’è dubbio che la comunicazione commerciale di massa abbia influito molto sullo sviluppo di una sana igiene orale. Con buona pace di chi demonizza per principio ogni forma di pubblicità. 

Ma prima? 

In una sequenza del film Shakespeare in Love - quindi siamo nell'Inghilterra del tempo - si vede la co-protagonista Gwyneth Paltrow, alias Viola de Lesseps, che prima di andare a letto armeggia in bocca con un bastoncino e sputa in un bicchiere tenuto dalla fida cameriera. 

La cosa suona repellente, ma va detto che assistere i padroni aristocratici nei momenti meno nobili della toeletta quotidiana era per i domestici compito ambito perché segno di una intimità e confidenza che procurava anche vantaggi nelle dinamiche di gossip del tempo. 

L’igiene dentale parte addirittura dalla preistoria con bastoncini usati per rimuovere i rimasugli del pasto: fino agli antichi egizi con paste floreali e vegetali, i Greci e i Romani, il mondo dell’Islam, con aggiunta di materiali abrasivi, residui ossei tritati probabilmente passati sui denti con qualche strumento. 

Le prime paste dentifricie nascono nel XIX secolo in Gran Bretagna; sono prodotti casalinghi a base di polvere di mattone, gesso, carbone. Una “ricetta” americana prevedeva anche l’utilizzo di pane bruciato sbriciolato. 

Qualche sospetto su effetti indesiderati è legittimo ma questo fa parte del progresso che porterà prodotti a base di bicarbonato, glicerina, acqua ossigenata.  

Nel 1892, una rivoluzione: il dottor Washington Sheffield, americano del Connecticut, inventa il tubetto pieghevole

Di lì a poco, nel 1896, COLGATE lancia il dentifricio nel tubetto Sheffield e nel 1955 arriva il primo dentifricio al fluoro da Procter & Gamble. 

È partita quella evoluzione che oggi ci porta a disporre di una vasta gamma di prodotti per ogni gusto e necessità. 

E lo spazzolino? 

È una storia che ci riporta in Inghilterra.  

Succede infatti che tale William Addis, incarcerato nel 1770 come rivoltoso, per nulla soddisfatto del sistema comune di igiene dentale fatto di uno strofinaccio con fuliggine e sale da passare sui denti, ebbe un’illuminazione: preso un osso lo bucò e, procuratosi delle setole animali, le fece passare tra i fori incollandole ottenendo così l’archetipo dello spazzolino.  

Uscito dal carcere William Addis lasciò i bollori rivoluzionari per dedicarsi al meno romantico ma più redditizio commercio della sua invenzione che lo rese ricco.  

Il primo brevetto per quello che con le opportune evoluzioni sarà per sempre il nostro spazzolino, viene registrato in USA nel 1857. 

La produzione su larga scala inizia nel 1885 ma è con la Seconda Guerra Mondiale che l’igiene orale diventa in USA e, quindi di riflesso ovunque, prassi quotidiana: e questo perché ai soldati dell’esercito era stata imposta la regola fissa della pulizia dentale: abitudine che avrebbero riportato nelle case. 


Siamo partiti da un morso maldestro in un viaggio che si sviluppa nel mondo anglosassone. Non so se gli inventori d’oltreoceano del famoso brand della mela morsicata ci abbiano mai pensato.  

Pensiamoci noi prima di addentare il cellulare esasperati dall’ennesima video-call che magari ti arriva a sera tarda quando sei finalmente in pigiama, dopo una giornata di meeting virtuali: quel morso potrebbe costare caro.

Giulio Fezzardini

Redazione BH Italia

TKS Publisher

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