In pillole: flash sulla bellezza

a cura della redazione di

BEAUTY HORIZONS

Si legge nelle cronache del tempo che Carlo Alberto, granduca di Lituania, folgorato dalla bellezza di Isabella, regina di Ungheria, la chiese in sposa. Nulla di strano, se non il fatto che Isabella aveva 72 anni e il merito della sua pelle chiara, trasparente, liscia e luminosa, era dovuto a un cosmetico da lei inventato: l' "Acqua di Ungheria", che resisterà per parecchi secoli come rimedio di salute e bellezza. Una "acqua di odore", nata dall'infuso di fiori di rosmarino (e forse altre erbe segrete) in acquavite.


Da allora sono passati molti secoli, ma i cosmetologi continuano a usare distillati di fiori e di erbe per curare e schiarire la pelle, per rendere luminosi gli occhi e cancellarne le borse, per rinvigorire e lucidare i capelli. Si è infatti affermata e sviluppata la grande famiglia dei tonici e delle lozioni, tecnicamente definiti idroliti o idroalcoliti (se contengono alcol etilico), a base di acqua purificata, di distillati ed estratti vegetali (rosa, hamamelis, fiordaliso, arancio e molti altri fiori nostrani o provenienti da tradizioni e culture etnobotaniche), in cui sono disciolte sostanze attive: idratanti, emollienti, decongestionanti, vitaminiche. Si tratta di formulazioni apparentemente semplici ma, in verità, i tonici analcolici o a basso grado alcolico (fino al 10% circa) sono tra i prodotti più difficili da realizzare, poiché richiedono delicati equilibri formulativi se si vogliono ottenere ottime caratteristiche funzionali e sensorialità applicativa. La presenza di glicoli o glicerina, ad esempio, li rende potenzialmente appiccicosi; i solubilizzanti (per favorire lo scioglimento di profumi o sostanze lipofile) ne diminuiscono la gradevolezza applicativa; inoltre, la forte presenza di acqua li rende particolarmente esposti all'inquinamento microbico e richiede l'uso di sostanze conservanti.


Tuttavia i tonici, troppo spesso dimenticati nei trattamenti cosmetici o vissuti come completamento dell'azione di pulizia, sono un importante momento di bellezza. Si dimostrano efficaci al primo risveglio del mattino, per i più giovani, per la cute maschile, nei mesi estivi o per pelli delicate e sensibili. Schiariscono e rendono luminosa la pelle, tonificano, rinfrescano, rassodano, idratano, attivano la microcircolazione. Escine, ruscogenine, flavonoidi, aminoacidi, vitamine C, B ed H ne sono i principi attivi più diffusi. Le ultime tendenze si orientano verso tonici leggermente viscosi: sieri di nuova generazione che associano all'azione principale un immediato effetto distensivo sulle microrughe.

Queste acque per la pelle, spesso distillate nei monasteri, sono nate da una antica tradizione popolare che si è poi scoperta fornita di solide basi scientifiche. La regina Isabella, ad esempio, ignorava di aver scoperto, con la sua famosa "Acqua di Ungheria", le virtù anti-invecchiamento del rosmarino (usato nei filtri magici per incantare il cuore): un potente antiossidante la cui azione viene oggi valorizzata dalla moderna tecnica cosmetica per combattere i radicali liberi, responsabili del fotoinvecchiamento, grandi nemici della bellezza e della giovinezza cutanea.

I tonici, cosmetici dimenticati

Gli olii della bellezza

Già nella Bibbia si legge di olii per la cura della persona e per le cerimonie religiose. Mirra viene portata in dono da uno dei Magi alla capanna di Betlemme e olii vengono usati da Egizi, Greci e Romani per sciogliere le essenze odorose e prolungarne il profumo.

Durante le Olimpiadi gli atleti dell’antica Grecia si ungevano e gareggiavano nudi, ma per ogni parte del corpo usavano un olio diverso, per ottenere il massimo dell’efficienza fisica.

Dall’antichità ci arrivano migliaia di ricette per curare, per abbellire, per profumare il viso, il corpo e i capelli, in uno strano miscuglio di terapia e cura della bellezza: un’anticipazione del concetto di cosmetica funzionale dei nostri giorni.


