Packaging

a cura della redazione di

NUTRA HORIZONS

Grazie alle etichette intelligenti, i consumatori potranno entrare in contatto diretto con i produttori alimentari, instaurando una ritrovata fiducia.


Il progetto Smart Tags lanciato da EIT Food sta attivamente lavorando al fianco di consumatori, produttori e rivenditori al dettaglio per sviluppare etichettate simili ai codici QR. Queste etichette “attive” consentiranno ai consumatori di ottenere rapidamente informazioni utili sugli alimenti e sulle bevande che consumano.

Le etichette intelligenti consentiranno ai consumatori e ai portatori di interessi di queste innovative industrie, di ottenere e scambiarsi informazioni, sia prima dell’acquisto che dopo l’acquisto, sui prodotti alimentari e sulle bevande acquistate; le informazioni accessibili saranno diversificate e potranno riguardare informazioni circa il packaging è rovinato, la freschezza dell’alimento, la temperatura all’interno del packaging, l’adeguatezza del prodotto rispetto al regime alimentare personale, l’origine, i potenziali allergeni, ricette e istruzioni per la conservazione.

Il sistema sviluppato consentirà anche ai produttori ed ai rivenditori di ridurre gli sprechi generati dal packaging, e potrebbe anche includere informazioni sull’ origine degli ingredienti e sulla shelf-life.

Il Dott.Giuseppe Nocella, Associate Professor presso la School of Agricolture, Policy and Development presso la University of Reading dichiara: “I consumatori vogliono saperne di più del cibo che acquistano e non solo prima di procedere all’acquisto ma anche dopo. Vogliono essere rassicurati circa la qualità, la sicurezza e la sostenibilità dell’alimento e delle bevande che consumano e sapere come possono riciclare e smaltire tali prodotti. Il progetto Smart Tag, dunque, mira ad un packaging innovativo che potrebbe essere adottato in diverse catene di approvvigionamento alimentare e delle bevande.

“Questi nuovi sistemi di comunicazione, che consentono ai consumatori di verificare in modo rapido e diretto la qualità e la sicurezza dei loro prodotti, possono essere visti come un fattore chiave per favorire la fiducia e costruire una supply chain più trasparente, dal produttore al consumatore”.

Ricerche in corso con consumatori e portatori di interessi dell’industria alimentare in diversi paesi Europei, forniranno una mappa sul “sentimento” dei diversi attori verso queste smart tag. Il risultato sarà reso noto nel corso del 2021 sui canali EIT, su canali istituzionali e su pubblicazioni scientifiche.

Il progetto Smart Tag è coordinato dal VTT Technical Research Centre of Finland, ma il consorzio consta di partner di ricerca e sviluppatori attivi nell’industria alimentare e delle tecnologie in tutta Europa. Fra i partner menzioniamo: University of Reading (UK), University of Warsaw (Polonia), KU Leuven (Belgio), Matis (Islanda), AZTI (Spagna), DouxMatok (Israele) e Maspex Group (Polonia). Il Progetto Smart Tag è supportato da EIT Food, ente dell’Unione Europea.

Le nuove soluzioni e i servizi che utilizzano la tecnologia Smart Tag saranno realizzati con i consumatori e i portatori di interessi di tutti i paesi partecipanti. Il progetto Smart tag avrà luogo nel corso del 2021 e potrà essere seguito sulla relativa pagina web e sull’account Twitter.

L’Independent ha recentemente pubblicato i risultati di uno studio relativo alla sostituzione degli imballaggi di plastica. Gli orientamenti della grande distribuzione nel Regno Unito non sembrano differire da quello che avviene in Italia. Riteniamo quindi utile richiamare alcuni contenuti dell’articolo che possono favorire una riflessione sulle misure da prendere in favore della tutela dell’ambiente.


Alcune alternative agli imballaggi di plastica sono meno sostenibili


Lo studio sostiene che i supermercati e i giganti della distribuzione alimentare, che abbandonano gli imballaggi di plastica, stanno adottano materiali e soluzioni più dannosi per l’ambiente.

