CURIOSITA' TECNOLOGICHE

La produzione della seta è una delle più antiche e affascinanti realtà industriali, dove storia e innovazione si fondono perfettamente. Di recente la seta ha trovato nuove applicazioni nel campo dei bio-materiali, grazie alla sua particolare struttura polimerica che la rende uno dei composti più resistenti presenti in natura. La sericina, che rappresenta solo uno dei componenti che costituiscono il filo di seta, è una proteina di elevato interesse per l’industria cosmetica. Ha infatti da sempre dimostrato una elevata affinità per cute e capelli, su cui è in grado di creare un film protettivo. Recentemente, tra i nuovi ingredienti cosmetici introdotti sul mercato, una sericina nativa, rigenerata a partire da scarti di lavorazione dell’industria tessile, risulta particolarmente efficace a difendere pelle e capelli dall’adesione del particolato atmosferico. Ed ecco che quell’ingrediente, la seta, che storicamente da un punto di vista cosmetico evoca sensualità, benessere e piacere sensoriale diventa un vero alleato di protezione cutanea senza mancare di sostenibilità.


Seta e sostenibilità, tuttavia, non sono un binomio scontato. Il processo di lavorazione della seta finalizzato alla filatura è tra i più impattanti ambientalmente a causa dell’ampio utilizzo di acqua per il processo di lavaggio e sgommatura dei fili di seta. Durante il processo di sgommatura il filo di seta viene lavato e imbevuto con acqua saponata, al fine di renderlo più soffice ed eliminare completamente la sericina da esso, che ostacolerebbe i processi successivi di tessitura.

L’INDUSTRIA DELLA SETA: UNA FONTE PREZIOSA DI SERICINA RIGENERATA 

L’acqua di sgommatura è uno scarto di lavorazione che viene abitualmente smaltito, poiché non è di alcun interesse per il comparto tessile. Diventa invece una risorsa preziosa per l’industria cosmetica: ricca di sericina a diverso peso molecolare, viene opportunamente purificata, concentrata ed essiccata fino ad ottenere una polvere di purissima sericina nativa, sostenibile, pronta per essere impiegata in nuove applicazioni cosmetiche, legate alla sua capacità di proteggere la pelle delle aggressioni urbane.

QUANDO LA RISORSA PROVIENE DALLO SCARTO     

VALENTINA MASTRIA

Res Pharma Industriale | Italia

Bio...

Il particolato atmosferico è stato provato essere una delle principali cause dell’invecchiamento cutaneo.

Diversi studi hanno dimostrato come il particolato PM 0,3 -2,5 condizioni la riposta infiammatoria sia dei ricettori cutanei che della struttura epidermica. Le principali e più recenti evidenze scientifiche suggeriscono quali siano i meccanismi con cui l’inquinamento atmosferico danneggia la pelle: formazione di radicali liberi, alterazione della microflora cutanea, attivazione dei recettori idrocarburi arilici (AhR) e della cascata infiammatoria. Pm 2.5 può causare alterazioni nell’epidermide, stimolando la sintesi del colesterolo e l’accumulo transitorio del suo contenuto epidermico nonché la diminuzione dello squalene.

E’ stato inoltre dimostrato come la penetrazione del particolato atmosferico attraverso la pelle, agevoli la permeabilità ai metalli pesanti e stimoli di conseguenza la perossidazione lipidica, acceleri lo stress ossidativo e causi danni cellulari che risultano poi amplificati dai raggi UVB. L’insieme di tutti questi fattori porta ad un invecchiamento cutaneo precoce che si manifesta con la comparsa di macchie, perdita di luminosità e aumento della sensibilità cutanea. Ecco che la protezione dagli inquinanti urbani diventa quindi un obiettivo cosmetico di primaria importanza per salvaguardare la salute e quindi l’aspetto della pelle. La sericina rigenerata, grazie all’impercettibile film protettivo che è in grado di creare sulla pelle, ha un effetto antinquinamento. Come un reale guscio protettivo o un evanescente velo di seta, previene l’accumulo di particolato sull’epidermide, proteggendo dai possibili danni da esso indotti, rendendone più luminoso l’aspetto.

L’IMPORTANZA DI CREARE UN GUSCIO ATTIVO SULLA PELLE 

Recenti studi clinici, focalizzati in particolar modo sulla skincare, hanno dimostrato come una semplice formulazione in gel, contenente solo lo 0,4% di sericina nativa possa risultare efficace nel limitare l’adesione di una polvere a base di carbon-black, che riproduce la composizione del particolato atmosferico. Lo studio clinico è stato condotto su un panel di 20 volontari selezionati.

