SUPPLEMENTAZIONE

DI VITAMINA D

ALLA LUCE DI QUANTO EMERSO DURANTE L’EPIDEMIA COVID-19

La vitamina D ha dimostrato effetti importanti per il benessere generale dell’organismo. Diversamente da altre vitamine che si trovano abbondantemente nei cibi, la sua produzione è determinata principalmente dalla esposizione alla luce solare. Per questo motivo fino al XIX secolo, quando l’abbronzatura era considerata dalla borghesia un segno di povertà e anche i bambini delle classi meno abbienti erano trattenuti in casa per evitare i pericoli dei quartieri malfamati e i danni dell’inquinamento della prima rivoluzione industriale, il rachitismo ed in generale i problemi di sviluppo osseo colpivano duramente.

Solo alla fine del 1800 Theobald Palm scoprì gli effetti benefici del sole sull’adeguato sviluppo scheletrico e J.H. Kellogg curò la gotta di Edoardo VII d’Inghilterra con bagni di luce.

Poco più di vent’anni dopo l’esposizione al sole cessò di essere un tabù anche dal punto di vista di costume. Coco Chanel che era già una riconosciuta icona della moda prese troppo sole durante una crociera nel mediterraneo e sbarcando dalla nave in Costa Azzurra introdusse il vezzo della pelle abbronzata.

    COCO CHANEL E VITAMINA D? 

    La vitamina D è nota per i suoi effetti positivi sulla mineralizzazione ossea in quanto migliora l'assorbimento del calcio e un'esposizione adeguata al sole e con opportuna protezione è riconosciuta come il modo migliore per sviluppare sufficienti livelli di vitamina D. Studi recenti hanno dimostrato che livelli adeguati di vitamina D sono indispensabili anche per altre funzioni importanti per la salute dell’organismo.


    Sistema immunitario

    La vitamina D è essenziale per mantenere le difese immunitarie naturali innate che ci proteggono da virus e batteri. Alcuni studi hanno mostrato come un maggiore apporto materno di vitamina D durante la gravidanza è associato a un minor rischio di infezioni respiratorie e dell'orecchio nei bambini e altri hanno evidenziato che i bambini che assumono integratori di vitamina D durante i mesi invernali avevano un rischio ridotto del 58% di contrarre l’influenza.

    Il microbioma è importante per mantenere il nostro sistema immunitario in buona forma e un interessante studio condotto alcuni anni fa ha rivelato che la vitamina D3 modula il microbioma del tratto gastrointestinale superiore. Questo spiega la sua influenza positiva sulle malattie gastrointestinali, come la malattia infiammatoria intestinale o le infezioni batteriche.


    Sistema nervoso

    Il ruolo della vitamina D nei problemi di sviluppo neurologico e malattie degenerative come Parkinson e Alzheimer non è ancora del tutto chiarito, tuttavia l'integrazione può migliorare i sintomi di queste patologie e diverse ricerche suggeriscono che la vitamina D svolge un ruolo critico in condizioni come depressione e ansia.

    I BENEFICI DELLA VITAMINA D 

    LAURA GATTI

    Consulente | Italia

    Bio...

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    L’esposizione solare è la fonte principale di vitamina D , ma bassi livelli di vitamina D sono sempre più comuni, anche nei paesi soleggiati poiché le persone, compresi i bambini, trascorrono sempre più tempo al coperto. Un altro motivo è la maggiore consapevolezza sul rischio di melanoma indotto dai raggi UV. L'uso della protezione solare e una vita sempre meno all’aperto hanno ridotto l'esposizione ai raggi solari e di conseguenza il livello di vitamina D nella maggior parte della popolazione. È molto importante mantenere l’abitudine ad esporsi al sole restando all’aperto almeno 20-30 minuti ogni giorno in inverno e 5-10 minuti in estate. La vitamina D purtroppo è presente solo in pochi alimenti che entrano piuttosto raramente nella dieta giornaliera come pesce grasso, alcune alghe e funghi. L’aggiunta di vitamina D in altri alimenti ‘fortificati’ come latte , cereali o yogurt può non essere sufficiente come dimostrano le statistiche riguardo la diffusione della carenza in tutti i paesi occidentali inclusi quelli mediterranei. Si stima che miliardi di persone ne soffrano in tutto il mondo. La carenza, definita come dosaggio inferiore a 20 ng/ml, interessa il 33% della popolazione.