Sotto la pressione del pubblico, che ormai considera la plastica la responsabile numero uno dell’inquinamento, le aziende stanno introducendo contenitori di cartone rivestiti con materiali non riciclabili e sacchetti che creano emissioni di gas serra “molto più elevate”.

Secondo i ricercatori i nuovi articoli, come le posate compostabili o in legno, potrebbero avere conseguenze ambientali potenzialmente maggiori, comprese emissioni di carbonio più elevate, rispetto alla plastica.

Green Alliance (l’ente indipendente dedicato alle problematiche ambientali) ha intervistato addetti ai lavori di cinque supermercati del Regno Unito e sette grandi aziende che producono generi alimentari e prodotti per l’igiene e la persona, giungendo alla conclusione che sta emergendo un approccio disarticolato e potenzialmente controproducente per risolvere l’inquinamento da plastica.

Uno dei supermercati intervistati ha riferito che le lamentele dei clienti sulla plastica erano state “feroci”, sostenendo che la plastica “è malvagia, indipendentemente dagli aspetti positivi sullo spreco di cibo e altri pregi. “Solo nell’ultimo anno abbiamo registrato un aumento dell’800% delle richieste anti plastica da parte dei clienti.”


Le soluzioni prese sotto la pressione dell’opinione pubblica possono essere controproducenti


Green Alliance valuta “una tendenza preoccupante” la sostituzione, da parte di alcuni supermercati dei sacchetti di plastica monouso per prodotti sfusi e prodotti da forno con sacchetti di carta monouso, “che spesso sono inutili quanto le loro controparti in plastica e  possono avere impatti di carbonio molto più elevati, sebbene ciò dipenda dalle fonti dei materiali e dalle specifiche del prodotto”.

Le decisioni di abbandonare la plastica sono state spesso prese senza considerare l’impatto ambientale dei materiali sostitutivi o se esistessero infrastrutture adeguate per la raccolta e il trattamento. I consumatori fanno una grande confusione sul significato di bio-based, biodegradabile e compostabile. Alcune aziende che avevano adottato la plastica compostabile hanno riportato che non si è degradata come previsto. Da parte di molti addetti ai lavori si ritiene che il Governo dovrebbe avere un ruolo più importante nel definire l’utilizzo della plastica e il riciclo fissando degli standard per i vari settori.

Le cannucce in fibra di legno e le cannucce di carta sono rivestite con materiali non riciclabili, mentre i sacchetti dichiarati compostabili o a base biologica danneggeranno i flussi della plastica se inseriti erroneamente nel riciclaggio, proprio come i normali sacchetti di plastica danneggeranno il riciclaggio di altri materiali.Andrew Opie, del British Retail Consortium, ha dichiarato: “Tutti i rivenditori responsabili concordano sul fatto che il cambiamento climatico deve essere al centro della loro attività, sia che si tratti di approvvigionamento di prodotti o di cambiare l’imballaggio.


“La plastica rimane il materiale più efficace in molte circostanze, ad esempio i cetrioli avvolti nella plastica durano 14 giorni in più, riducendo lo spreco di cibo.”Una strategia coerente per i rifiuti e le risorse è quella che dà la priorità alla riduzione dell’impatto ambientale dei prodotti che acquistiamo, non semplicemente alla riduzione dell’uso di plastica”.


Esperti e anche ambientalisti inglesi concordano che la guerra dichiarata alla plastica all’insegna di “plastic free” non è la soluzione contro l’inquinamento ambientale e può portare a risultati opposti all’obiettivo. Che è esattamente ciò che sostiene da tempo Unionplast. La sostenibilità dei materiali va valutata su basi scientifiche e non sotto la pressione dell’opinione pubblica o di gruppi di interesse e molte alternative alla plastica vissute come “green” non sono tali alla prova dei fatti.

Le etichette intelligenti e attive potrebbero rivoluzionare la comunicazione alimentare* 

Dalle associazioni: UNIONPLAST   
Nella guerra contro la plastica i supermercati adottano imballaggi più dannosi  

*Testo tradotto da Sara Corigliano / TKS Publisher

*Articolo ripreso da raccoltalagiusta.it/

Per saperne di più...

PDF Plastic promises