BEAUTY PILLS: 

PREVENIRE L’INVECCHIAMENTO DALL’INTERNO

NUTRICOSMETICA

L’invecchiamento cutaneo è il risultato di due processi i cui effetti si sommano. Il primo, definito chrono aging, è intrinseco, legato al trascorrere del tempo e determinato da fattori genetici, ormonali e metabolici. Il secondo è estrinseco ed associato ai fattori ambientali a cui siamo esposti e per questo viene definito environmental aging. L’invecchiamento dovuto all’ambiente viene promosso dall’azione combinata di fattori aggressivi quali le radiazioni UV del sole (photo aging), gli agenti atmosferici, il fumo, gli inquinanti e alcuni xenobiotici (categoria di sostanze a cui appartengono anche i farmaci) (Ref 13)

Nell’ambito dei meccanismi d’azione che mediano l’effetto di environmental aging, un ruolo da protagonisti viene dai radicali liberi, composti che innescano reazioni a catena di perossidazione dei lipidi della membrana delle cellule della pelle, alterano la struttura di proteine e acidi nucleici, accelerano l’accorciamento dei telomeri e stimolano il rilascio di sostanze che promuovono l’infiammazione. Eventi, questi, che comportano una serie di danni in tutti i tessuti del corpo e che, in particolare a livello cutaneo, agiscono distruggendo le fibre di collagene ed elastina, inibendone la nuova sintesi e, in ultima analisi, accelerando la comparsa e l’approfondimento delle rughe (Ref 2). 

Per le ragioni sopra richiamate, i composti antiossidanti costituiscono ingredienti praticamente ubiquitari nella formulazione di cosmetici o nutracosmetici anti-age. 

    INTRODUZIONE

    Il legame fra la dieta e lo stato di benessere della pelle e l’effetto dell’alimentazione sul processo di invecchiamento della pelle sono al centro dell’interesse della comunità scientifica da molti anni (Ref 311). 

    La nutricosmesi anti-age rappresenta una forma di supplementazione alimentare mirata a fornire dall’interno gli strumenti utili per contrastare l’assottigliamento della pelle, l’inaridimento, la perdita di tono e la comparsa delle rughe, ossia le conseguenze dei processi di invecchiamento. 

    La strategia ad oggi ritenuta più efficace per rallentare il deterioramento dell’integrità del tessuto cutaneo consiste nel contrastare la presenza e gli effetti dannosi dei radicali liberi. A questo scopo vengono impiegati cocktail ad azione antiossidante di vitamine (A, C, ed E) e pro-vitamine (come il beta-carotene) e altre sostanze quali licopene, luteina, zeaxantina, astaxantina, superossido dismutasi (SOD), coenzima Q10 (spesso non a caso definito “elisir di giovinezza”), polifenoli (antocianidine, catechine, flavonoidi, tannini e procianidine) e oligoelementi come il selenio. Oltre, naturalmente, a composti onnipresenti come l’acido ialuronico e gli acidi grassi polinsaturi (PUFA) (Ref 3, 5). 

    Com’è noto, l’azione antiossidante della vitamina E è fra le più studiate, in particolare per gli aspetti nei confronti delle specie reattive dell’ossigeno (ROS): il tocoferolo agisce neutralizzando l’ossigeno singoletto e impedendogli di aggredire i fosfolipidi contenuti nelle membrane cellulari. Questa attività è confermata anche dal fatto che la carenza di tocoferolo è correlata a condizioni come la cheratosi e l’invecchiamento prematuro della pelle e al prolungamento della guarigione delle ferite (Ref 4). 

    Fra le vitamine idrosolubili, l’acido ascorbico agisce come cofattore essenziale in numerosi processi biosintetici, specialmente con funzioni di trasferimento di elettroni. Contribuisce alla biosintesi del collagene, accelera la guarigione delle ferite cutanee e delle piaghe e partecipa all’attivazione del sistema immunitario presente sulla barriera cutanea, potenziando le difese della pelle (Ref 412). 

