CHE COS’È L’AMIANTO?

(2a PARTE)

LA VOCE FUORI CAMPO

INTRODUZIONE

Innovativo e rivoluzionario ieri, noto per gli impattanti aspetti di pericolosità oggi.

Ma come potremmo rispondere alla domanda “che cos’è l’amianto?” e che risposte avremmo ricevuto ponendo lo stesso quesito in diverse epoche storiche?

Come è cambiata, quindi, la visione di questo materiale negli anni e la consapevolezza delle sue caratteristiche?


Con il termine amianto non si indica uno specifico minerale; sia l’accezione comune che il quadro normativo applicabile utilizza il termine “amianto” per individuare sei diversi silicati fibrosi:

  • Serpentini: crisotilo
    Materiale le cui fibre risultano, generalmente, con una morfologia contorta e ricurva in una grande varietà di forme
  • Anfiboli: crocidolite, amosite, tremolite, actinolite e antofillite
    Fibre lineari con sezione variabile a seconda del minerale

Questi differiscono fra loro per specifica composizione e struttura mineralogica e, di conseguenza, anche per proprietà fisiche e prestazionali. Ad esempio, le fibre di crisotilo sono flessibili ed addirittura filabili in corde e tessuti, ma con una scarsa resistenza ad acidi ed alcali. Al contrario, crocidolite ed amosite possono vantare, rispetto al crisotilo, migliore resistenza agli agenti chimici e capacità filtrante ma, mentre l’amosite mantiene una buona resistenza al calore, la crocidolite spicca per la resistenza alla trazione. Queste caratteristiche, unite anche alla disponibilità geografica delle diverse tipologie di amianto ed al ridotto costo di lavorazione, hanno contribuito alla diversificazione degli utilizzi e delle applicazioni negli ambiti industriali, edili e domestici.

Non solo quindi elementi di copertura o coibentazione, ma un’ampia varietà di manufatti, molti dei quali d’uso quotidiano.

LA RISPOSTA CHE POSSIAMO DARE OGGI:

Fibre di amianto - immagini acquisite in Microscopia Elettronica a Scansione SEM presso Laboratorio LabAnalysis Environmental Science, sede di San Giovanni Teatino (CH)

Date le peculiarità e la nota pericolosità dell’amianto, cui si può aspettare che, sia a livello europeo che internazionale, vi sia stato un inquadramento normativo tempestivo e allineato al progressivo aumento di consapevolezza.

Ma così non è stato.


Anno di messa al bando dell’amianto nei diversi Paesi europei (1, 2, 3):

  • 1983 – Islanda
  • 1984 – Norvegia
  • 1986 – Danimarca; Svezia
  • 1990 – Austria
  • 1992 – Finlandia; Italia
  • 1993 – Germania
  • 1994 – Olanda
  • 1996 – Francia
  • 1997 – Polonia
  • 1999 – Regno Unito
  • 2002 – Lussemburgo; Spagna
  • 2005 – Lituania; Rep. Ceca; Ungheria
  • 2007 – Romania

Oggi, grazie sia alle diverse possibili indicazioni nazionali che alle specifiche del Regolamento REACH, si ha il formale divieto d’uso di fibre di crisotilo, crocidolite, amosite, antofillite, actinolite e di loro aggiunta intenzionale in articoli e manufatti. È proprio questo Regolamento (Reg. (CE) n. 1907/2006) a costituire uno specifico caposaldo, e le voci relative all’amianto sono in esso contenuto fin dalla pubblicazione originale del 18 dicembre 2006 con entrata in vigore 1° giugno 2007.

Fra i Paesi che hanno messo al bando l’amianto solo negli ultimi anni si ha l’Ucraina (2017) e si teme che si stia verificando una non trascurabile dispersione di fibre a causa dei bombardamenti. Questo va ad aggiungere un inquietante livello di pericolosità alla già complessa emergenza, con fattori di rischio anche a lungo termine e che ripercuoteranno in fase di ricostruzione (4).

LA RISPOSTA CHE CI AVREBBERO DATO NEGLI ANNI ‘60

Negli anni ’60 la richiesta di amianto era talmente significativa che si è addirittura cercato di ottenerlo per via sintetica, prima a Zurigo e poi negli Stati Uniti, ottenendo tuttavia solo fibre di pochi millimetri.

