VITAMINE & MINERALI

LIPOSOMI:

STRATEGIA DI DELIVERY PER VITAMINE E MINERALI

Le vitamine e i minerali sono sicuramente fra gli integratori alimentari di maggior successo, date le numerose funzioni fisiologiche in cui sono coinvolti tuttavia due problemi molto pressanti relativi alla loro produzione sono la stabilità e la biodisponibilità.

Le molecole idrosolubili, come ad esempio la vitamina C, sono solitamente distribuite sotto forma di sali o direttamente in soluzione acquosa, ma in tali forme si degradano velocemente e tendono ad essere particolarmente sensibili all’ambiente acido del nostro stomaco. Altre molecole, come ad esempio il ferro, sono molto suscettibili agli agenti ossidanti, mentre le molecole non idrofile come le vitamine A, D ed E aggiungono ai problemi di stabilità quelli di solubilità.

È per questo che i produttori sono sempre alla continua ricerca di nuovi sistemi per rendere queste molecole maggiormente stabili e biodisponibili, senza però inficiarne l’efficacia. Una risposta a questo problema potrebbero essere i liposomi.

    I liposomi sono vescicole di piccolissime dimensioni, dai 300 micrometri di diametro fino ai nanoliposomi, che arrivano addirittura ai 30 nanometri. Sono costituiti da molecole anfifiliche, ovvero molecole che possiedono sia un gruppo idrofilo che uno idrofobo, come i fosfolipidi, solitamente disposte in un doppio strato.

    Grazie alla loro struttura permettono di creare un piccolo compartimento interno separato dalla soluzione esterna grazie allo strato lipidico, con un sistema in tutto e per tutto simile a quello utilizzato dalle nostre membrane cellulari. Questo consente di proteggere la molecola dagli agenti esterni sia durante la fase di stoccaggio che durante quella fondamentale del passaggio nel nostro stomaco.

    Successivamente il liposoma viene naturalmente assorbito dal nostro sistema digerente, risultando atossico e non modificando gli effetti fisiologici delle molecole che trasporta.

    Il vantaggio determinante di questo sistema di microincapsulazione è però il fatto che può trasportare sia molecole idrofile che lipofile, le prime nel comparto acquoso, le seconde all’interno dello strato lipidico.

    Non stupisce quindi che tali sistemi abbiano trovato utilizzo inizialmente in campo farmaceutico, e che adesso trovino terreno fertile in quello alimentare e nutraceutico.

    I LIPOSOMI 

    GIULIO LIBERTINI

    Hylobates Consulting | Italia

    Bio...

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    Per quanto riguarda le vitamine, i liposomi hanno dimostrato di saper trasportare efficacemente molecole come la vitamina C aumentandone la stabilità e la biodisponibilità senza per questo interferire con la ricezione di tale molecola da parte delle cellule. Inoltre il liposoma funziona “in entrambi i versi”, in quanto non solo protegge la vitamina C dall’aggressione da parte dei nostri succhi gastrici, ma protegge anche lo stomaco dall’irritazione che un’assunzione prolungata di questa può provocare.

    Nel caso della vitamina A si è osservato come non solo i liposomi la proteggano efficacemente dai danni ossidativi, ma come riescano anche a produrre un rilascio prolungato, utile per numerose applicazioni.

    Anche nella tecnologia alimentare i liposomi possono rivelarsi utili. Un esempio è l’alfatocoferolo, che conosciamo meglio col nome di vitamina E, un antiossidante naturale largamente utilizzato non solo come ingrediente attivo, ma anche come additivo alimentare per prevenire l’ossidazione dei cibi e prolungarne di conseguenza la shelf-life. La sua natura idrofobica però ne impedisce talvolta l’utilizzo, per via della difficoltà nel farlo interagire con le molecole idrofile che dovrebbe proteggere dall’ossidazione, come ad esempio l’acido ascorbico (la vitamina C), e per questo è spesso sostituito con antiossidanti di sintesi. L’utilizzo della forma liposomiale potrebbe risolvere elegantemente questo problema, consentendo al tocoferolo di svolgere efficacemente la sua funzione tecnologica.

    Tali approcci però non sono esenti da problemi.


    I LIPOSOMI COME SISTEMA DI TRASPORTO PER VITAMINE E MINERALI  

    Al di là delle sfide tecnologiche che l’uso di nuovi approcci in campo alimentare pone, è sempre necessario quando si introducono nuove tecnologie chiedersi se esse siano adeguate alle regolamentazioni in vigore.

