SKIN AGEING:

È SOLO QUESTIONE DI PELLE?

(I parte)

Sebbene sia noto che l’invecchiamento si manifesti fisiologicamente a qualsiasi livello dell’organismo comportando un progressivo declino delle sue funzioni biologiche legato ad alterazioni che interessano le strutture cellulari, subcellulari e molecolari, la pelle rappresenta un indicatore piuttosto attendibile del trascorrere del tempo poiché più esposta, nonché la prima a mostrarne i “segni”.

Tra le manifestazioni dello skin-aging, una perdita di elasticità e compattezza della cute, così come una graduale accentuazione delle cosiddette “rughe di espressione”, portano ad un effetto finale di perdita della definizione dell’ovale del viso.

Inoltre, se è vero che l’invecchiamento sia un fenomeno multifattoriale, è altrettanto vero che abbiamo a disposizione numerose strategie per combatterlo, a partire da una radicale modifica dello stile di vita, fino ad arrivare ad una beauty routine adatta ad ogni esigenza (1).

Accanto ai ben noti prodotti skin-care antiage in commercio, un aiuto potrebbe derivare dai neurocosmetici, prodotti innovativi formulati con specifici ingredienti funzionali che hanno l’obiettivo di migliorare le interazioni tra la pelle e il sistema nervoso cutaneo, regolando i meccanismi alla base della neurotrasmissione, e potenziando così l’efficacia “antirughe”.


INTRODUZIONE

La pelle, organo complesso e dinamico, gestisce il rapporto tra noi stessi e le relazioni con il mondo esterno comunicando costantemente con il sistema nervoso centrale, con cui ne condivide l’origine embrionale (2,3). Partendo da queste premesse, si intuisce infatti come la pelle, il sistema nervoso, ed il sistema immunitario, siano integrati in un unico network, il cosiddetto sistema neuro-immuno-cutaneo (SNIC) (1). Ne consegue che molte manifestazioni cutanee potrebbero essere la risposta somatica a diverse situazioni derivate da ansia e stress (1).

Queste strette associazioni tra pelle e fibre nervose sia da un punto di vista anatomico che funzionale, per lungo tempo trascurate, attualmente costituiscono il topic più investigato dalla biologia cutanea (4,5).

Tali studi stanno trasformando radicalmente la visione di questi sistemi, da settoriale e indipendente ad integrata e globale, in cui un network di citochine, ormoni e neurotrasmettitori connette mente e pelle, ispirando la dermocosmesi funzionale che si pone l’obiettivo di realizzare formulazioni in grado di ripristinare l’equilibrio cutaneo, prevenendo o contrastando l’insorgenza di inestetismi (1). Emerge chiaramente, quindi, il complesso concetto relativo ad una sorta di “identità della pelle”, che mette in evidenza l'importanza del suo ruolo di barriera protettiva in opposizione alle aggressioni derivate dall’ambiente esterno (6,7), ma anche la sua profonda interconnessione con il cervello, fondamentale per mantenere la sua fisiologica omeostasi (8).


LE CONNESSIONI TRA PELLE E CERVELLO 

Sebbene l'interconnessione tra la pelle e il cervello abbia suscitato un forte interesse generale, la conoscenza dell'argomento risulta tutt’ora essere confusa e frammentaria (9,10,11,12).

Infatti, poiché le molecole sintetizzate a livello cerebrale sono le stesse utilizzate dal sistema nervoso cutaneo, è stata erroneamente attribuita ai neurocosmetici una capacità di regolare fenomeni complessi come l'umore.

Sempre più spesso si legge che il mondo della cosmetica si sta orientando verso una visione olistica della bellezza, confondendo le sensazioni di piacevolezza e benessere derivate dall’applicazione di un cosmetico caratterizzato da una texture particolare, con la neurocosmesi.

In questi casi, i concetti di “neurocosmesi”, “cosmetici della felicità o anti-stress”, “piacevolezza cosmetica”, “feel good cosmetics”, e “neuroscienze” sono spesso discussi senza porre attenzione alle loro sostanziali differenze, rendendo i concetti poco chiari sia per i consumatori, sia per gli esperti del settore, marketing compreso.

I prodotti vengono descritti come “euforizzanti”, allontanandosi dalla definizione di cosmetico delineata dal Regolamento 1223/2009 (13), nonché da quella di neurocosmetico, ossia un prodotto cosmetico formulato con ingredienti che agiscono sul complesso sistema di neuro-regolazione unicamente a livello cutaneo (4).

