Editoriale

Silvana Maini

Direttore editoriale

TKS Publisher

Italia

Se c’è una cosa difficile da definire è la bellezza fisica. 


I canoni, come è comprensibile, mutano nel tempo anche in funzione delle varie origini culturali e storiche. Basta prendere le foto in bianco/nero dei primi del secolo scorso e vedere come il modello estetico di donna “dovesse” avere un fisico prosperoso, gli anni ruggenti che ballavano a ritmo di charleston proponevano una femminilità filiforme, gli anni 60/70 che risuonavano di chitarre acustiche e lunghe gonne a fiori e minigonne riproponevano il magro, mentre l’epopea della “Milano da Bere” iniziava a proporre modelli fisici che rendevano normale e frequente il ricorso alla chirurgia estetica. 


Ma gli uomini non sono stati certo a guardare.

All’uomo di mondo con baffi e favoriti, è seguito il tipo militaresco e muscoloso, quindi l’esistenzialista”, quindi i trasandati dell’era pop, fino al trionfo della palestra e dei pesi per modellare i muscoli con incursioni nello studio del chirurgo estetico.  

Senza scomodare gli antropologi potremmo dire che il fisico, o meglio, la rappresentazione del nostro fisico, giochi un ruolo fondamentale nella dinamica delle relazioni umane. 


Tuttavia, e direi fortunatamente, le cose negli ultimi anni sono cambiate. Molto e, direi, in meglio. Una crescita di coscienza e consapevolezza ha fatto sì che ci fosse un cambiamento radicale di prospettiva per cui l’apparire tiene conto di vari fattori, ne ridimensiona altri e fa sì che il concetto di bellezza si arricchisca di nuovi riferimenti e soprattutto valori. Ecco allora campagne pubblicitarie in cui le forme non sono più costrette, in cui il capello grigio diventa elemento di fascino, sia per l’uomo che per la donna. 


In tutto questo un ruolo fondamentale lo gioca il concetto di Beauty Inside - Nutricosmetica, termine che ha fatto e, a volte, ancora fa fatica ad essere accettato perché si pone su due sponde di uno stesso mare che sono da una parte il corpo, dall’altro il nostro sistema nutrizionale. Eppure, non c’è dubbio che questi due mari affrontino spesso le stesse tempeste. 

E’ noto che un forte stress emotivo può produrre un effetto immediato sulla pelle come, estremizzo volutamente, un herpes labiale o una psoriasi.

E’ accertato da tempo come un'alimentazione disordinata si rifletta negativamente sul corpo, non solo all’interno ma all’esterno, sulla cute. 


E’ bello allora vedere come le varie discipline legate alla nutrizione (dai cibi agli integratori nutrizionali) e alla cura della pelle e del corpo dialoghino sempre più tra loro, interagiscano tra loro attraverso la ricerca scientifica in un coinvolgimento di istituti accademici, aule universitarie, ambulatori medici.

Sicuramente il tutto è accelerato da uno sviluppo tecnologico a 360° che copre tanti aspetti multidisciplinari fino a ieri impensabili, inclusa la comunicazione, altro elemento chiave in questo processo.  


A tutto questo aggiungo che i sistemi di controllo che abbiamo in Italia in tutti passaggi delle nostre filiere alimentari (integratori inclusi), ma anche cosmetiche, che partono dalla ricerca fino agli scaffali di vendita, siano più che avanzati e garanzia per tutti noi e rendano sempre più virtuoso questo flusso.  


Per concludere, oggi un paradigma di bellezza non è più circoscritto ai limiti di un canone estetico, ma si arricchisce di una valenza profonda che coinvolge tutta la funzionalità del corpo umano. 

E’ tutto il corpo che deve essere “bello”, quello che si vede e quello che non si vede: quel non si vede che agisce in profondità ma mi fa star bene, mi fa vedere la vita con altri occhi, mi fa vivere meglio e alla fine fa sì che un mio sorriso, un mio sguardo sereno, un aspetto curato, mi facciano entrare in tale empatia con chi incontro che questi, tornato a casa, dice ammirato a chi l’aspetta:  

"Sai... ho incontrato quella persona di cui ti ho parlato. E‘ proprio una bella persona…".

Belli dentro o belli fuori.
O entrambi?