POLISENSORIALITÀ:

SENSORIALITÀ DEI PRODOTTI COSMETICI E BENESSERE MENTALE

(1a PARTE)

“portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto di madeleine…Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. Da dove veniva? Che senso aveva? Dove fermarlo? Bevo una seconda sorsata, non ci trovo più nulla della prima, una terza che mi porta ancor meno della seconda. Chiedo al mio spirito uno sforzo di più…”


“All’improvviso il ricordo è davanti a me. Il gusto era quello del pezzetto di madeleine che a Combray, la domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di tiglio» (1).


Così racconta Marcel Proust ne “Alla ricerca del tempo perduto” circa un episodio particolarmente interessante da un punto di vista neuro-cognitivo; l’autore offre un interessante spunto di riflessione su ciò che accade nella nostra mente in relazione alla percezione sensoriale: il protagonista di questa storia, controvoglia e con un gesto meccanico, fa qualcosa che fondamentalmente non ha avuto un’elaborazione cognitiva profonda, ossia assaggia un dolce con del tè. Ma qualcosa cambia completamente: «un delizioso piacere m’aveva invaso». Questa altro non è che una risposta automatica del suo corpo che infonde benessere senza consapevolezza profonda. In seguito, il protagonista prova altri assaggi, ma quella sensazione si è persa, quel piacere non c’è più: c’è un immenso sforzo cognitivo per capire cosa fosse accaduto ed infine, quello stesso sforzo cognitivo gli consente di ripescare un ricordo piacevole dal passato. Questo racconto permette di comprendere come la nostra mente non sia solamente associabile a funzioni cognitive “consapevoli” come quelle intellettive, percettive, mnemoniche, intellettive, volitive; la mente è molto di più: molte delle attività per cui il cervello si attiva avvengono al di fuori del nostro controllo (2).


CONDIZIONI CUTANEE: PATOLOGIE E MANIFESTAZIONI ESTETICHE

E allora cerchiamo di capire da che cosa è composta quella parte che è a noi così poco conosciuta, e spesso sottostimata, e che avviene fuori dal nostro controllo “consapevole”. Esploriamo il concetto di neurocezione, che tutti noi sperimentiamo: è il rilevamento senza consapevolezza, un’esperienza sottocorticale che si verifica di gran lunga al di sotto del regno del pensiero conscio (3).

Prima che il cervello riesca a dare un significato a ciò che percepiamo, il sistema nervoso autonomo ha valutato l’ambiente e ha dato vita ad una risposta adattativa di sopravvivenza, ovvero di ricerca di sicurezza e benessere; è ciò che ha sperimentato il protagonista che assaggia la madeleine: non ha le parole per descrivere cosa prova, non ha il ricordo della zia al primo assaggio, ma solo un delizioso piacere.

Questa esperienza noi la sperimentiamo tutti i giorni: quando rientriamo dopo una giornata di lavoro e stiamo bene nel tepore delle nostre case, ad esempio, quando sentiamo un profumo, che, anche se inconsapevolmente, ci fa stare bene o quando applichiamo una crema setosa sul viso; alcuni stimoli ci forniscono reazioni piacevoli, di sicurezza, di benessere anche se non sappiamo il perché in quanto è il nostro sistema nervoso autonomo che elabora questo processo. Con uno sforzo cognitivo possiamo certamente ricordarne il motivo, ma difficilmente il nostro corpo lo farà in quanto cognitivamente dispendioso.


LA NEUROCEZIONE

Questa premessa permette di comprendere meglio la relazione che esite tra benessere mentale e prodotti cosmetici e di esplorare l’affascinante concetto di polisensorialità: la pelle può essere considerata un vero e proprio organo di senso che mette in contatto la mente con l’ambiente esterno; tutt’altro che una semplice barriera statica o passiva, la pelle rappresenta un complesso tessuto neurosensoriale che comunica con il sistema nervoso, il sistema endocrino e immunitario al fine di mantenere e proteggere l’omeostasi dell’intero organismo. La pelle può essere dunque considerata un vero e proprio psico-organo: ciò è reso ancora più evidente dal fatto che alcune patologie cutanee siano associate a stress e ad altri fattori psicologici (4).