La forma con il maggior ventaglio di applicazioni era il crisotilo; si stima infatti rappresentasse circa il 90% dell’amianto utilizzato a livello globale. Le fibre di maggior lunghezza erano particolarmente richieste dall’industria tessile, oltre che per rivestimenti refrattari e sistemi filtranti. Le fibre di dimensioni più minute venivano invece impastate con materiali cementizi per elementi di copertura, lastre e tubazioni o impiegate, ad esempio, per carte e cartoni. I residui della lavorazione dell’amianto venivano addirittura adoperati come fertilizzanti nella coltura delle bietole da zucchero (5, 6, 7).

L’idea comune era quindi che l’amianto fosse sicuro e poliedrico, e queste caratteristiche venivano riconosciute e diffuse anche con pubblicazioni destinate a professionisti ed allo studio universitario. Ma non tutti erano dello stesso avviso.

Per citare alcuni esempi, nell’introduzione del testo “Problems arising from the use of Asbestos” del 1967 (8) si riporta come […] Negli ultimi anni, vi è stata preoccupazione per la comparsa di tumori mesoteliali della pleura o del peritoneo che sembrano in molti casi essere causalmente correlati all'esposizione all'amianto. Esistono anche prove che suggeriscono che questi tumori mesotelici, un tempo considerati rarità patologiche, stanno diventando più comuni e che laddove si è verificata esposizione all’amianto, quella varietà nota come crocidolite o “amianto blu” assume particolare importanza.[…]

Analogamente, la potenziale correlazione tra amianto e patologie asbesto correlate, viene citata in diversi volumi di “United States Navy, Medical News Letter” (9, 10, 11, 12, 13, 14).

Locandina pubblicitaria pastiglie freni a disco con amianto, 1966


LA RISPOSTA CHE CI AVREBBERO DATO NEGLI ANNI ‘30

Non c’è sostituto per l’amianto e se è fatto di amianto non brucerà. Amianto, il minerale non metallico più importante al mondo (6)

[…] quando si arriva a indagare sulle qualità di questo minerale davvero meraviglioso - una delle meraviglie della natura - e sui suoi molteplici usi odierni, quanto sembra sorprendente che migliaia di anni siano stati lasciati trascorrere dalla civiltà tra il tempo presente e il periodo in cui gli antichi prima ne ha fatto uso, prima di dedicare finalmente una seria attenzione alle sue immense possibilità! […] (7)

Questi sono solo alcuni esempi di quanto veniva riportato in locandine e prezzari dell’epoca. L’amianto veniva infatti comunemente associato ad innovazione, resistenza e protezione e non ad un possibile fattore di rischio. In un periodo di particolare delicatezza economica a livello globale, vi era la forte necessità di materiali resistenti e duraturi ma con prezzi accessibili, e questo contribuì alla sempre più estesa diversificazione di utilizzi.

Per quanto fossero voci fuori dal coro, anche negli anni’30 non mancavano, tuttavia, dubbi legati agli effetti dell’inalazione di fibre di amianto (15).

Immagini tratte da testo del 1931 (6)

A destra foto di donna intenta a cardare fibre di amianto prima della filatura. È interessante notare come, nella didascalia, si vada a sottolineare la facilità di lavorazione e tessitura delle fibre di amianto anche con filatoi e telai ritenuti antiquati negli anni ’30. A sinistra, operaie addette alla selezione dei diversi gradi di amianto. Nella didascalia l’immagine è commentata con “il numero di ragazze franco-canadesi brillanti e in salute in questo dipartimento è sempre una sorpresa per i visitatori

Articolo su potenziale pericolosità di inalazione fibre di amianto pubblicato su rivista del 1934 (15)

E NEL XVII SECOLO?

La storia dell’amianto ha origini antiche. Citato da Marco Polo ne “Il milione” ed ancora prima da Plinio il Vecchio in “Naturalis Historia”, con applicazioni nell’antica Grecia e nei rituali funerari dell’antico Egitto e finanche con riscontri in manufatti risalenti al neolitico.

