PROTEGGERE

LE ARTICOLAZIONI

SENZA RINUNCIARE

ALLA PERFORMANCE

SPORTIVA

NUTRIZIONE 

Nel giro di una decina d’anni, il mercato globale dei condroprotettori è cresciuto di oltre il 60% e per i prossimi anni è previsto un trend analogo. La grande attenzione che queste molecole suscitano nel consumatore ha incentivato la pianificazione di nuovi studi sperimentali e lo sviluppo di formulazioni sempre più efficaci.

Nel contesto attuale è possibile evidenziare due aspetti interessanti, che legittimano i cospicui investimenti nel settore. Da un lato il costante incremento dell’età media della popolazione, dall’altro la diffusa abitudine all’esercizio sportivo, spesso anche agonistico, da parte di persone anagraficamente considerate non più giovani.

Oltre all’approccio farmacologico, che si rende necessario nella patologia articolare grave o avanzata, si osserva la chiara tendenza alla focalizzazione sulla prevenzione e sul rallentamento della progressione delle lesioni. Un quadro che aumenta la richiesta di consulenze per la predisposizione di programmi alimentari e piani di supplementazione personalizzati sulle esigenze individuali.

La più frequente fra le malattie degenerative dell’articolazione è l’osteoartrosi. Pur esprimendo incidenza massima nell’età avanzata, questa patologia può interessare anche soggetti giovani con un passato di sovraccarico sportivo alle spalle.

    PROTEZIONE E MOVIMENTO 

    L’infiammazione protratta dell’articolazione, che degenera nell’erosione della cartilagine caratteristica della malattia, in realtà non è limitata a questa struttura anatomica.

    Si tratta, infatti, di un processo che coinvolge anche l’osso subcondrale, la membrana sinoviale, i legamenti e i muscoli peri-articolari. Un problema più esteso di quanto comunemente ritenuto e che, secondo le stime, interessa, solo nel nostro Paese, 4 milioni di persone.

    Dal punto di vista della medicina sportiva, l’osteoartrosi limita fortemente l’attività fisica delle persone al di sopra dei 40 anni, principalmente a causa della penalizzazione della capacità di movimento che comporta. Il fattore inabilitante è il dolore, che rappresenta anche il sintomo più frequente.

    Il dolore è di solito concentrato a livello delle principali articolazioni degli arti inferiori: nello sportivo il ginocchio è di gran lunga il distretto più colpito. Si tratta, inoltre, di una manifestazione sensibile al sovraccarico funzionale e al moto.

    L’approccio farmacologico con antinfiammatori quali il paracetamolo (che rappresenta il composto di prima scelta), i FANS (sostituiti dai COXIB nei soggetti per i quali queste molecole sono controindicate) ed i corticosteroidi viene riservato alle forme medio-gravi e avanzate. Per gli effetti collaterali cui questi farmaci sono associati, si cerca di ritardarne la prescrizione, ricorrendo a strumenti alternativi.

    Fra questi, la viscosupplementazione con acido ialuronico e la condroprotezione. Quest’ultima, che si è mostrata in grado di rallentare la progressione della malattia e stimolare i processi riparativi dei tessuti coinvolti, viene realizzata impiegando composti quali la glucosammina (come solfato o cloridrato), il condroitin solfato e la S-adenosil-metionina.

    COS’È L’OSTEOARTROSI

    MONICA TORRIANI

    Consulente scientifica | Italia

    Bio...

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    Ad oggi, le sostanze più studiate ed utilizzate in questo ambito sono due componenti costitutivi essenziali della cartilagine articolare: la glucosammina solfato e il condroitin solfato. Vengono identificati con l’acronimo SYSADOA (SYmptomatic Slow Acting Drugs for OsteoArthritis) e producono, come la sigla stessa suggerisce, un’azione lenta ma che persiste nel tempo anche dopo la sospensione del trattamento.

    La glucosammina solfato è un amminosaccaride fondamentale per la sintesi dei proteoglicani, costituenti fondamentali della matrice extracellulare della cartilagine. Si tratta di una molecola in grado di stimolare il metabolismo dei condrociti e ridurre l'infiammazione.

    Diversa la funzione del condroitin solfato. In virtù delle sue caratteristiche di spiccata idrofilia, in ambiente acquoso forma un gel che attribuisce alla cartilagine resistenza meccanica alla compressione. Per le proprietà idratanti, contribuisce al mantenimento dell’elasticità della cartilagine e all’inibizione della sua degradazione.

    Mentre le due molecole endogene hanno una funzione definita, il loro comportamento nel corso della supplementazione non è stato altrettanto chiarito.

    I CONDROPROTETTORI PIÙ USATI    

    L’osteoartrosi è e rimane una malattia degenerativa a carattere progressivo: qual è, dunque, il ruolo della condroprotezione nel suo decorso?

    A livello sperimentale la glucosammina solfato ha mostrato una netta superiorità rispetto al placebo nell’attenuazione del dolore e della rigidità articolare.