Sono numerose le ricerche in ambito psico-dermatologico che studiano il profondo legame che esiste tra pelle e cervello per sviluppare pratiche curative efficaci nella risoluzione di diverse patologie cutanee: questi due organi, infatti, condividono un complesso linguaggio costituito da neuropeptidi, citochine, glucocorticoidi e altre molecole.

Essendo la pelle un tessuto altamente innervato e provvisto di un proprio sistema neuroendocrino al pari dell’asse ipotalamico-pituitario che agisce a livello sistemico, non stupisce che l’attivazione del sistema nervoso simpatico, attraverso l’aumento delle catecolamine ed al rilascio di neuropeptidi e neuromediatori, conduca l’attivazione dei mastociti presenti nella pelle con conseguenti problematiche cutanee e dermatosi infiammatorie (5).

MENTE E PELLE: APPROCCIO PSICO-DERMATOLOGICO

Che l’applicazione di prodotti cosmetici abbia conseguenze positive sul benessere mentale è documentato da alcuni studi: in particolare, un interessante studio randomizzato pubblicato su Plos One ha dimostrato come l’applicazione di prodotti cosmetici “multisensoriali” abbia ridotto i livelli di cortisolo; lo studio è stato condotto su donne sottoposte ad elevato stress lavorativo alle quali è stato richiesto di effettuare alcuni interventi di self-care mediati dai sensi per abbassare i livelli di stress: il risultato incredibile è che la stimolazione bi-sensoriale, che coinvolgeva il senso del tatto e dell’olfatto, ovvero mettere una crema profumata, aumentava dell’8% la soddisfazione personale e riduceva la negatività giornaliera del 12%. E addirittura la stimolazione multisensoriale, che coinvolgeva vista, tatto e olfatto, conduceva ad un abbassamento dei livelli di cortisolo dopo 30 giorni di intervento (6).

E’ quindi evidente che “tra i tanti meccanismi di efficacia cosmetica, non ci sono solo le azioni dei principi attivi, ma anche una serie di processi mentali legati alle percezioni cutanee. Era cominciata l’era della polisensorialità cosmetica», come affermato da Cosmopolo in un interessante approfondimento pubblicato nel 2019 (7).

L’importanza delle caratteristiche sensoriali del cosmetico è testimoniata da numerose pubblicazioni ed elaborati di settore; texture, visual e fragranza assumono un ruolo cruciale in relazione all’efficacia ed al benessere mentale: la texture, in particolare, viene descritta come un vero e proprio trigger emozionale ed elemento sorpresa in grado di condurre alla “soddisfazione sensoriale” (8, 9); gli effetti visivi del prodotto dati dal colore o dalla presenza di materie prime come petali o beads possono attivare meccanismi sensoriali ed emozionali: la vista è infatti considerata il più potente dei cinque sensi e la visione di un oggetto mostra una straordinaria abilità nel catturare l’attenzione del consumatore (10).

Infine, le caratteristiche olfattive innescano meccanismi sensoriali profondi legati direttamente al sistema limbico, sede delle emozioni e della memoria, nonché il centro dove si attivano gli istinti: gli stimoli derivanti dall’odore vengono elaborati ed immagazzinati nella memoria olfattiva la quale rimanderà immagini, emozioni e sensazioni quando entrerà di nuovo in contatto con quell’odore; valutare attentamente la fragranza da inserire è fondamentale per avere un impatto emozionale sul consumatore (11).

La sensorialità del cosmetico assume quindi un ruolo cruciale in ottica di efficacia e benessere mentale ed è quindi fondamentale, durante lo sviluppo del prodotto, considerare un approccio “olistico” che tenga conto sia dell’efficacia data dalle molecole attive, sia delle caratteristiche sensoriali che agiscono sul benessere mentale.

MENTE E PELLE: LA POLISENSORIALITÀ DEI PRODOTTI COSMETICI

Riferimenti bibliografici

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