Sono state esaminate due aree dell’avambraccio trattate in modo diverso: una con la formulazione da testare, l’altra non trattata. Poi su entrambe le zone è stata applicata la polvere di carbon black, e le stesse sono state quindi sciacquate con acqua. Al fine di valutare l’adesione delle microparticelle, successivamente al trattamento sono stati valutati due diversi parametri: il numero medio di pixel neri delle fotografie fatte con microcamera digitale e il parametro L, legato alla luminosità del colore

Le valutazioni sono state fatte ai tempi:

T0 = prima dell’applicazione del prodotto

T1 = dopo l’applicazione del prodotto

T2 = dopo aver applicato il carbon black

T3 = dopo il risciacquo


Dall’analisi GIMP dell’immagini digitali si evince che la rimozione con acqua delle microparticelle è più efficace nelle zone pretrattate con la sericina nativa, restituendo una pelle anche più luminosa.

La sericina nativa da scarto industriale risulta essere quindi una valida proposta con duplice funzionalità, texturizzante sensoriale, ottico e dermoprotettivo.

LA SERICINA NATIVA COME ANTI-POLLUTION NATURALE 

Le polveri texturizzanti sono una classe di ingredienti di fondamentale importanza nella formulazione skincare ma anche del make-up. Forma, capacità adsorbente, porosità, comprimibilità e, non ultima, capacità di riflettere la luce sono caratteristiche che giocano un ruolo importante nella modulazione della performance di “color & texture correction”. Saperle dosare e mixare permette di creare innumerevoli sfumature sensoriali, giocare con luci e ombre, esaltare contrasti, emozionare con l’essenza della materia, disegnare con la luce.

I biopolimeri, categoria di polveri di origine naturale con spiccate proprietà filmogene, contribuiscono a prolungare la permanenza del trucco sulla pelle, l’“effetto long-lasting”, e a ottimizzare lo scorrimento dei pigmenti ottenendo una maggiore uniformità di stesura.

La sericina nativa, biopolimero ottenuto mediante processo di recupero degli scarti, è una polvere amorfa che offre un valore aggiunto come texturizzante: potenzia la sua naturale capacità film-forming con un’azione specifica di protezione dall’adesione del particolato atmosferico. Azione ottica e azione dermoprotettiva in un unico ingrediente che per la prima volta fonde due funzionalità essenziali e permette al make-up di diventare uno step essenziale nella beauty routine quotidiana, un “active-make up”.

POLVERI E MAKE UP  

Ripensare il make-up come l’ultimo step della propria beauty routine, renderlo integrazione attiva della cosmetica bianca, lasciare che si fonda armoniosamente con essa e che sempre meno in futuro ci possa essere una distinzione netta tra skin care e make-up. Questa fusione, in passato, è stata in parte adottata da alcuni prodotti come le BB e CC cream; oggi abbiamo la possibilità di spingere questa fusione ad una dimensione superiore, non solo ad un singolo prodotto, ma declinarla in una routine skincare quotidiana. È così che immaginiamo il make-up del futuro: non solo da abbinare a smart device per rincorrere il color-fit perfetto ma con un’anima intelligente e che si prenda cura della pelle, integrandosi nella beauty routine quotidiana nella sua evoluzione più contemporanea.

Oggi questo è possibile grazie allo sviluppo di nuove materie prime polifunzionali adatte sia a formulazioni di cosmetica bianca che decorativa e che rappresentano degli ingredienti trasversali, capaci di identificare l’animo di un Brand e sottolinearne l’efficacia più profonda.

Una sericina nativa proveniente da un processo di rigenerazione sostenibile, mirato al recupero delle acque di lavaggio è un esempio di come sia possibile creare un connubio virtuoso tra funzione texturizzante e azione cosmetica attiva: la prima legata maggiormente all’approccio sensoriale e voluttuoso del make-up, la seconda invece più funzionale, una protezione che limita l’adesione del particolato atmosferico sulla pelle.

Ripensare alla formulazione di una polvere pressata o di una emulsione colorata come uno scudo protettivo con cui affrontare la quotidianità, eleva il ruolo del make-up: non solo correttore di discromie e uniformatore del colorito, ma anche una tecnologia intelligente a servizio della salute cutanea, in un’ottica di prevenzione dell’invecchiamento precoce.

PUÒ IL MAKE-UP DIVENTARE ATTIVO? 

UNA SERICINA RIGENERATA

PER UNO 0-WASTE

“ACTIVE-MAKE UP”

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