Selena Sironi

Professore ordinario 

Dip. di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica 

Politecnico di Milano 

Italia

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Presso il Politecnico di Milano, Selena Sironi guida il Laboratorio Olfattometrico del Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta”. 

E  una realtà accademica che è diventata un riferimento per tutto ciò che concerne l’analisi e quindi il trattamento dei cattivi odori, aspetto sensibilissimo del nostro quotidiano, fortemente influenzato da elementi ambientali invasivi quali le emissioni ambientali di impianti di produzione, trasformazione ma non solo. 

Per saperne di più abbiamo intervistato la Prof.ssa Selena Sironi


Gentile Prof.ssa Sironi, il lavoro suo e del suo team ci ha portati a guardare al mondo degli odori e delle fragranze da una prospettiva totalmente altra rispetto alla nostra abituale che è quella di cosmetica, personal care e detergenza. Possiamo tuttavia dire che questi due mondi sono in un certo senso speculari? Il profumo nasce proprio in risposta alla esigenza di coprire i cattivi odori. I tempi di Versailles in cui farsi il bagno era considerato disdicevole dicono molto in questo senso.


In realtà non è detto che aggiungendo una fragranza profumata ad un odore sgradevole si possa coprire la percezione del cattivo odore. Anzi molto spesso è proprio il contrario e se si aggiungono profumi non opportunamente studiati ad un odore sgradevole si ottiene una miscela che è peggiore di quella di partenza.  

In questi anni con i partner con cui abbiamo lavorato abbiamo agito in questa direzione cercando di non coprire una puzza con un profumo ma agendo su attività diverse che promuovessero azioni che non fossero solo di puro mascheramento. 


Quando nasce il suo lavoro, magari anche gli ostacoli che ha incontrato? Che cosa l’ha portata ad essere oggi, insieme al suo gruppo, un riconosciuto riferimento per queste problematiche? 


Il lavoro del mio laboratorio nasce nel 1997 da un’esigenza del territorio. In ambito cittadino e in piena emergenza rifiuti a Milano nascevano i primi impianti di trattamento rifiuti organici e questo aveva sollevato un bel polverone da parte della cittadinanza limitrofa alle nuove installazioni industriali.  

In quel momento c’era l’esigenza di riuscire a standardizzare un metodo che permettesse di  restituire la sensazione diretta che il cittadino provava quando fosse stato sottoposto all’odore emesso da questi impianti. In questo senso siamo stati pionieri di un metodo standardizzato poi in Europa nel 2003 (EN13725:2003) e in Italia nel 2004 (UNI EN 13725:2004).  

In questi anni abbiamo lavorato quindi implementando la tecnica sensoriale e impiegando anche altre tecniche analitiche o senso-strumentali per misurare e caratterizzare le miscele odorigene. 


Come si svolge il vostro lavoro? Quali le figure professionali e le strumentazioni che utilizzate? 


Il nostro è un lavoro di ricerca applicata. Partendo da un’esigenza industriale sviluppiamo insieme ai nostri partner i metodi e i processi/prodotti che riducano l’impatto dell’impianto o del prodotto sul cittadino o sul consumatore. Il nostro gruppo di lavoro è costituito da ingegneri chimici e chimici che impiegano strumentazione analitica e sviluppano essi stessi alcuni sistemi per la caratterizzazione olfattiva di miscele osmogene. L’obiettivo è quello di intervenire sul processo produttivo o direttamente sul prodotto per minimizzare il suo impatto olfattivo o, in caso di prodotti care, per ridurre il malodore dei miscele di cui si vuole contenere l’impatto (es. sudore, fluidi corporei etc). 


In TKS siamo chimici e abbiamo spesso alle spalle anni di frequentazione di impianti e laboratori. Il problema dei cattivi odori ambientali che affliggeva molte aree del Paese era molto presente anni fa. E’ cambiata la situazione? Come? Immagino che oggi ci sia una dislocazione degli impianti più oculata rispetto alle aree urbane, ma ci sono tecnologie che possono ridurre il fattore odore delle emissioni? 