È proprio nel corso del XVII secolo che l’amianto vede una sempre maggiore fortuna. Interpretando quanto contenuto in un testo dell’epoca (16) “[…] Anzi, è un gran miracolo che le tele in qualsiasi modo tessute non provengano dall'erba, ma dalla pietra di amianto: la quale, trovata a Cipro che è piena di amianto, battuta con un martello, confusa, scossa dall'eccesso di terra e dai ciuffi di pelo, conserva l'aspetto del lino e viene tessuto […]”

De Incombustibili Lino, 1691. Copertina ed esempio di pagine interne da cui è stato tratto il passaggio riportato nel paragrafo relativo al XVII secolo

AMIANTO: LE RISORSE MINERARIE ITALIANE

Diversi sono i fattori che contribuiscono a rendere economicamente vantaggioso lo sfruttamento di una data area come giacimento minerario. Concentrazione e forma mineralogica della risorsa, facilità di estrazione e localizzazione del sito in funzione delle potenziali vie di trasporto sono fra le variabili principali; ma anche la possibilità di ottenere sottoprodotti utili, quadro normativo associato e fattori di rischio territoriali risultano parametri chiave nella valutazione.

Diverse sono state le risorse sfruttate storicamente in Italia; mercurio dal cinabro del monte Amiata, minerali di ferro, bauxite per l’ottenimento di alluminio, dolomite; ed ancora manganese, zolfo e fluorite.

Ma sono il talco e l’amianto ad aver caratterizzato l’industria estrattiva italiana nel secolo scorso, con produzioni definite eccellenti e con un forte tasso di esportazione.

Per dare un’idea dei quantitativi in gioco, la produzione del 1955 della sola amiantifera di Balangero, la più nota a livello nazionale, è riportata essere pari a:

  • 22.471 t di fibretta (fibra corta usata soprattutto per la produzione di fibrocemento)
  • 9.528 t di amianto in polvere

Curioso può essere il confronto con la produzione di talco nello stesso anno, equivalente ad un totale di 100.055 tonnellate, con estrazione soprattutto in tre zone minerarie predominanti:

  • 50.264 t: provincia di Torino, soprattutto dall’allora “Soc. Talco e Grafite Val Chisone” di Pinerolo
  • 14.350 t: provincia di Sondrio
  • 18.456 t: provincia di Nuoro

Produzione mondiale, consumo e principali relazioni economiche legate al talco e all’amianto – anno 1932 (19)

Articolo in cui si decantano le peculiarità della risorsa mineraria di amianto italiana, 1911 (17)

Trad: “L'amianto venne estratto per la prima volta in Italia e prima del 1880 era l'unico Paese a produrlo con profitto commerciale. L'amianto italiano ha un aspetto molto setoso e un colore da grigio a marrone. spesso le fibre sono lunghe diversi piedi […]”

L’ESTENSIONE DELLA CONTAMINAZIONE

135.710

È questo il numero di siti che, nell’ultima mappatura pubblicata, il Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo Energetico classifica come interessati dalla presenza amianto (20).

È una mappatura completa ed esaustiva?

No. Probabilmente molti sono ancora i siti da censire; basti pensare che la mappatura relativa all’anno precedente indicava un numero di siti d’amianto pari a 118.231 (21), che si traduce con un incremento di oltre 17.000 nuove individuazioni in dodici mesi. Inoltre, in diversi Paesi, l’uso dell’amianto rimane legale e/o consuetudine, costituendo un rischio potenziale nel caso in cui vengano commercializzati a livello internazionale beni e prodotti contaminati. Non a caso, per un adeguato controllo sul mercato, sono stati istituiti specifici piani di monitoraggio.

A livello nazionale, di rilievo sono i «Piani Nazionali delle Attività di Controllo sui Prodotti Chimici», intesi come programmazione minima delle attività di monitoraggio sull’applicazione dei Regolamenti REACH e CLP. In questi vengono formulati obiettivi e prioritizzazioni, con attività in capo a Regioni e Province Autonome. Fra le priorità di controllo di tali piani si ha, appunto, la valutazione della possibile presenza di amianto, soprattutto in parti di autoveicoli, thermos e lanterne volanti.

In un progetto pilota condotto nel 2020 per il monitoraggio degli articoli venduti online (22), mercato definito da ECHA come “an area of high non-compliance”, nei 15 prodotti ispezionati è stata effettivamente riscontrata la presenza di fibre di amianto. Alla luce di questa evidenza, unita alle numerose non conformità riscontrate (ad esempio relativi alla presenza di ftalati in giocattoli, cromo VI in pellami e metalli pesanti in diverse tipologie di beni di consumo), a livello europeo si è stabilito di creare specifici piani di monitoraggio ad ampio spettro.

MICHELA GALLO

LabAnalysis Group | Italia

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