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Editoriale

  GRAY PRIDE
Ciò che Dorian Gray
non avrebbe mai osato immaginare

Il ritratto di Dorian Gray, celebre romanzo di Oscar Wilde del 1890, è considerato il manifesto letterario dell'estetismo. La storia, siamo certi, la conosciamo tutti: siamo in Inghilterra, nella Londra del Diciottesimo secolo, periodo della sontuosa società vittoriana.
Dorian Gray, è un giovane ragazzo di bellissimo aspetto a cui Basil Hallward, pittore, decide di fare un ritratto per immortalarne l’angelica bellezza. Dorian inizia così a rendersi conto del privilegio del suo fascino. Proprio nello studio del pittore, Dorian incontrerà Lord Henry Wotton, e, influenzato dai suoi discorsi, arriverà a guardare la giovinezza come l’unica cosa veramente importante al punto tale da provare invidia verso il suo stesso ritratto, che resterà immutato, mentre lui invecchierà. Ossessionato, Dorian arriva a stipulare un "patto col demonio", grazie al quale rimarrà eternamente giovane e bello, mentre il quadro mostrerà i segni della decadenza fisica e della corruzione morale del personaggio. La sua vita, però, diventa sempre più sregolata e ossessionata e alla fine, pentito, Dorian si uccide.


Il ritratto di Dorian Gray naturalmente è “soltanto” un romanzo eppure, come tutte le opere artistiche, costituisce una vera e propria rappresentazione dei valori e delle credenze di una società o di un dato momento storico e nello specifico, costituisce il manifesto dell’estetismo che pone al centro di tutto l’arte e il bello, il piacere e uno stile di vita dissoluto; il piacere e la bellezza sono gli unici scopi nella vita di un uomo che deve vivere la propria esistenza come se fosse un’opera d’arte e preservare la propria giovinezza come se fosse un valore.


Nulla contro Oscar Wilde ci mancherebbe! Abbiamo scelto questo romanzo provocatoriamente a titolo di esempio – tutta la storia dell’umanità invero, lo sappiamo bene, è colma di esempi di canoni imposti; dal mito della bellezza greca ai giorni nostri, ogni società e ogni epoca si è contraddistinta in tal senso. Modelli tanto rigidi che inevitabilmente, hanno suscitato iniziative di emancipazione contro discriminazioni di ogni sorta.


L’ultimo movimento nato, (non senza contestazioni) è quello del #metoo. Le correnti nate di recente di fatto sono numerose; è evidente che la tematica resti attuale e le implicazioni sono numerose, e non solo di genere. Potremmo quindi spingerci ad affermare che viviamo in un’epoca di trasformazione dove nessun aspetto della nostra esistenza sembra essere risparmiato.


Nelle società contemporanee, pervase dal mito della giovinezza e dallo stigma della vecchiaia, è tornato ad esempio in auge il termine “ageismo”; sì, avete capito bene, tornato in auge perché se ai più potrà sembrare un neologismo, vi basti sapere che di fatto, il termine fu coniato nel lontano 1969 dal gerontologo Robert Neil Butler per indicare l’insieme dei pregiudizi, degli stereotipi e delle discriminazioni basati sull’età.


È dunque il passare degli anni a farci stare male o le pressioni di una società che cancella rughe e capelli bianchi?


Margaret Morganroth Gullette, è una critica culturale che si definisce teorica dell'età. Lei si occupa di “age studies” (letteralmente studi sull’età); tali studi si propongono come studi di critica culturale che secondo la studiosa possono consentire di sviluppare una nuova consapevolezza dell’età come categoria. L’invecchiamento dunque non sarebbe una condizione fisiologica ma una costruzione sociale come si legge in una delle sue opere (Ending Ageism - How Not To Shoot Old People).


Ashton Applewhite, scrittrice, giornalista e attivista, è un’esperta di ageismo. Il suo blog This Chair Rocks è seguito da migliaia di persone e il suo libro “Il bello dell’età” è a tutti gli effetti considerato il manifesto contro l’ageismo.


