PERCHÉ NESSUNO

USA UNA TINTURA

PER CAPELLI

DAVVERO NATURALE?

HAIR CARE

Quando alla fine degli anni 90, decisi di passare da una nota e in quei tempi meravigliosa azienda di skin care professionale ad una multinazionale produttrice di tinture per capelli, qualcuno mi espresse le condoglianze. Passavo da una azienda a forte connotazione scientifica con focus sia sulla tecnologia che sul mondo naturale e botanico in particolare, ad una azienda considerata, proprio per la produzione di tinture per capelli, “sporca” (sì, perché dirlo in inglese sarebbe più carino, dirty, ma meno impattante) “chimica”, di livello inferiore perché “chi fa prodotti per capelli è a un livello tecnico e scientifico inferiore a chi fa prodotti per la pelle” e “chi fa tinture usa troppa chimica” (sic!). 


Ovviamente le affermazioni precedenti, per quanto realmente espresse da illustri colleghi, non sono mai apparse ufficialmente da nessuna parte, ma solo sussurrate nei corridoi di qualche congresso o in qualche bar, giusto a testimoniare che anche le più grandi menti, sono oppresse da pregiudizi ideologici che annebbiano la vista e la prassi. 


Abbandonando la spocchia dello scienziato dermo-epidermico, mi resi subito conto della fondamentale differenza fra un prodotto di skin care ed un prodotto per capelli: alla prima applicazione, la texture di un prodotto di skin care è una certezza, mentre la efficacia è un atto di fede: “funzionera?” Un prodotto per capelli invece è una certezza totale fin dalla prima applicazione, chiunque, anche se non titolato, ne apprezza immediatamente texture e funzionalità, in fondo, il prodotto per capelli è un prodotto estremamente più valutabile nell’immediato rispetto un prodotto skin care. Raramente poi abbiamo l’onestà intellettuale di ammettere che i più grandi esperti di capelli e di prodotti per capelli sono i parrucchieri, che non sono laureati, né dermatologi né chimici, no master, ma che hanno una autostima e nello stesso tempo una continua voglia di imparare che raramente ho trovato in altre (o, con aggiunta di vocale, altere) categorie. 


    L’IMMAGINARIO COLLETTIVO ED I PREGIUDIZI 

    Detto ciò, per tornare alla provocatoria domanda iniziale, qualcosa va spiegato. 


    La colorazione del capello è uno di quei parametri facilmente rilevabile e giudicabile dall’utilizzatrice del prodotto, intesa come il soggetto che si colora o si fa colorare i capelli. Finalmente si può essere politicamente corretti ed usare il femminile nello scrivere per parlare dell’universo intero, dato che la immensa maggioranza delle persone che si colorano i capelli sono di genere femminile, almeno fino a quando alla stragrande maggioranza delle donne piaceranno gli uomini che non si tingono i capelli. Ovviamente si è scritto molto sulle motivazioni che spingono le donne ad aggiustare il proprio look con tutte le modalità possibili (ho una pronipote di circa dodici mesi che adora mettersi e sfoggiare le collane della mamma e della nonna) ed i capelli occupano una parte fondamentale nel risultato finale, anche perché, nella stagione della vita che è di fondamentale importanza per i comportamenti futuri (diciamo dagli zero ai dodici anni) non c’è certamente bisogno di creme anti rughe o anti cellulite. Tuttavia, nella stessa età, si sente il bisogno di mascherarsi (vogliamo parlare della mania di Halloween?) e di cambiare il proprio look, capelli compresi. Aggiungiamo pure a ciò il carattere di convivialità e socializzazione che tutto ciò comporta, per cui è facile capire che sarà sempre un piacere andare poi dalla parrucchiera. 


    In tutto ciò, è assolutamente ovvio, come ovvio è il sole che splende a mezzogiorno nel deserto del Sahara, che il prodotto debba funzionare: bambini e adolescenti scartano ciò che non funziona con una naturalità ovvia ed immediata, come a otto mesi si scarta la pappina che non piace, che sia biologica, naturale, sostenibile, non importa molto alla utilizzatrice. 


    Chiaro è che questo atteggiamento, che oggi viene definito immaturo dai sociologi sostenibili, rimane quando si approccia il mondo dei prodotti o dei metodi per colorare i capelli. Primo, deve funzionare. Primo, mi “devo vedere bene”. 


    PERCHÉ LE DONNE SI TINGONO I CAPELLI E COSA VOGLIONO?  

    ROBERTO LEONARDI

    Progetti e Prodotti SRL | Italia

    Bio...

    Ora, nella categoria “funziona veramente”, prendendo in esame tutte le categorie ed i parametri (performance finale della qualità del colore, durata del colore, copertura dei capelli bianchi, possibilità di scegliere fra una ampia gamma di colori, possibilità di cambiare la situazione di base del mio colore andando da un estremo all’altro) non esiste gara: l’unica categoria che vince è la tintura permanente ad ossidazione che già descritta così, mette i brividi ai paladini della naturalità. La tintura permanente ad ossidazione è la tipica tintura del parrucchiere, formata da due emulsioni che vengono unite al momento dell’uso, una contiene le sostanze che diventeranno coloranti alla fine della reazione chimica, unite ad una sostanza che dà un pH alcalino (tradizionalmente idrossido d’ammonio) mentre l’altra contiene un ossidante, di solito acqua ossigenata. La reazione chimica avviene al momento dell’uso, in ambiente alcalino ossidante, alcune molecole non colorate vanno a formare molecole colorate che si fissano all’interno della fibra capillare: il colore così formato è “ a lunga durata” ovvero resiste più tempo del tempo necessario ai capelli a crescere, per cui tale tintura si “rinnova” non tanto perché il colore non è più adeguato, ma perché i capelli che crescono sono ovviamente di colore differente rispetto a quelli colorati (la famigerata “ricrescita”) e questo provoca la necessità di intervenire per uniformare il colore, dopo al massimo circa un mese dalla colorazione o anche più spesso. 