    In Europa l’approccio relativo alle novità in campo alimentare è molto prudente e orientato alla tutela della sicurezza. Infatti il regolamento novel food prescrive che qualsiasi alimento o ingrediente introdotto nell’Unione Europea senza una storia di consumo significativo precedente al 15 maggio 1997 (data d’entrata in vigore del primo regolamento di questo genere) debba dimostrare la sua sicurezza prima di poter essere introdotto sul mercato.

    Sono molti gli alimenti considerati novel food, che quindi necessitano di autorizzazione. Tra le categorie incluse nel regolamento troviamo gli “alimenti con una struttura molecolare nuova o volutamente modificata”, gli “alimenti risultanti da un nuovo processo di produzione […] che comporti cambiamenti significativi nella composizione o nella struttura dell'alimento che incidono sul suo valore nutritivo, sul metabolismo o sul tenore di sostanze indesiderabil” e gli “gli alimenti costituiti da «nanomateriali ingegnerizzati”, ovvero quelli intenzionalmente caratterizzati da dimensioni uguali o inferiori ai 100 nanometri.

    È facile vedere come molti dei preparati liposomici possano potenzialmente rientrare in una o più di queste categorie.

    IL PROBLEMA REGOLATORIO: I NOVEL FOOD 

    Gli additivi alimentari non sono coperti dal regolamento novel food, che anzi li esclude esplicitamente nell’articolo 2, tuttavia sono anch’essi strettamente regolati. Il regolamento CE 1333/2008 elenca tutti gli additivi ammessi nelle diverse categorie di alimenti e indica le procedure necessarie per farne autorizzare di nuovi. Eventuali novità proposte in questo ambito, come ad esempio gli antiossidanti liposomici, dovrebbero essere quindi sottoposte a un rigido esame per giustificarne l’utilizzo e provarne la sicurezza prima di poter effettivamente essere commercializzate.

    Anche modificare le caratteristiche di additivi già esistenti, come nel caso dell’alfatocoferolo potrebbe essere una strada complessa da percorrere. Infatti anche le specifiche di tutti gli additivi ammessi sono rigidamente normate, dal regolamento UE 231/2012, che in molti casi indica anche l’esatta composizione chimica e stabilisce dei precisi criteri di purezza.

    In questi casi i liposomi potrebbero forse essere considerati come supporti, definiti dal 1333/2008 come “sostanze utilizzate per sciogliere, diluire, disperdere o altrimenti modificare fisicamente un additivo alimentare, […] senza alterarne la funzione (e senza esercitare essi stessi alcun effetto tecnologico) allo scopo di facilitarne la manipolazione, l’applicazione o l’impiego”, ma sarà necessario esaminare caso per caso per valutare se esiste davvero una rispondenza precisa a questa definizione, meno semplice e scontata di quello che potrebbe apparire.

    IL PROBLEMA REGOLATORIO: GLI ADDITIVI ALIMENTARI 

    In caso di dubbio sulla condizione di novel food o meno di un alimento, gli operatori possono richiedere un parere tramite gli stati membri per determinarne lo status, secondo la procedura descritta nel regolamento di esecuzione (UE) 2018/456.

    La vitamina C liposomiale è al momento l’unico ingrediente alimentare di questo tipo ad essere stato sottoposto al processo di consultazione, e la risposta è stata che non si tratta di un novel food, e non necessita quindi di autorizzazione per essere commercializzato.

    È necessaria tuttavia molta cautela nel considerare questa risposta applicabile per analogia ad altri ingredienti simili. Il preparato in questione infatti rispondeva ad alcune precise caratteristiche: le sostanze utilizzate per produrre i lisosomi erano inulina e lecitina di girasole, ingredienti alimentari già largamente utilizzati, il processo tecnologico di produzione risultava essere esistente nell’Unione Europea da prima del 15 maggio 1997 e tutte le particelle erano di dimensione superiore ai 100 nanometri. L’autorità ha infine convenuto che in base ai dati disponibili la forma liposomiale non implicava cambiamenti nella struttura della vitamina C o nel suo metabolismo. Inoltre le autorità degli stati membri hanno confermato che la vitamina C liposomiale era presente sul mercato già da prima del 1997.

    IL CASO DELLA VITAMINA C 

    In conclusione, le vitamine e i minerali in forma liposomiale si presentano come un’interessante opportunità sia dal punto di vista nutrizionale che da quello tecnologico, data la loro maggiore stabilità e biodisponibilità e la diversa solubilità rispetto ad altre forme.

    Tuttavia nonostante le prospettive che presentano questi ingredienti tecnologicamente avanzati vanno comunque inquadrati nel frame regolatorio vigente, allo scopo di produrre alimenti sì innovativi ma anche sicuri e conformi, e se necessario di instaurare anche un proficuo dialogo tra l’industria e il legislatore, sempre nel miglior interesse del consumatore.

    OPPORTUNITÀ E SFIDE