HEALTHY AGEING: L’ARTE DI INVECCHIARE IN SALUTE

Scrive Cicerone nel suo "Cato Maior de senectute" (scritto nel 44 a.C.): “Tutti desiderano raggiungere la vecchiaia, ma, una volta raggiunta, la investono di accuse”.

Sono trascorsi i secoli e le cose non sono poi molto cambiate: tutti desiderano invecchiare, ma nessuno vuole diventare vecchio. In altre parole, desideriamo vivere a lungo, ma solo se possiamo farlo in salute.

Con una sorta di pregiudizio ancora difficile da eradicare, associamo l’immagine della vecchiaia a quella della malattia. Eppure, se ci guardiamo intorno, non mancano esempi di anziani in salute: qual è il loro segreto? Qual è il discrimine per invecchiare bene?


L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce l’invecchiamento in salute (healthy ageing) come il processo di sviluppo e mantenimento di quelle abilità funzionali che permettono di vivere bene anche in età avanzata (1) – e che comprendono la capacità di soddisfare i propri bisogni primari, di apprendere cose nuove, di prendere decisioni, di muoversi in modo autonomo, di costruire e mantenere relazioni, di contribuire attivamente allo sviluppo della società.

Uno stile di vita equilibrato, un’alimentazione sana, l’esercizio fisico, la possibilità di accedere facilmente a farmaci e terapie, il contesto sociale stimolante sono tutte componenti che concorrono a costruire una solida base per vivere bene, a lungo e in salute.


Secondo recenti stime dell’OMS, nel 2050 ci saranno, in tutto il mondo, 2,1 miliardi di adulti oltre i 60 anni, con un aumento stimato del 22% rispetto al miliardo del 2020; d’altro canto, il numero di persone con più di 80 anni potrebbe triplicare entro il 2050, raggiungendo i 426 milioni (2). Eppure, l’aumento dell’aspettativa di vita non sembra andare di pari passo con la qualità della vita stessa: i progressi in campo medico-scientifico hanno reso trattabili molte patologie che un tempo avevano esito fatale, ma una malattia cronica o cronico-degenerativa, seppur controllabile, può compromettere pesantemente la vita delle persone anziane e quella di chi se ne prende cura, con ricadute sociali importanti anche in termini di costi sanitari (3).


Sulla scia di queste considerazioni si inserisce l’iniziativa della stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha dato il via, nel 2020, al Decennio dell’invecchiamento in salute (4), al fine di portare l’attenzione di governi, mondo della ricerca, associazionismo, settore pubblico e privato, mezzi di comunicazione e società sulla sfida relativa all’invecchiamento della popolazione, sulla necessità di salvaguardare il diritto alla salute ad ogni età e sulle misure da attuare per migliorare la vita degli anziani, delle loro famiglie e delle comunità in cui essi vivono.

KEFIR: LA MANNA DAL CIELO?

Gli Italiani sono i più longevi tra i Paesi europei. In Italia la speranza di vita a 65 anni è più lunga di un anno rispetto alla media europea, sia per gli uomini (18,9 anni in Italia rispetto ai 17,9 della media Europea) che per le donne (22,2 anni contro i 21,2). Eppure, nemmeno in Italia questa longevità – al netto di limitate eccezioni – si muove di pari passo con la qualità della vita, anzi: negli altri Stati europei a 65 anni l’aspettativa di vita in salute è di 9,4 anni, sia per le donne che per gli uomini, mentre in Italia è di 7,8 anni per gli uomini e di 7,4 per le donne. In Italia, cioè, si vive più a lungo ma con uno stato di salute più precario rispetto a quello dei coetanei Europei (5).

LA SITUAZIONE IN ITALIA

SONJA BELLOMI

Fondazione ITS Biotecnologie e Nuove Scienze della Vita Piemonte | Italia

Bio...

IL RUOLO DI ALIMENTAZIONE E STILE DI VITA

Che lo stile di vita influenzi la salute è ormai un fatto assodato – e, nella fattispecie, le abitudini alimentari rappresentano uno di quei fattori correlati allo stile di vita su cui si può intervenire attivamente per prevenire molte delle malattie legate all’età e preservare un buono stato di salute generale durante l’invecchiamento (6,7).


La stessa OMS, laddove definisce i passi da compiere per una longevità sana, si focalizza essenzialmente su due punti imprescindibili: la dieta e l’attività fisica. La soluzione migliore per invecchiare in buona salute non è rappresentata, dunque, dalla cura delle malattie, ma dall’adozione di uno stile di vita corretto in grado di prevenirne l’insorgenza (8).


La scarsa attenzione alle abitudini di vita e i comportamenti alimentari scorretti hanno portato, nel mondo occidentale, a un paradosso non più ignorabile: laddove non sussisterebbero problemi di approvvigionamento del cibo, si assiste a un crescente fenomeno di malnutrizione, intesa non come mancanza di alimenti, ma come introito eccessivo (sovranutrizione) e sbilanciato, associato alla carenza dei nutrienti essenziali – e ciò costituisce inevitabilmente un viatico per lo sviluppo di patologie metaboliche croniche in età avanzata (9).