    Non va meglio nel campo delle “blondies” ovvero le ragazze attratte dalla moda del biondo che tanto ha avuto successo negli ultimi anni: i prodotti per raggiungere tali risultati sono per lo più polveri a base di persolfati, che funzionano sempre con l’aggiunta di acqua ossigenata. L’ambiente fortemente ossidante provoca la ossidazione della melanina dei capelli, con conseguente decolorazione, ma anche in questo caso, troviamo difetti imperdonabili: “chimica” prodotti che “reagiscono”, cattivi odori che si sviluppano, immaginario collettivo “che fanno male”. 


    Queste tecnologie, datate ormai un centinaio di anni, quindi ben collaudate, nei primi decenni di generale utilizzo hanno sia assolutamente soppiantato le tecnologie precedenti (sali di piombo,– sic! - carbone, polveri minerali e vegetali) che cambiato il costume, permettendo alle donne di combattere efficacemente la comparsa dei capelli bianchi e non ultimo, “costringendo” tutte a nasconderli, arrivando ad un uso molto diffuso. 


    I residui delle tecnologie precedenti sono rappresentati, all’opposto della scala, nella più totale naturalità, dai cosiddetti “Hennè” ovvero polveri di piante, che tuttavia presentano difetti per il momento insormontabili, come il lunghissimo tempo di posa, la solo relativa copertura dei capelli bianchi, il molto limitato range di colori disponibili. Nemmeno possiamo nasconderci il fatto che sono sistemi complessi, seppur naturali, poco studiati nonostante siano antichi, mentre le tinture per capelli “tecnologiche” sono la categoria cosmetica più studiata dal punto di vista tossicologico. Funzionano, seppure ad un pH acido e non alcalino, con lo stesso meccanismo di ossidazione (all’aria in questo caso) delle tinture tecnologiche, agendo su un numero notevole di molecole presenti in queste miscele. 

    COME SONO FATTI I PRODOTTI PER COLORARE I CAPELLI? 

    Finora le spinte tecniche e sociologiche, hanno condotto l’innovazione i due direzioni differenti e complementari: la modifica delle formulazioni e la evoluzione della comunicazione. Ovviamente in maniera mescolata. Per parlare dei cambi formulistici, nelle tinture ad ossidazione i derivati di ammoniaca sono stati sostituiti da altri alcalinizzanti, provocando tuttavia la diminuzione della capacità di copertura dei capelli bianchi. Hanno un loro mercato prodotti che non usano acqua ossigenata e sono più simili a creme per capelli che a tinture, tuttavia utilizzano sempre coloranti chimici e sono sensibili alla degradazione del colore dovuta ai lavaggi o alla luce solare, perché sono meno resistenti nell’aderire alla fibra capillare. 


    Per parlare della comunicazione, sempre più le tinture sono state reclamizzate sulla base dei componenti vegetali che sono stati aggiunti alle formulazioni, anche il packaging è stato ovviamente declinato in senso “verde”, tuttavia sono forse più gli esempi di “greenwashing” che la reale innovazione in senso naturale. Certo è che, in ogni caso, la spinta alla attenzione alla salute delle utilizzatrici e dell’ambiente, ha portato a selezionare i prodotti in senso sempre più salutistico, eliminando dalle formulazioni molecole non abbastanza studiate (in questo in Europa siamo come spesso succede all’avanguardia, molti coloranti, vietati in Europa, sono ancora utilizzati in altri Paesi). 


    Cosa ci dobbiamo aspettare? A mio parere, ancora nessun compromesso sul risultato finale del prodotto, per cui la innovazione deve assolutamente non cedere a compromessi, i nuovi prodotti dovranno garantire il risultato desiderato. La ricerca di sistemi naturali per la colorazione capelli è assolutamente aperta ed in qualche caso anche promettente, con un occhio alle piante ed a tutto ciò che in natura è colorato. Ovviamente la sfida è trovare un sistema che sia accessibile economicamente e che dia risultati duraturi. Non potrei escludere tuttavia un cambiamento nel costume ovvero un abbassamento dell’asticella: se non posso ottenere in maniera sostenibile il risultato che vorrei, “mi faccio andare bene” un’altra situazione (o, positivamente, accetto una situazione “sostenibile”). Qui entrano in gioco anche spinte sociologiche. Ad esempio, il trend del grigio nel colore dei capelli, viene sia dall’affermare la propria bellezza nell’accettazione del tempo che passa che dal messaggio di non utilizzare coloranti per capelli. Da un punto di vista cosmetologico, nulla da eccepire, anche perché, sappiatelo, per ottenere “quelle belle teste grigie” che si vedono in giro, si deve comunque fare uso di una tintura “chimica” per capelli, che ovviamente utilizza meno coloranti di quelle che danno un bel nero corvino. I costumi cambiano la società, ma la società a volte cambia i costumi, tuttavia sempre e comunque saranno le donne a decidere, in funzione di “mi vedo bene così”. 

    COSA ABBIAMO FATTO E DOVE STIAMO ANDANDO