    CONTRASTARE L’INVECCHIAMENTO CUTANEO: CON QUALI STRUMENTI?

    MONICA TORRIANI

    Consulente scientifica | Italia

    Bio...

    Il gruppo dei flavonoidi comprende i fitoestrogeni, composti molto usati, soprattutto durante la menopausa, per ritardare l’invecchiamento cutaneo e contribuire a mantenere l’equilibrio nel profilo lipidico e nel metabolismo osseo (Ref 4). 

    L’uomo, come tutti gli animali, non ha la capacità di sintetizzare carotenoidi de novo e per questo deve assumerli da alimenti vegetali, presenti nella dieta oppure in integratori alimentari. I nutricosmetici a base di carotenoidi rappresentano una categoria al centro dell’attenzione della comunità scientifica e nell’ambito del mercato degli integratori, anche per il profilo di sicurezza che caratterizza questi composti, relativamente buono e confermato dal collaudato uso anche nella pratica clinica (Ref 510). 

    Un boost all’azione di rinnovamento dell’epidermide può essere ottenuto con un’adeguata assunzione di retinoidi liposolubili, che agiscono normalizzando la differenziazione dei cheratinociti, mediante un’interazione con la sintesi proteica, il metabolismo cellulare e la replicazione di queste cellule. A livello dell’epidermide, infatti, queste molecole possono comportarsi come veri e propri fattori trascrizionali e fattori di crescita. La loro azione porta al miglioramento della struttura dello strato corneo, che, a sua volta, potenzia le funzioni protettive della barriera cutanea e riduce la disidratazione transepidermica. Inoltre, aumenta la produzione di collagene ed elastina e stimola la differenziazione dei fibroblasti in cellule produttrici di collagene, con un effetto di aumento del tono, dell’elasticità e dell’idratazione della pelle (Ref 3).   

    Fra gli ingredienti spesso presenti nella composizione dei nutracosmetici anti-age, anche gli acidi grassi polinsaturi, in particolare quelli della linea omega-6, ricavati fonti quali l’olio di semi di lino, l’olio di ribes nero e l’olio di vinaccioli, tutti validi nutrienti per la pelle. L’elemento lipidico è di notevole importanza per la prevenzione dell’invecchiamento cutaneo, perché arricchisce le membrane cellulari e potenzia le difese della cute nei confronti della disidratazione (Ref 6).   

    GLI INGREDIENTI DEI COSMETICI DA MANGIARE

    Fra gli alimenti funzionali di più recente interesse, anche l’olio di fico d’India, ricavato dai semi della pianta e considerato un’importante novità nutricosmetica degli ultimi anni nel campo dei prodotti anti-age per la sua azione idratante e il suo apporto in carotenoidi e tocoferolo ad effetto radical scavenger e acidi grassi della linea omega-6 (acido linoleico e acido oleico).  

    Le analisi sperimentali condotte su questo alimento, già impiegato nella cosmetica tradizionale, suggeriscono che potrebbe diventare un valido nutraceutico dotato di effetto di protezione dall’invecchiamento delle cellule della cute (Ref 7).  


    Un ulteriore elemento catalizzatore di attenzione è rappresentato dai probiotici, elementi al centro della scienza nutrizionale moderna, che sta studiando in particolare la relazione tra i diversi ceppi e la salute della pelle.   

    Com’è noto, l’esposizione ai raggi UV induce modificazioni nelle funzioni del sistema immunitario, che si esprimono dando il via ad una catena di eventi, che a sua volta termina con la sintesi di molecole pro-infiammatorie. La ricerca ha evidenziato il ruolo di alcuni probiotici nella protezione dei danni cutanei legati alla fotoesposizione e nella loro modulazione. In particolare, il Lactobacillus johnsonii ha dimostrato di contribuire a rafforzare l’equilibrio immunitario della barriera cutanea in seguito all’esposizione ai raggi UV nell’uomo: da qui l’ingresso di questo ceppo microbico nel novero dei fotoprotettori sistemici (Ref 8). 