Tali claim non solo non coincidono con le reali performances del prodotto, ma non possono e non devono assolutamente essere attribuiti ad un cosmetico.

Questo fenomeno, definito con il termine “Fantaneurocosmesi” (4), si verifica sia con prodotti per il make-up (perlopiù lipsticks) (14,15,16,17), strettamente correlati all’autostima dei consumatori, ma anche in prodotti skin-care anti-aging (18,19,20,21,22).

Di conseguenza, è necessario “smascherare” tutto ciò che non è un neurocosmetico.

NEUROCOSMESI: FACCIAMO CHIAREZZA

Per migliorare l'aspetto e le imperfezioni della pelle, anche se sensibile e matura, la ricerca neurocosmetica si è concentrata principalmente su ingredienti con analogie strutturali ai neuromediatori endogeni.

Pertanto, considerando che le cellule cutanee sono dotate di recettori che legano tali mediatori per regolarne le funzioni, la conoscenza dei meccanismi di connessione tra pelle e cervello dovrebbe essere utile nella scelta di ingredienti funzionali neurocosmetici in grado di interagire con entrambi i sistemi, ottenendo risultati specifici (23,24,25).

Se si pensa ai recettori cutanei sensibili al calore, al freddo, al dolore, al prurito e/o alla pressione, un neurocosmetico potrebbe modulare le risposte nervose in seguito all’applicazione topica (24,5,26,27).

Un altro noto meccanismo prevede invece l’azione direttamente sulle terminazioni delle fibre nervose cutanee (23) rilassando la muscolatura del viso e conferendo alle rughe un aspetto più levigato, prerogativa, questa, dei peptidi botox-like (23).

Emerge così un nuovo modo per migliorare l’aspetto della pelle (24).

ALLA RICERCA DEGLI INGREDIENTI NEUROCOSMETICI

Negli anni sono stati sviluppati numerosi ingredienti funzionali neurocosmetici come peptidi biomimetici (28) ed estratti vegetali (29) ad azione neuromodulatoria (30,31,32), particolarmente indicati per una skin-care anti-aging.

Gli Acetyl exapeptide-3 e -8 sono stati i primi peptidi botox-like ad essere comparsi sul mercato in formulazioni anti-age, particolarmente indicati per il trattamento della zona occhi (33,34,35,36).

Stessa efficacia nell’attenuare le rughe di espressione è stata dimostrata per l’Acetyl exapeptide-30 (37), il palmitoyl exapeptide-19 (38,39), l’Acetyl octapeptide-3, (38,40,41,42,43), il palmitoyl hexapeptide-52 ed il Pentapeptide-18 (38) che, riducendo la profondità delle rughe, migliorano il tono della pelle del viso (44,45,46). La sinergia con Acetyl exapeptide-3 apporta un booster dell’efficacia soprattutto per la zona perioculare (38,47,44).

L’Acetyl dipeptide-1 cetyl ester, oltre a prevenire la comparsa di rughe d’espressione (38,48), migliora anche la funzione barriera della cute (49).

Anche alcuni fitocomplessi derivati dalla Lavandula stoechas (50), dai semi dell’Hibiscus esculentus (51) dalle spiccate proprietà antiossidanti, o dall’Acmella oleracea (38,52,53,54) si sono dimostrati efficaci e versatili ingredienti neurocosmetici botox-like, pronti ad essere declinati in diverse formulazioni adatte ad ogni tipologia di pelle, con un occhio di riguardo per le pelli mature.

CONTRASTARE L’INVECCHIAMENTO CON GLI ESTRATTI NATURALI BOTOX-LIKE

Il concetto del legame ancestrale biologico e fisiologico tra pelle e cervello potrebbe suscitare un po’ di timore iniziale in un contesto cosmetico, ma la sfida è formulare prodotti multitasking che rispettino la fisiologia di ciascun tipo di pelle, senza trascurare fattori ormonali e genetici, microbioma, carnagione, etc., restituendole tono e luminosità (38).

CONCLUSIONI

JENNIFER GUBITOSA1             VITO RIZZI1

PAOLA FINI2              PINALYSA COSMA1,2 

1. Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari | Italia

2. Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR-IPCF, UOS Bari | Italia

JENNIFER GUBITOSA

VITO RIZZI1

PAOLA FINI

 PINALYSA COSMA1,2 

1. Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari | Italia

2. Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR-IPCF, UOS Bari | Italia

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