Se nel 2020 abbiamo dovuto prendere confidenza con nuovi termini che sono entrati nell’universo della bellezza - phygital, cbd, squalene, skintech, inclusione, blue beauty, microbioma, clean, skinimalist, prejuvination, upcycling - esiste, però, ancora un ultimo baluardo: la concezione che il pubblico sia sempre giovane mentre le donne sopra i 50 iniziano a rivendicare sempre più la necessità di sentirsi rappresentate. Così diversi brand cosmetici hanno iniziato a lanciare messaggi “no-aging” scegliendo anche testimonial non più giovani. Dolce e Gabbana per citarne uno, ha utilizzato una modella con i capelli grigi nella pubblicità del Gloriuoskin – New luminous creamy foundation.


Dalla Corea giunge il trend ageless beauty e il mercato dei cosmetici per senior rappresenta una percentuale sempre più importante, anche secondo il brand giapponese Shiseido.


Naturalmente lo skin care da sempre si occupa delle pelli mature formulando prodotti con texture e principi attivi specifici. La strada ora è aperta anche per il make up perché le esigenze delle pelli “over” sono mirate e peculiari e esigono cosmetici che le aiutino a esaltare tutto lo splendore che c’è ancora in loro.


Non un banale trend cosmetico e nemmeno un capriccio; siamo dinnanzi ad una nuova era per il gentil sesso? La chiamano la SilverGen, quella generazione di donne dai capelli argento che non ci sta: le più famose attrici di Hollywood si sono ribellate alla carenza di ruoli per donne “mature”: Julia Roberts, Michelle Pififer, Maryl Streep, solo per citarne alcune, hanno sottolineato come per le attrici dopo i quarant’anni sia molto difficile avere ruoli di rilievo perché insorgono le prime rughe, la pelle perde di tonicità e insomma non si rientra più nel prototipo di donna bella e affascinante che lo showbiz impone.


Un vero e proprio fenomeno, quello delle Silver Foxes (le volpi argentate per l’appunto!), tanto che la cosmetica ha deciso di scommettere proprio su coloro che hanno più di 50 anni. Una fascia di popolazione importante peraltro, dato il volume: il 48,5% della popolazione italiana è di età compresa tra i 45 e gli 84 anni, e un quinto della popolazione europea ha 65 o più anni. Un target interessante anche in termini di spesa dato che a una maggiore maturità corrisponde spesso anche una affermazione professionale che va di pari passo con la capacità di spesa.


Intanto, altrove, su instagram il brand Saiebeauty, indi brand americano, ha fatto di Nanna, una signora di 99 anni (sì, 99 avete capito bene) il volto dei suoi prodotti. Per l’esattezza si tratta della prima modella al mondo di 99 anni. Se siete curiosi di scoprire la sua storia vi invitiamo a guardare questo video.


E se pensate che il fenomeno sia solo una trovata d’oltreoceano, vi state sbagliando; anche qui in Italia, sempre su Youtube, esiste una deliziosa signora non proprio ventenne, che ci parla di beauty e makeup. Il suo nome d’arte in rete è gattalunakimonoblu.


Nessuno, siamo certi, può dirsi veramente indifferente allo scorrere del tempo, alla fugacità dell’esistenza, alla consapevolezza di dover invecchiare e morire. Il sogno di rimanere, di restare giovani, belli, carichi di forze e desiderati è certo un’ambizione comune, ma l’uomo non può sottrarsi a questa legge che, in fin dei conti, è anche la nostra fortuna: sapere di invecchiare rende la giovinezza un dono e non un eterno presente. L’unico modo – irrealizzabile – per mantenersi giovani è, secondo Wilde, quello di vendere la propria anima, ma questa scelta, come abbiamo visto, non conduce ad un finale lieto.


Chissà cosa ne sarebbe oggi di Dorian Gray… farebbe la stessa scelta, oggi che, concedeteci il gioco di parole, potrebbe essere finalmente così…. Gray Proud?