    Dal punto di vista dell’azione di riduzione del restringimento dello spazio articolare, valutata con indagine ecografica, i risultati sono tuttavia discordanti.

    In base ad alcune ricerche la somministrazione di glucosammina determinerebbe un effetto protettivo. Un risultato identificabile con il riscontro di una riduzione non significativa dello spazio articolare del ginocchio nei pazienti trattati contro una perdita statisticamente significativa nei pazienti a cui era stato somministrato il placebo.

    Viceversa, nel contesto di una celebre review pubblicata sul British Medical Journal nel 2010, non viene evidenziato alcun effetto clinico rilevante.

    L’ottenimento di dati discordanti sull’effettiva azione di glucosammina solfato e condroitin solfato sulla perdita di cartilagine articolare, ossia l’azione condroprotettrice vera e propria, rende necessari ulteriori studi

    Sono anche auspicabili approfondimenti che chiariscano il potenziale di efficacia dei derivati della curcuma sulla prevenzione della lesione articolare.

    Dal punto di vista della safety questi prodotti sono generalmente ben tollerati.

    GLUCOSAMMINA E CONDROITIN SOLFATO: EFFICACIA E SICUREZZA   

    L'integrazione orale con glucosammina e condroitina sottoforma di solfati sfrutta le caratteristiche farmacocinetiche di questi due composti. Se, da un lato, non brillano per livelli di biodisponibilità, dall’altro garantiscono un buon assorbimento intestinale e una distribuzione che si verifica prevalentemente a livello articolare.

    Complessivamente, la condroprotezione deve essere considerata nei pazienti con gonartrosi meno avanzata e dolore di lieve entità, per ritardare l’inizio della terapia farmacologica.

    Questo approccio si è rivelato particolarmente efficace come strategia preventiva e curativa in campo sportivo nelle cosiddette sindromi da overuse, connesse al sovraccarico funzionale. L’efficacia in termini di prevenzione aumenta proporzionalmente alla precocità dell'intervento, soprattutto negli atleti over 35.

    La supplementazione con condroitina e glucosammina è correlata a risultati soddisfacenti in associazione al controllo del peso e al mantenimento di buoni parametri metabolici e di rischio cardiovascolare.

    Per individuare tempestivamente i casi che potrebbero evolvere verso l’osteoartrosi, è tuttavia necessario migliorare la capacità diagnostica, oggi basata perlopiù sull’osservazione clinica e sull’esecuzione della radiografia convenzionale. A questo scopo la ricerca si sta concentrando sull’individuazione di biomarker specifici della malattia.

    Inoltre, vale la pena sottolineare un punto centrale nella prevenzione dell’insorgenza della patologia conclamata e del rallentamento della sua progressione. Entrambi questi aspetti sono infatti legati all’alterata e non corretta distribuzione del carico sulla superficie articolare. Nell’ottica di una condroprotezione multidisciplinare, l’attività sportiva deve quindi essere progettata secondo criteri di distribuzione equilibrata del carico sulle articolazioni.

    MEDICINA SPORTIVA E SUPPLEMENTAZIONE CON CONDROPROTETTORI 

    Il ricorso alla nutraceutica per la condroprotezione non si limita alla prevenzione della malattia o del suo peggioramento, ma si estende al perfezionamento della pratica sportiva e al potenziamento della performance. Su questo specifico ambito e sul miglioramento della resilienza allo stress si focalizza l’interesse della medicina sportiva.

    Per ottenere questi obiettivi l’atleta affianca all’assunzione di integratori specifici un piano alimentare adeguato, studiato per rispondere alle sue esigenze metaboliche, e un allenamento calibrato.

    Uno studio interessante pubblicato nel 2017 sulla rivista Research in Sport Medicine è stato disegnato e realizzato allo scopo di quantificare l’effetto di una supplementazione di glucosammina durata 4 settimane (vs placebo) sulla capacità funzionale e sul grado di intensità del dolore in un gruppo di 106 atleti maschi dopo una lesione acuta del ginocchio.

    I parametri individuati come indicativi per valutare l’efficacia dell’intervento sono stati:

    • la flessibilità alla flessione e all’estensione passiva del ginocchio nell’arto danneggiato (valutata mediante l’uso di un goniometro modificato)
    • il grado di gonfiore locale rispetto all’arto sano
    • l’intensità del dolore sia a riposo che durante la deambulazione (misurata usando una scala analogica visiva).

    I dati sono stati raccolti all’inizio del trial e ai giorni 7, 14, 21 e 28.

    Mentre non sono stati osservati scostamenti interessanti rispetto al gruppo che ha ricevuto placebo per quanto riguarda l’intensità del dolore e il gonfiore, il gruppo trattato con la glucosammina ha mostrato un significativo miglioramento nella capacità di flettere ed estendere l’articolazione.

    Anche dal punto di vista della Medicina dello Sport, come per l’osteoartrite, sono auspicabili ulteriori approfondimenti in sede sperimentale.

    NUTRACEUTICA E RESILIENZA AGLI STRESSOR NELLO SPORTIVO