La malnutrizione intesa, invece, come carenza di nutrienti rappresenta d’altro canto un serio rischio proprio con l’avanzare dell’età, allorquando si manifesti come conseguenza di problemi economici, di ridotta autonomia fisica (con difficoltà sia nell’approvvigionamento di cibo che nella capacità di cucinarlo), di ridotta salute e compromissione delle funzionalità digestive o masticatorie (10).


Cosa fare dunque? Quali scelte alimentari possono aumentare le probabilità di vivere a lungo e in salute?

Sappiamo che vitamine e minerali sono nutrienti essenziali per tutte le reazioni metaboliche che avvengono all’interno dell’organismo; gli acidi grassi polinsaturi (PUFA) sono fondamentali per la funzionalità cardiovascolare e cerebrale, così come le fibre lo sono per il mantenimento di un microbiota sano, a sua volta indispensabile per un efficiente sistema immunitario (11); polifenoli e altri ossidanti, infine, rivestono un ruolo primario nella protezione da infiammazione e stress ossidativo, a loro volta implicati nell’insorgenza di patologie croniche e nell’invecchiamento precoce (12).


Ebbene, questi nutrienti, che – studiati singolarmente - hanno mostrato benefici per la prevenzione di patologie croniche e per l’invecchiamento in salute, si ritrovano in perfetto equilibrio e sinergia all’interno di uno dei sistemi alimentari tra i più salutari al mondo, la Dieta Mediterranea (6,13). Basata su un consumo ridotto di proteine animali, grassi e zuccheri, a favore del consumo di cereali integrali e legumi, frutta fresca e secca, verdura, pesce, olio di oliva ed erbe aromatiche, la Dieta Mediterranea si è rivelata uno dei modelli alimentari più efficaci per migliorare la qualità della vita, in tutte le sue fasi.

DIETA MEDITERRANEA: UN ALLEATO PREZIOSO PER INVECCHIARE IN SALUTE

In che termini la Dieta Mediterranea può influire positivamente sul fisiologico processo di invecchiamento cui va incontro ogni individuo? Qui di seguito verranno riportati alcuni tra i risultati più interessanti e promettenti, ottenuti dalle più recenti ricerche scientifiche.


Prevenzione della perdita di massa muscolare (in gergo, sarcopenia) e ossea: si tratta di condizioni sovente associate all’invecchiamento, che spesso conducono a disabilità fisica, ridotta capacità di movimento e aumento del rischio di fratture. Ferma restando l’importanza dell’attività fisica nel mantenere muscoli e ossa in salute, anche in età avanzata, numerose ricerche hanno evidenziato un probabile ruolo protettivo da parte della Dieta Mediterranea (14,15): le proprietà muscolo-protettive di tale dieta sembrerebbero collegate al contenuto equilibrato di vitamine (vitamina E, C e carotenoidi) e di molecole antiossidanti, che ridurrebbero i danni da radicali liberi e contribuirebbero a preservare la salute muscolare; fibre, acidi grassi polinsaturi (PUFA) e polifenoli, dal canto proprio, ridurrebbero l’infiammazione – a sua volta responsabile di fenomeni degenerativi a carico del muscolo, con perdita della componente proteica e rallentamento dei processi rigenerativi (16). Correlazioni altrettanto positive riguardano l’aderenza alla Dieta Mediterranea e la minor perdita di densità ossea, con conseguente minor rischio di frattura, specie nelle categorie più fragili, come le donne in post-menopausa (17,18,19).


Prevenzione delle malattie cardiovascolari: l’elevata aderenza alla Dieta Mediterranea ha dimostrato effetto protettivo nei confronti di tutti quegli squilibri alla base dell’insorgenza di patologie cardiovascolari, tra cui pressione arteriosa elevata, alterazioni del profilo lipidico (colesterolo e trigliceridi), livelli elevati di insulina, stress ossidativo e infiammazione (13, 20). Per citare un esempio, lo studio PREDIMED (Prevenzione con la Dieta Mediterranea) - uno studio clinico multicentrico condotto su larga scala per valutare l’efficacia di tale modello alimentare nella prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari su persone ad elevato rischio - ha evidenziato come la Dieta Mediterranea riduca l’incidenza dei principali eventi cardiovascolari in misura significativamente maggiore rispetto a chi segue una dieta a basso contenuto di grassi (21).


Prevenzione del declino cognitivo: Il declino cognitivo è una condizione caratterizzata da un progressivo deterioramento di capacità quali memoria, apprendimento, orientamento, linguaggio, comprensione e giudizio, che colpisce in maniera crescente la popolazione anziana, con pesanti ripercussioni sulla vita di chi ne soffre e dei familiari. L’effetto dei nutrienti sulle funzioni cognitive è materia estremamente complessa, ma numerose evidenze suggeriscono che la Dieta Mediterranea possa avere un impatto positivo sul rallentamento del declino cognitivo (con riduzione fino al 72% del rischio di sviluppare demenza senile) e sul mantenimento di una buona salute mentale (13,21). Oltre il già citato studio PREDIMED, una revisione sistematica condotta nel 2021 su 19 studi trasversali, per un totale di 19.734 anziani, senza segni di disabilità o demenza, ha evidenziato come un’elevata adesione alla Dieta Mediterranea sia associata a migliori capacità cognitive e di memoria (8,22). Risultati altrettanto positivi sono stati ottenuti dai ricercatori dell’Università di Exter (UK), in uno studio tra i più completi sull’argomento: l’adesione al modello mediterraneo si è tradotta in una diminuzione significativa del rischio di sviluppare demenza, indipendentemente dalla componente genetica (23).