    DOVE SI TROVA LA VITAMINA D E PERCHÉ È MOLTI SOFFRONO DI CARENZA 

    Le malattie respiratorie hanno incidenza più alta e diffusione più veloce durante i mesi invernali. Questa caratteristica sembra applicarsi anche alla rapida diffusione nel periodo invernale del COVID-19 poiché il virus è più facilmente trasmissibile a basse temperature.

    Questo suggerisce la possibilità che l'assunzione insufficiente di vitamina D3 possa avere un ruolo nello sviluppo e nella gravità del COVID-19.

    Negli ultimi mesi sono apparse numerose review in proposito e diversi studi retrospettivi hanno mostrato una correlazione fra l’incidenza della patologia in alcune popolazioni (per esempio gli anziani specie ricoverati in case di riposo), la gravità della infezione e i bassi livelli di vitamina D.

    Le abbondanti evidenze raccolte hanno indotto più di cento scienziati, responsabili sanitari e professionisti nel campo della salute a sottoscrivere un appello (https://vitamindforall.org/letter.html) redatto e diffuso a dicembre 2020 per invitare i governi ad attuare campagne di supplementazione almeno per le categorie più esposte.

    VITAMINA D E COVID-19 

    Nel documento si citano articoli scientifici che mostrano come occorra assumere circa 4000 UI di Vitamina D per raggiungere i livelli minimi di concentrazione per evitare la carenza (20ng/ml) e più di 6000 UI per la soglia più prudenziale di 30ng/ml. Purtroppo, i livelli delle raccomandazioni ufficiali non sono stati ancora innalzati malgrado i dati disponibili e le indicazioni di diverse associazioni mediche.

    A fronte della emergenza pandemica e dei risultati degli studi più recenti i firmatari dell’appello ritengono urgente modificare questa situazione. Gli scienziati coinvolti rammentano che la supplementazione di Vitamina D, ai livelli raccomandati per migliorare la protezione contro le infezioni, ha un profilo di sicurezza privo di sostanziali rischi. Richiedono pertanto di prendere iniziative affinché tutta la popolazione adulta raggiunga sicuramente i livelli ideali di almeno 30ng/ml in grado di attivare una maggiore protezione verso le infezioni.

    A questo scopo, considerate le abitudini di vita e specialmente durante i mesi invernali, si indica una supplementazione di 4000 UI di vitamina D (o al minimo 2000 UI) anche in assenza di specifici test clinici data l’assenza di controindicazioni. Le popolazioni più a rischio dovrebbero essere testate per poter eventualmente provvedere a prescrivere anche dosaggi superiori. In particolare, per pazienti che presentino deficienza conclamata sarebbe indicato un ciclo di 10.000 UI/die per due settimane. Si tratta di una dose non rischiosa in quanto l’organismo sarebbe in grado di sintetizzarla autonomamente in condizioni favorevoli (per esempio trascorrendo una giornata al mare in estate). Peraltro, sia l’autorità americana (NAM) che quella europea (ESFA) per la sicurezza alimentare definiscono questo dosaggio "senza effetti collaterali osservabili".

    Benché siano stati individuati molti fattori che aumentano il rischio di contrarre l’infezione da Covid19 (età avanzata, co-morbilità, etc., …)’ la carenza di Vitamina D rappresenta l’elemento più facilmente modificabile, in tempi relativamente brevi, senza pericolo ed a costi contenuti.

    L’APPELLO #VitaminDforAll 

    VITAMINE & MINERALI