Giulio Fezzardini

Mktg & sales

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Italia

L’anguria: ovvero, il canto di Pino

Quando ero ragazzo abitavo a Metanopoli, l’avveniristico, per i tempi, villaggio ENI alle porte di Milano voluto dalla visione di Enrico Mattei per i suoi dipendenti.

Metanopoli è strategicamente situata nei pressi dell’aeroporto di Linate e uno dei miei ricordi più vivi è il rumore degli aerei che ci passavano sulle teste ad ogni ora del giorno e le escursioni a bordo pista con gli amici per ammirare e fotografare dietro le installazioni di sicurezza i velivoli in transito.

Allora non immaginavo che a causa del mio lavoro l’aereo sarebbe poi diventato per me una seconda casa.

Linate richiama l’“Idroscalo”, il “mare” dei milanesi e un perimetro delimitato da strade provinciali e macchie di verde.


Zona immersa nella nebbia in inverno, d'estate la metamorfosi: da un giorno all’altro, ecco apparire ai bordi delle strade baracche e baracchini in cui si mangiava l’anguria.

Erano luoghi mitici che si animavano di notte: struttura rigorosamente in legname e alluminio, fili elettrici penzolanti con lampadine al vento circondate da nugoli di moscerini, tinozze di plastica dove si risciacquavano piatti di ceramica e coltelli, tavolacci e panche e, va da sé, montagne di angurie. Situazione igienico sanitaria e di (non) sicurezza impiantistica che oggi farebbe gridare all’orrore.

Erano zone “franche” che raccoglievano ogni tipo di umanità sudata. Ai bordi della strada utilitarie Fiat e signorili Lancia, lambrette e biciclette, giovani e anziani, trasportatori e militi della strada senza contare quella fauna umana notturna tipica dei porti (Linate è un porto, aereo ma è un porto), che Fabrizio De André ha delicatamente immortalato nella sua poesia.

Accessorio finale, stormi di zanzare che ti aspettavano in agguato e simili a caccia, prese dal clima aviatorio, calavano in picchiata sui tuoi polpacci.


Uno di questi operatori del benessere apponeva regolarmente alla sua struttura un cartello, dipinto malamente a mano, con il seguente “claim” pubblicitario:

“DA PINO SI RINFRESCA L’INTESTINO”.


Semplice, immediato, tremendamente efficace: lo vedevi da lontano e inchiodavi il mezzo.

Cosa importante per un analista di marketing, quel claim rispondeva realmente alla performance del prodotto pubblicizzato e alla soddisfazione del consumatore.

Senza saperlo Pino aveva colto uno degli elementi essenziali di questo integratore nutrizionale totalmente BIO.



L’anguria o cocomero (Citrullus lanatus) fa parte della famiglia delle “Cucurbitacee”, origina dall’Africa meridionale da dove si è espansa, la troviamo “illustrata” nei reperti archeologici egiziani, viene importata in Europa dagli arabi.


Per inciso alla famiglia delle cucurbitacee (dal sanscrito “corb”, strisciare per i fusti striscianti e rampicanti) appartengono la zucchina, la zucca nelle sue tante varietà, melone e cetrioli.

Nel greco moderno “angùri” significa cetriolo. In pratica l’anguria è un cetriolone.

Notevoli le proprietà benefiche. A parte il potere dissetante, è costituita per il 95% da acqua, è ricca di licopene (il colore rosso vivo), di cui i nostri lettori ben conoscono gli effetti antiossidanti e antinfiammatori; quindi l’anguria è ricca di vitamine, A, B, C, conferisce potassio e magnesio, riduce l’accumulo di grasso nelle arterie.


Non ultimo, sembrano accertati effetti positivi per l’apparato riproduttivo maschile: il licopene, infatti, alza il livello di testosterone e la presenza di un aminoacido come la citrullina favorisce la vasodilatazione.

Ovviamente enunciati i benefici bisogna stare in guardia rispetto a claim ed articoli letti sotto l’ombrellone che, presi alla lettera, possono portare a miracolistiche illusioni. Qui siamo nel delicato ambito nutrizionale e nella dinamica di una corretta armonia alimentare, nel caso integrata con oculatezza e consiglio professionale, dai tanti prodotti che oggi abbiamo a disposizione.

Fuor di metafora: prudenza nel riempirsi di anguria dopo una teglia di lasagne, visto il contenuto zuccherino del frutto e la combinazione poco favorevole per la glicemia, e mangiarsene una intera prima di un incontro galante non è proprio la migliore delle idee.


Detto ciò una bella fetta d’anguria fresca in una calda e appiccicosa serata estiva è un tonico dall’immediato effetto energetico oltre che refrigerante, un sollievo per il corpo e per l’umore messo a dura pressione dall’afa.


Oggi l’anguria la troviamo tranquillamente nei supermercati, mercati rionali.

Ma (qui entro nel territorio pericoloso del ricordo), mi piacerebbe per una volta tornare su quelle strade con gli amici del tempo, sardinati in cinque sulla mia Fiat 500 grigio topo e fermarci per vivere uno di quei fotogrammi che tutti abbiamo nel cuore e ogni tanto ci rivediamo con un po' di nostalgia.

Grazie Pino.

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