Lo stesso discorso vale per la depressione, una condizione comune in età avanzata, che comporta ricadute pesanti in termini di peggioramento della qualità della vita, fragilità, declino cognitivo e aumento del rischio di mortalità. Ebbene, una metanalisi pubblicata nel 2019 ha evidenziato un’associazione molto forte tra l’aderenza alla Dieta Mediterranea e la diminuzione del rischio di sviluppare depressione (24).


Mantenimento del desiderio sessuale: nonostante una parte dell’opinione pubblica si dimostri sorpresa dal concetto del restare sessualmente attivi in età avanzata e non lo consideri così importante, la realtà è che non si è mai troppo vecchi per godere di una vita sessuale sana e soddisfacente - commisurata con le caratteristiche dell’età in cui la si vive, certo, ma non per questo meno appagante. Le persone anziane, come molti adulti, possono manifestare disfunzioni sessuali dovute a paura, senso di inadeguatezza, stanchezza, dolori fisici o disabilità, calo del desiderio sessuale.

Ebbene, anche in questo ambito i risultati della ricerca sono i medesimi: la maggior aderenza alla Dieta Mediterranea corrisponde a un miglioramento delle performance sessuali, anche in età avanzata, senza distinzione di genere (25,26).


Mantenimento della funzionalità immunitaria: l’immunosenescenza è una degenerazione progressiva del sistema immunitario, che si verifica con l'avanzare dell'età e che può portare a un maggior rischio di ammalarsi - insieme ad altri fattori predisponenti come l’infiammazione cronica, la ridotta risposta ai vaccini, il cambiamento di composizione del microbiota intestinale. Numerose evidenze scientifiche hanno messo in luce un impatto favorevole della Dieta Mediterranea nei confronti dell’efficienza immunitaria: l’effetto è probabilmente dovuto alla ricchezza di vitamine, sali minerali, prebiotici e acidi grassi polinsaturi, elementi essenziali per la funzionalità del sistema immunitario, dei quali la Dieta Mediterranea è particolarmente ricca (27,28,29).


Mantenimento della vitalità: la vitalità viene definita dall’OMS come l’insieme dei fattori fisiologici che contribuiscono alla salute dell’individuo – e che comprendono il metabolismo energetico, la funzionalità ormonale e quella cardiorespiratoria. Una delle ragioni alla base della perdita di vitalità in età avanzata è la carenza dei nutrienti essenziali: affaticamento, declino della forza, perdita di peso e multimorbilità sono condizioni altamente correlate a questo tipo di malnutrizione (9). Di nuovo, un’analisi condotta in Grecia su 1831 adulti ha mostrato come un’elevata aderenza alla Dieta Mediterranea sia associata a una diminuzione del rischio di perdita di vitalità in età avanzata (30).

“Bisogna affrontare la vecchiaia con coraggio e compensare i suoi difetti con le cure, bisogna aver riguardo della salute, praticare esercizi con moderazione, mangiare e bere quel tanto da ricostituire le energie, non da schiacciarle. Non bisogna provvedere solo al corpo, ma molto di più alla mente e all'animo”.

Questo è il consiglio che Cicerone fa pronunciare a Catone, nel capitolo 36 del Cato Maior de senectute.


Nessuno di noi sa quanto potrà vivere, nessuno di noi sa cosa ci sia scritto nel proprio codice genetico né in che misura quest’ultimo determini la durata della vita. Allo stesso modo, non esiste un “anziano tipico” - come ricordato nella prefazione del Report OMS del 2015 su invecchiamento e salute (31): l'invecchiamento biologico è solo marginalmente correlato all'età cronologica di una persona. Ci sono ottantenni con capacità fisiche e mentali invidiabili persino da persone giovani. Tuttavia, fermo restando il probabile contributo genetico, la salute in età avanzata non è un fatto casuale: essa è in larga misura influenzata dallo stile di vita e dall’ambiente sociale in cui la persona è inserita. In altre parole, invecchiare in buona salute è possibile per tutti: si tratta di incoraggiare scelte individuali e mettere in atto politiche sociali che permettano alle persone anziane di continuare a fare ciò che dà valore alla loro esistenza e che costituisce un contributo prezioso per la società. In questo contesto, la nutrizione - si legge nel rapporto OMS 2023 - dovrebbe diventare parte integrante dell’educazione medica (32).


E se è vero che non possiamo aggiungere anni alla vita, possiamo certamente aggiungere vita agli anni.

PER CONCLUDERE

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