Marco Oliva 

Direttore R&D HC

Zobele Group

Italia

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Marco Oliva, direttore R&D HC di Zobele Group e membro del CdA di PNP Srl, ha maturato una lunga esperienza come Direttore R&D di diverse realtà multinazionali operanti nel settore Home & Personal Care. La sua attività è sempre stata caratterizzata da una visione ampia, di grande respiro e creatività nella osservazione dei fenomeni e trend di settore e nella loro declinazione nelle aree di business di sua responsabilità. L’evento Making Cosmetics lo ha avuto spesso ospite alle sue conferenze registrando sempre grande partecipazione e calorosa attenzione da parte degli operatori presenti.   

Silvana Maini lo ha intervistato per BEAUTY HORIZONS in un momento storico in cui è più che mai sentita una attitudine di visione e quindi la necessità di uno scambio di idee e spunti di riflessione per un futuro già in atto e caratterizzato da cambiamenti radicali nelle attese dei consumatori e quindi nei prodotti.  


Il pubblico capisce le indicazioni sui prodotti per la protezione solare? L'SPF (fattore di protezione solare) è l'unico (o il più importante) parametro di prestazione per un prodotto di protezione solare? 


I consumatori sono oggi più evoluti e maggiormente consapevoli degli effetti nocivi delle radiazioni UV: di conseguenza le indicazioni di sicurezza dei prodotti solari sono meglio percepite e certamente più note che in passato. Certo che occorre non solo limitarsi all’SPF ma bisogna anche valutare la capacità del formulato di proteggere dai raggi UVA che sono i principali responsabili del foto-invecchiamento cutaneo. Il consumatore riconosce questa protezione dall’apposizione in etichetta di un simbolo UVA cerchiato, segno che il prodotto ha superato positivamente il test di efficacia relativamente alla protezione contro questi raggi. Per quanto riguarda i tradizionali fattori di protezione (SPF), la raccomandazione del 22 settembre 2006 ha certamente reso più semplice e adeguata la comprensione dei fattori di protezione, introducendo anche la classificazione delle diverse protezioni, ben distinguendole in basse, medie e alte. Va ricordato che l’SPF rappresenta un valore temporale prima che quantitativo: rappresenta infatti un fattore moltiplicativo di potenziale insorgenza dell’eritema, per cui quanto più alto il valore, tanto più dilatato risulta il potenziale effetto irritativo sulla cute: di qui, l’importanza di applicare più volte la crema nelle ore di esposizione al sole, evitando naturalmente quelle più calde. 


I filtri per la protezione solare vengono assorbiti dalla pelle?  Questo rappresenta un rischio per la salute? 


I filtri solari disponibili in commercio sono sicuri e in accordo ai rigidi protocolli previsti dalla normativa vigente. Questo vale per tutti i filtri solari, sia chimici sia fisici. Sono essenziali per garantire una corretta esposizione alla luce solare e sono sempre oggetto di revisione da parte del SCCS, il Comitato Scientifico Europeo, preposto alla tutela e alla salute dei consumatori. 


I filtri per la protezione solare rappresentano un pericolo per l'ambiente? 


L’attenzione alla problematica ambientale è una delle principali tematiche che possiamo riscontrare nella comunità scientifica e le Aziende del settore cosmetico stanno ricercando sempre più criteri per soddisfare il requisito della “ecocompatibilità” del prodotto solare. Spesso questo termine viene confuso con la “naturalità” o la “natura fisica” (e non chimica) del filtro solare e qui nasce un problema serio, perché in realtà i filtri fisici rischiano di essere molto peggio di quelli chimici in termini di protezione ambientale. 


E perché? 


Perché il termine “ecocompatibilità” indica l’innocuità del formulato e dei suoi sottoprodotti per l’ambiente, prescindendo dall’origine chimica del filtro. Filtri fisici come ad esempio il biossido di Titanio invece, non sono solubili e restando sulla superficie in forma di microparticelle possono incidere negativamente sull’ambiente acquatico. Non sempre la chimica va vista con sospetto, anzi per quel che mi riguarda, quasi mai. Viceversa, occorre qualche volta diffidare da “endorsment” naturalistici che nascondono tanto marketing pubblicitario emotivo e altrettante insidie. 


Esiste un prodotto ideale per la protezione solare? O cos'è un prodotto ideale per la protezione solare? 


Il prodotto “ideale” in cosmetica è funzionale al tipo di pelle del soggetto e alla contingenza della circostanza. Di conseguenza non esiste un prodotto definibile “ideale” ma ognuno deve effettuare una scelta consapevole sulla base della propria esperienza. Il luogo, il tempo e il tipo di esposizione alla luce solare gioca un ruolo chiave nella definizione del tipo di protezione da scegliere. In generale il mercato si sta sempre più orientando verso le alte protezioni con una crescita considerevole dell’offerta. E’ sempre bene peraltro utilizzare una protezione alta o molto alta all’inizio dell’esposizione e sulle parti più delicate, specie il viso. 


Ha senso proteggere dalla luce blu, dalla luce visibile o dalla luce infrarossa? La protezione solare topica compromette la produzione di vitamina D nella pelle? 


La principale radiazione da cui bisogna proteggersi è naturalmente quella ultravioletta. Diversi prodotti rivendicano un’azione di protezione anche nei confronti della luce blu o di quella infrarossa ma a mio avviso si tratta di misure di secondaria rilevanza. Una cosa è certa: la protezione solare non compromette la produzione di Vitamina D che anzi è potenziata da una corretta esposizione alla luce solare. 


La conformità con le misure di protezione solare: L'importanza delle proprietà sensoriali dei prodotti di protezione solare. Quali paure ha il pubblico in relazione ai prodotti di protezione solare? 


La sensorialità gioca un ruolo chiave in cosmetica e oggi sempre più anche nei prodotti solari. Le texture non devono essere punitive o eccessivamente pastose ma devono garantire una gradevolezza e un senso di protezione oltre che un’efficacia comprovata scientificamente. Anche l’eccesso di untuosità del prodotto può costituire un elemento di rigetto da parte del consumatore che guarda alla salute della pelle coniugandola sempre più alla bellezza estetica, in un binomio ormai imprescindibile.