PREVENZIONE E SALUTE ARTICOLARE: IL SUPPORTO NUTRIZIONALE

DEGLI INTEGRATORI ALIMENTARI

A BASE DI COLLAGENE

Se l’augurio di una lunga vita è un ottimo auspicio, la possibilità di invecchiare in salute non è una garanzia. In molti individui viene riscontrata, infatti, una discrepanza tra età cronologica e biologica. Quest’ultima può essere stimata attraverso misure fisiologiche standardizzate, test funzionali e con l’ausilio delle tecnologie omiche che analizzano il processo di invecchiamento fisiopatologico individuale, indipendentemente dall’età anagrafica.

Sebbene a livello globale l’aspettativa media di vita di un neonato sia aumentata di circa 6 anni nell’ultimo ventennio (1), si è parallelamente assistito a un aumento degli anni di vita persi a causa della disabilità (DALY, Disability Adjusted Life Year) e dei tassi di mortalità associati a malattie non trasmissibili proprio a causa dell’invecchiamento della popolazione mondiale, oltre che del suo incremento (2).

La ricerca scientifica continua a produrre un’enorme mole di dati studiando i processi alla base dell’invecchiamento per tentare di contrastarne l’esito nefasto a favore, invece, di una maggiore e migliore longevità. Nell’ultimo decennio, in particolare, sono stati studiati i diversi meccanismi genetici, molecolari e cellulari collegati ai processi di invecchiamento e definiti come degli indici o “hallmarks” di invecchiamento tra loro interdipendenti (3).

A valle di questi meccanismi ci sono segni e sintomi che, per esempio a livello del sistema muscolo-scheletrico, si possono manifestare inizialmente con:

  • riduzione della densità ossea;
  • assottigliamento della cartilagine che riveste le articolazioni;
  • perdita di elasticità dei legamenti e dei tendini;
  • riduzione della massa e della forza muscolare.

In particolare, alterazioni patologiche a livello dei tessuti convolti nelle articolazioni, ovvero cartilagine, osso subcondrale, legamenti, menischi, capsula e membrana sinoviale caratterizzano la patologia osteoartritica.

    UNA POPOLAZIONE CHE INVECCHIA

    L’osteoartrite (OA) è il tipo più comune di artrite e le lesioni possono manifestarsi in tutti i tessuti coinvolti nell’articolazione sinoviale (4).

    I sintomi sono principalmente a carico di ginocchia, anca, mano e vertebre e, generalmente, si manifestano con dolore e perdita funzionale e, di conseguenza, con il peggioramento della qualità di vita. Fattori di rischio per lo sviluppo di OA sono età, genere femminile, obesità, anatomia, debolezza muscolare, traumi. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), al 2019 la prevalenza dell’OA si attesta sul 9,6% degli uomini e il 18,0% delle donne con più di 60 anni (5).

    Generalmente, si ritiene che l’OA non sia conseguenza diretta dell’infiammazione, come nel caso delle artriti infiammatorie, quanto piuttosto di danni biomeccanici che gradualmente provocano l’assottigliamento della cartilagine articolare. L’OA è pertanto considerata una lesione da "usura", dovuta ad anni di movimento o a lesioni ripetute. Infatti, per la diagnosi clinica di OA un elemento discriminante è un’età del paziente maggiore di 45 anni. Inoltre, durante l’invecchiamento si assiste a un decremento della funzione dei condrociti e della loro sensibilità ai segnali regolatori per cui diminuisce anche la capacità di queste cellule di mantenere e riparare la cartilagine, che pertanto si danneggia.

    Diverse evidenze supportano, comunque, il ruolo cruciale dell’infiammazione di basso grado a livello sinoviale (sinovite) alla base della manifestazione radiologica e dolorosa dell’OA e quindi come indice di progressione della patologia. Esiste infatti un legame diretto tra meccanismi infiammatori e l’effetto di traumi, sovraccarico articolare e obesità sull’aumento dell’incidenza di OA. Inoltre, l’aumentare dell’età si associa ad infiammazione cronica di basso grado e, parallelamente, a disfunzione mitocondriale, con aumentata produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS), oltre che all’accumulo di cellule senescenti a livello sinoviale. La perdita di funzionalità mitocondriale e la senescenza cellulare sono due degli hallmarks of ageing precedentemente citati (3). Tant’è che per il trattamento dell’OA sono in fase di sperimentazione molecole ad azione senolitica, come la fisetina, un flavanolo presente in alcuni frutti (6).

    L’OSTEOARTRITE

    SILVIA BARACCHINI

    Unifarco S.p.A. | Italia

    Bio...

    POSSIBILI STRATEGIE D’INTERVENTO IN CASO DI OA E PREVENZIONE

    L'OA è una patologia progressiva senza cura definitiva la cui gestione dovrebbe essere personalizzata e mirare a limitare il dolore e migliorare la funzione, eventualmente attraverso la somministrazione combinata di trattamenti non farmacologici e farmacologici (7).

    I trattamenti non farmacologici includono anche esercizi specifici, attività fisica e dimagrimento. Infatti, la convinzione diffusa che sia necessario limitare i livelli di attività fisica dopo diagnosi di OA è sbagliata: muscoli forti stabilizzano e proteggono le articolazioni. L'esercizio assicura che la cartilagine articolare avascolarizzata riceva le sostanze nutritive. L'attività fisica in acqua, ad esempio, è utile poiché si svolge in condizioni di ridotto carico articolare. Sono inoltre consigliati tai chi, yoga, esercizi di equilibrio. Al contrario l’immobilizzazione o una riduzione marcata del carico a livello articolare compromette l’equilibrio tra sintesi e degradazione delle componenti strutturali dell’articolazione. Inoltre, la perdita di peso, favorita dallo svolgimento di attività fisica e dal mantenimento della massa muscolare, riduce lo stress da carico (4).