    Come tutti gli altri elementi di questa categoria, anche i probiotici impiegati a questo scopo non proteggono direttamente la pelle dai danni indotti dai fotoni ad alta energia e, per questa ragione, non sono indicati per il recupero dell’integrità del tessuto (restitutio ad integrum) dopo la comparsa di conseguenze come l’eritema solare e la cheratosi. Tuttavia, possiedono indubbi vantaggi quali il pratico utilizzo, l’assenza di impatto ambientale e di rischi di degradazione (se conservati correttamente e nell’ambito dell’intervallo di stabilità del prodotto che li contiene), oltre al decoupling fra la biodisponibilità e il grado di assorbimento attraverso la pelle. 


    In un’ottica di crescita del mercato, la nutricosmetica rappresenta una grande opportunità di sviluppo anche per la galenica, che può assumere un ruolo complementare nella preparazione di prodotti per esigenze personalizzate e di nicchia non coperte dalla produzione industriale. 

    I NUOVI FUNCTIONAL FOOD PER LA BELLEZZA DELLA PELLE 

    Questa sinergia di cosmesi e integrazione alimentare è in genere destinata, in cicli di 2-3 mesi all’anno, a persone sopra i 35 anni. In una fase, cioè, della vita nella quale l’efficienza dei meccanismi detossificanti dai radicali liberi comincia a ridursi. 

    Tuttavia, il loro utilizzo viene consigliato anche in persone più giovani ma con stili di vita che, per ragioni diverse, mettono a dura prova la resistenza della pelle. Ad esempio, perché vivono in città particolarmente inquinate, si espongono al sole più del dovuto (rispetto al loro fototipo), hanno un’alimentazione poco varia ed equilibrata o uno stile di vita stressante. 

    Alcune formulazioni possono essere comunque utili anche come trattamento adiuvante, in determinate circostanze e previo consulto con il proprio dermatologo, a soggetti che soffrono di patologie dermatologiche che beneficiano dell’assunzione di antiossidanti, probiotici e acidi grassi polinsaturi, elementi che irrobustiscono le difese cutanee e contribuiscono a mantenere la corretta idratazione (Ref 9). 

    PER CHI SONO PENSATI GLI INGESTIBLE COSMETICS? 

    Il termine nutraceutica è stato coniato da Stephen De Felice, presidente dell’organizzazione no profit “Foundation for Innovation in Medicine”, nel 1989 unendo le accezioni di nutrizione e farmaceutica.  

    I nutricosmetici rientrano nella categoria dei nutraceutici, ossia prodotti nutrizionali (alimenti o parti di un alimento) che forniscono comprovati effetti benefici e protettivi sulla salute, sia fisica che psicologica dell’individuo (Ref 12). 

    Collocati nell’ambito di interazione fra alimenti e farmaci, non sono oggetto di una precisa definizione comunitaria e vengono classificati dal punto di vista regolatorio come integratori alimentari (Ref 1316). Ricadono, dunque, nell’ambito di applicazione del Decreto 196/04 (Ref 14) (che recepisce la Direttiva 2002/46/CE) per quanto riguarda la corrispondenza fra i valori dichiarati e quelli effettivamente riscontrabili, la composizione e l’etichettatura e in quello del Regolamento (UE) 1169/2011 per quel che concerne i livelli di assunzione massima giornaliera (Ref 1517). 

    Le richieste di approvazione sottoscritte dalle aziende produttrici vengano raccolte dalle istituzioni nazionali responsabili (in Italia il Ministero della Salute) e inviate alla Commissione Europea, che esprime una decisione basandosi sulle opinions prodotte da EFSA (Ref 18).  

    L’INQUADRAMENTO REGOLATORIO DEI NUTRICOSMETICI