Anche l’etnocosmesi , la scienza che studia e interpreta la cosmesi tribale e delle diverse etnie del mondo trova una grande quantità di sostanze naturali che la tradizione popolare utilizza da millenni, scoprendo nelle piante e nei fiori locali rimedi e segreti per conservare salute e bellezza.

Gli olii, i burri, i grassi naturali costituiscono una parte importante di questo immenso patrimonio.


Anche la nostra pelle è fonte di sostanze per autoproteggerci e secerne un insieme di grasso e acqua per formare il film idrolipidico di superficie: uno straterello invisibile che ricopre l’intera superficie del corpo e lo rende morbido, idratato, in grado di conservare la propria funzione di barriera contro gli inquinanti esterni di origine chimica o batterica.


Ma la vita moderna, con il suo insieme di stress, cattiva igiene alimentare, inquinamento, spesso modifica questo prezioso equilibrio cutaneo, così che il normale flusso sebaceo ne risulta alterato, sia come quantità che come composizione, venendo meno alle sue funzioni di difesa.

I cosmetici ne costituiscono un prezioso sostituto e, in primissimo piano, troviamo quegli stessi olii e derivati naturali che gli indigeni utilizzano da sempre per la cura della pelle.


Integrare la fisiologia cutanea alterata, prevenire l’invecchiamento e curarne gli effetti sono i grandi obiettivi della cosmetologia funzionale ed è su questi grandi temi della bellezza che gli scienziati di tutto il mondo puntano le loro ricerche.

Si studiano così vecchie e nuove fonti di materie prime, per conoscerne i contenuti e l’efficacia.


Ormai completamente abbandonata la cosmesi che utilizza derivati animali, è nell’immenso mondo vegetale che la scienza affronta i grandi temi dell’invecchiamento, della bellezza, della salute naturale.

Accanto ai vecchi olii nostrani, quali l’olio di mandorle, di olivo, di girasole o ai ben noti olii di ricino, avocado, germi di grano, ecco spuntare altri nomi: Macadamia, Oenotera, Borragine, Kukui, Behen , Olio di Riso e l’ormai intramontabile Jojoba.

Ma non si tratta soltanto di nomi, al loro interno questi olii presentano ingredienti attivi particolari.

Nell’olio di riso, troviamo un agente di protezione contro il fotoinvecchiamento: il gamma orizanolo che ci difende dai raggi UV/A, responsabili di macchie cutanee e rughe per esposizione continuata ai raggi durante l’intero anno: Nell’Oenotera, un’umile piantina che cresce anche ai bordi delle strade o lungo i terreni sabbiosi dei fiumiciattoli, si sono scoperti principi attivi in gran quantità, come l’acido gamma linolenico che protegge, cicatrizza, regola la secrezione di sebo.

Analoga presenza si ritrova nella Borragine, per ridurre le rugosità della pelle e migliorarne l’aspetto.

Si analizzano i semi triturati delle Rosacee, piante da frutto a tutti note, quali il Melo o il Pero, per estrarne olii ad alta capacità di ripristinare la barriera cutanea e quindi idratare e fortificare la pelle che comincia a invecchiare.

Molti e molti altri sono gli alberi e i frutti che ci regalano gli olii della bellezza, per pulire la pelle, per farne morbidi bagni profumati ed emollienti, per ridurre secchezza e rugosità, ma anche per equilibrare una pelle giovane e acneica: olii per entrare umilmente a far parte di emulsioni e creme, come un ingrediente inerte, ma in verità preziosa fonte di vitamine, di fitosteroli, di sostanze anti-radicaliche.

Dai grandi alberi del Madagascar (i maestosi alberi Moringa, già noti agli Egizi e ai Greci per il loro olio stabile e inodore che proteggeva corpo e capelli) alle spighe di grano con un biondo olio emolliente, le pelli sensibili, senescenti, con intolleranze e allergie ai comuni conservanti, possono utilizzare con sicurezza gli olii purificati, privi di sostanze antibatteriche perché privi di acqua, elemento fondamentale per lo sviluppo microbico.


E nel gesto antico di un breve massaggio potremo riscoprire il fascino e la funzionalità di componenti semplici, puri ed efficaci.