    Va comunque evidenziato che l’OA non è una componente inevitabile dell’invecchiamento. È possibile fare prevenzione, fin dalla giovane età, riducendo il peso corporeo se obesi/sovrappeso, perseguendo uno stile di vita attivo, svolgendo esercizi mirati al mantenimento della salute articolare e gestendo correttamente il recupero post-infortunio. Una dieta sana e bilanciata, oltre a favorire il controllo del peso, fornisce all’organismo i nutrienti necessari a supportare la funzionalità articolare e permette inoltre di mantenere un microbiota in eubiosi, contrastando così gli effetti pro- infiammatori sistemici indotti dalla disbiosi (68).

    INTEGRAZIONE ALIMENTARE DI COLLAGENE PER IL BENESSERE ARTICOLARE 

    Diversi studi in vitro e clinici hanno dimostrato l’efficacia dell’assunzione di supplementi a base di collagene in soggetti con OA.

    Il collagene è una proteina strutturale presente in differenti tessuti connettivi, come pelle, cartilagini, cornea, ossa, vasi sanguigni, intestino e dischi intervertebrali. È costituito da un insieme di 3 catene polipeptidiche intrecciate tra loro a formare l’unità base del collagene, il tropo-collagene, che a sua volta si articola in strutture più complesse dette fibre. Esistono 16 diverse tipologie di collagene: tra le più abbondanti, il tipo 1 si ritrova nella pelle, nelle ossa, nei tendini e a livello della cornea e il tipo 2 è presente principalmente nelle cartilagini (9, 10).

    Il collagene idrolizzato (CH) (11) deriva principalmente dalla pelle e dalle ossa di bovini e suini, sottoposto a trattamento enzimatico o chimico. È costituito da peptidi solubili in acqua, caratterizzati da vari pesi molecolari e ricchi degli amminoacidi caratteristici del collagene, specialmente glicina, L-prolina e L-idrossiprolina.

    Il meccanismo della possibile attività antiartritica del collagene idrolizzato è ancora oggetto di speculazione.

    Alcuni lavori suggeriscono che gli amminoacidi del collagene idrolizzato contribuiscano alla sintesi di nuovo collagene e nuova cartilagine nelle articolazioni. Un altro possibile meccanismo, supportato da evidenze in vitro e in vivo (12, 13), è legato alla presenza nel collagene idrolizzato di alcuni oligopeptidi, che assunti tal quali, eserciterebbero un effetto di stimolo alla sintesi di collagene. La loro azione sistemica sarebbe possibile poichè, la L-prolina e la L-idrossiprolina, di cui sono ricchi questi peptidi, formano legami con altri amminoacidi rendendoli significativamente più resistenti all’idrolisi enzimatica intestinale (11) per cui, dopo ingestione, si accumulano a livello della cartilagine ialina, riducendo sviluppo e progressione del danno cartilagineo (14).

    La supplementazione per 12 settimane con 5 g al giorno di CH ha determinato una riduzione nell’intensità del dolore al ginocchio sia in giovani atleti con pregressi problemi funzionali all’articolazione, per cui hanno ridotto il consumo di trattamenti per il dolore, sia in soggetti sani e fisicamente attivi (15, 16).

    Il collagene di tipo II non denaturato (o nativo) (11) è la forma di collagene più comune che si trova nella cartilagine ialina delle articolazioni sinoviali, nello sterno e nel tratto respiratorio.

    Alcuni lavori indicano che il collagene di pollo di tipo II possa essere utile nell’artrite reumatoide attraverso il meccanismo della tolleranza orale. Ovvero, dopo ingestione di una particolare proteina il nostro sistema immunitario sviluppa una risposta adattativa verso la stessa per evitare reazioni allergiche. La supplementazione con collagene di pollo di tipo II nativo, poiché possiede alcune regioni antigeniche simili a quelle del collagene umano, sembrerebbe quindi indurre tolleranza immunitaria verso la molecola eterologa e parallelamente anche nei confronti del collagene autologo, contro cui è invece reattivo il sistema immunitario in caso di patologia autoimmune. A livello intestinale le molecole di collagene stimolerebbero quindi il sistema immunitario, con conseguente modulazione dell’infiammazione sistemica e della sintesi di componenti della matrice cellulare da parte dei condrociti (17, 18, 19).

    Studi clinici hanno dimostrato la riduzione del discomfort articolare in pazienti con OA supplementati con 40 mg al giorno di collagene di pollo tipo II nativo per almeno 90 giorni (18, 20). Tale supplementazione ha dimostrato effetti benefici anche in individui sani, in particolare, miglioramento della funzionalità articolare a seguito di attività fisica intensa e del discomfort e dolore al ginocchio, dopo i tre mesi di trattamento (19).

    I processi fisiopatologici legati all’invecchiamento rappresentano importanti fattori di rischio per molte malattie croniche e disabilità. L’OA dovuta a danni alla cartilagine e ai tessuti circostanti diventa molto comune con l’avanzare dell’età. Trattando l’invecchiamento, ovvero le sue cause, quelle alterazioni dei “micro-ingranaggi” che vanno analizzate a livello di singola cellula, prima ancora dello sviluppo delle problematiche ad esso correlate, potremmo rimanere sani più a lungo. Uno stile di vita sano, in termini di alimentazione bilanciata e svolgimento di attività fisica regolare è il pilastro su cui innestare un fisiologico invecchiamento e il collagene è un nutriente specifico per la salute e l’efficienza articolare.

    CONCLUSIONI

    Riferimenti bibliografici

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    SALUTE & INVECCHIAMENTO