È capitato che in un’occasione precedente (e forse più di una…) ci fossimo soffermati su una considerazione che via via ha assunto le caratteristiche di una constatazione: la naturalità superata dalla fisiologia.


È indubbio infatti che negli ultimi anni, l’attenzione alle tematiche del Green Deal abbiano portato le Aziende a concentrare tutti gli sforzi di innovazione e sviluppo verso prodotti che vantassero principi di sostenibilità, a partire dalla natura della loro composizione, passando attraverso la misura della loro ecocompatibilità (oltre la biodegradabilità) fino alla determinazione quantitativa delle emissioni di CO2 attraverso una analisi accurata del ciclo di vita dei prodotti stessi (LCA).


Di qui, è innegabile che si sia osservato un proliferare di soluzioni orientate a rivendicazioni di varia natura su queste tematiche, risultando però talora confusive o approssimate, tanto che si è anche parlato in innumerevoli occasioni di “greenwashing”, o di rivendicazioni prive del carattere di un’oggettività di giudizio.


Si sa infatti che questo è un tema delicato e la normativa incipiente sicuramente porterà ad una maggiore chiarezza e a principi di “sana” concorrenzialità, perlomeno questo è l’intento, ma nel frattempo il rischio che il consumatore veda ormai “tutto naturale” o “tutto biodegradabile” è innegabile, e ciò comporta seri colpi alla credibilità delle proposte, con il rischio di sfavorire chi è naturalmente ispirato da reali obiettivi di sostenibilità ambientale, intrinsecamente legata al prodotto promosso.


Tuttavia, si diceva allora e mi viene spontaneo ribadirlo ora, la naturalità da sola non basta se non è coniugata a due parametri fondamentali che sono la prestazione e la scientificità che vengono riflesse nel risultato: in una parola la “fisiologia” che reca in sé le caratteristiche della stimolazione della pelle a rivitalizzarsi e ad attivare quei meccanismi metabolici volti alla propria preservazione e al mantenimento del proprio equilibrio.


Nello Skin Care, infatti, a molecole miracolose ipertecnologiche e frutto di manipolazioni di varia natura, si dovranno sostituire complessi di facile accesso ma scientificamente comprovati nel promuovere tutti quei processi metabolici che stanno alla base della rigenerazione cutanea e che permettono il conseguimento di una naturalità nell’aspetto attraverso la fisiologa dell’azione.


Per questo, promuovere la biosintesi della laminina, delle integrine o dei proteoglicani in genere, attraverso un insieme di ingredienti di origine naturale la cui efficacia sia dimostrata in letteratura e scientificamente, è molto più rilevante che agire solo sul piano emotivo con la “scienza” o con una derivazione “semplicemente e meramente naturale” dell’ingredientistica: sappiamo infatti che la tonicità della pelle passa attraverso la preservazione delle proteine di struttura e la stimolazione dei fibroblasti a mantenere il derma e la parte sovrastante in ottimo stato. Da qui la ricerca deve partire e da qui la ricerca deve sostanziare la proposta, realmente naturale e concreta, che intende sostenere nella rivendicazione del prodotto.


Il fine è chiaro: soddisfare il consumatore attraverso un effetto percepibile e direttamente osservabile.

Per conseguirlo, dobbiamo favorire la nostra natura, la natura intrinseca, quella che ci riguarda da vicino mediante i nostri stessi processi enzimatici legati al metabolismo soggettivo: il contesto formulativo deve sempre più andare in questa direzione e stimolare il corpo ad agire secondo ciò che naturalmente farebbe se – fattori intrinseci ed estrinseci – non ci portassero inevitabilmente verso un rallentamento di quelle funzioni fisiologiche che stanno alla base della salute della pelle.


Quindi, certamente sì alla natura, certamente sì al ciclo di vita del prodotto con l’attenzione all’impatto ambientale ma tutto ciò risulterebbe solo un buon proposito se non fosse legato a una adeguata prestazione, frutto di una vera azione “naturale” su di noi, perché la funzionalità in cosmetica passa attraverso la fisiologia che è il vero cuore della naturalità, priva di un inutile (e dannoso) “greenwashing”.


 Fisiologia e natura: il connubio della prestazione nello skin care