La sensibilità al problema delle molestie olfattive è molto aumentata negli ultimi anni. Il cittadino tollera sempre meno l’emissione odorigena che lede la qualità della propria vita in ambito domestico e chiede che gli organi di tutela intervengano per la riduzione delle molestie olfattive percepite. Questo purtroppo non significa che le realtà industriali siano necessariamente localizzate lontane dal tessuto urbano poiché spesso vengono concesse autorizzazioni a costruire in luoghi in cui la commistione tra aree industriali e urbane è piuttosto importante. Certamente l’attenzione alla problematica è molto presente anche a livello industriale per cui gli impianti e i presidi impiantistici sono stati negli ultimi anni progettati considerando anche il tema sempre più rilevante delle emissioni odorigene. 


Chi può essere il vostro committente tipo? L’azienda che ha un problema da risolvere o che vuole partire responsabilmente con i giusti accorgimenti tecnologici di prevenzione (connubio virtuoso tra privato e accademia il binomio Giulio Natta-Montecatini è iconico in questo senso)? 


Direi proprio di si. I nostri committenti principali sono aziende private che decidono di investire nella ricerca per avere contezza delle loro emissioni e dei loro impatti nonché per ridurli significativamente. Abbiamo anche diversi committenti nel mondo del “Care” che negli anni ci hanno fatto testare differenti prodotti per il contenimento dell’odore corporeo e con cui lavoriamo con mutua soddisfazione. 


Può essere una realtà civica, un comune, un comitato civico? Vi capita di essere coinvolti come consulenti in caso di contenziosi? 


Il fatto di essere un laboratorio pubblico ci porta anche ad essere consulenti di comuni e comitati nonché consulenti di giudici in cause penali e civili. 


Andando da un macro ambiente come può essere quello di un impianto industriale (che sia di produzione di sostanze chimiche o trattamento rifiuti), al microcosmo delle fragranze (per uso personale, domestico o istituzionale), ci sono elementi relativi al trattamento del cattivo odore che potrebbero essere trasferiti in questi ambiti? Vi capita di lavorare o confrontarvi con aziende profumiere? 


Rispetto al mondo industriale in cui è necessario valutare le concentrazioni ed i flussi di odore emessi in ambiente e che ricadono sul cittadino, in ambito “care” è importante valutare anche la qualità dell’odore che viene percepito. Mi spiego: se un odore sgradevole viene sostituito (per mezzo di un detergente o di un mascherante) con un odore profumato può essere la sua concentrazione rimanga identica ma la qualità cambi passando da sgradevole a gradevole. Per questo motivo quando lavoriamo in quest’ambito aggiungiamo alla misurazione della concentrazione di odore anche la misura della sua qualità determinando la gradevolezza o sgradevolezza delle miscele analizzate che è un punto chiave per esempio nella soluzione del problema della gradevolezza dell’odore dei fluidi corporei. 


Vi capita di lavorare anche con il mondo scientifico, medico relativamente al fattore olfattivo?


Si, abbiamo collaborazioni con istituzioni ospedaliere. Il naso umano è da almeno un millennio impiegato come primo sensore per la rilevazione delle malattie. Stiamo lavorando per la detezione di odore di fluidi corporei per la detezione di malattie tumorali.


Il cattivo odore, si sa, è cattivo per definizione. Tuttavia è un campanello d’allarme. Nel caso di un alimento, può allertarci sullo stato di conservazione di un prodotto. Oggi gli alimenti sono in gran parte soggetti a trattamenti di conservazione. Giusto una gestione a km meno che zero può regalarci il lusso del prodotto di giornata. Possiamo dire che la rilevazione degli odori attraverso nuove tecnologie sia un elemento di sicurezza in più?  


Certamente si. Sono già di uso comune sensori “olfattivi” che riconoscono prodotti rispetto alla loro origine e rispetto al loro grado di conservazione.  


Prof.ssa Sironi, per finire, una considerazione lapalissiana: dato per scontato che non vivremo mai in un ambiente al profumo di rose al cento per cento: eliminare l’ odore anziché coprirlo? Sfida, utopia, possibilità, prospettive? 


Non parlerei di eliminazione ma certamente possiamo lavorare su una sostanziale riduzione dell’odore o del cattivo odore. Per farlo occorre lavorare con tecniche integrate di processo, di impianto e di prodotto. La qualità della vita dipende molto anche da quanto le aziende decideranno di investire su questo nuovo inquinante che è l’odore che influisce sulla vita di tutti noi.