IL SOLE D’INVERNO

SUN CARE

L’applicazione dei solari concede alla pelle la possibilità di mettere in atto i meccanismi di protezione fisiologica attraverso la produzione del pigmento cutaneo, la melanina. Avvalendosi di componenti capaci di bloccare in parte la radiazione luminosa, come accade per i filtri chimici, o di rifletterla, è ciò che avviene con i filtri fisici (anche noti come filtri minerali), questi prodotti prolungano la possibilità di rimanere esposti al sole senza incorrere nel rischio di scottature.

L’importanza della protezione solare è progressivamente cresciuta dagli anni ’70 in poi, anche a causa dell’aumento dell’incidenza dei tumori della pelle.

Sia da questo punto di vista che per quanto riguarda la riduzione del rischio di cataratta, patologia anch’essa favorita dall’eccessiva esposizione, i prodotti contenenti filtri solari sono estremamente utili, ma richiedono di essere utilizzati con attenzione.

Spesso la stessa applicazione di una protezione UV innesca nella mente del consumatore la falsa sicurezza di essere al riparo da qualsiasi conseguenza associata all’esposizione al sole. In altri casi, al contrario, l’idea di tutelarsi nei confronti di un elemento naturale, fonte di benessere e salute come il sole appare un’esagerazione e, per questo, il consumatore rinuncia a schermarsi.

Un’altra credenza da sfatare riguarda le performance che i prodotti schermanti possono esprimere. Su questo punto, malgrado le aspettative ottimistiche, anche le formulazioni tecnologicamente più innovative non risolvono problemi come la tenuta perfetta all’acqua e al sudore, né le limitazioni nella durata dell’efficacia.

Questi aspetti attribuiscono massima importanza all’educazione dei consumatori, un processo che comincia con un’attenta lettura dell’etichetta.

    LE CREDENZE DIFFUSE SULLA PROTEZIONE SOLARE 

    Come noto, i raggi ultravioletti vengono classificati in 3 categorie in funzione della lunghezza d’onda: le radiazioni UVA comprendono le frequenze fra i 315 ed i 400 nm, le UVB fra 280 e 315 nm e le UVC fra 100 e 280 nm.

    I raggi UVC e parte degli UVB vengono bloccati da alcuni degli elementi che compongono l’atmosfera, come ozono, vapor acqueo, ossigeno e anidride carbonica. L’interazione con questi composti impedisce loro di raggiungere la superficie terrestre. L’effetto schermante sugli UVB, responsabili delle reazioni biochimiche che producono la caratteristica pigmentazione cutanea, è massimo in inverno, quando la terra raggiunge la massima distanza dal sole, e minimo in estate.

    I raggi UVA subiscono in maniera molto meno evidente l’azione filtrante dell’atmosfera.

    Sono presenti durante tutto l’anno con la medesima intensità, a qualsiasi latitudine. Attraversano le nuvole, la nebbia, materiali come il vetro ed altre superfici riflettenti. A causa del fatto che hanno una forte capacità penetrativa nella pelle, sono correlati ai fenomeni di photoaging.

    L’AZIONE PROTETTIVA DELL’ATMOSFERA

    MONICA TORRIANI

    Consulente scientifica | Italia

    Bio...

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    Le basse temperature registrate durante l’inverno, anche quando splende il sole, nulla dicono della composizione ultravioletta, perché a produrre l’effetto riscaldante è la componente infrarossa della radiazione solare.

    Il fatto che la radiazione UV riesca comunque, seppure in misura minore rispetto all’estate, a filtrare attraverso l’atmosfera legittima l’uso di un’adeguata protezione anche nella stagione fredda, come sottolineato dall’American Academy of Dermatology Association.

    I solari finalizzati alla protezione cutanea durante l’inverno devono possedere attività filtrante sia la radiazione UVB che la UVA. Ma, rispetto alla stagione calda, possono essere applicati solo su viso, collo e mani, le uniche aree esposte.

    Nemmeno il cielo plumbeo mette al riparo dal rischio di scottatura. Alcuni studi mettono addirittura in luce un effetto di potenziamento prodotto, in determinate circostanze, dalle nuvole, sulla radiazione solare, un fenomeno definito cloud enhancement.

    Anche durante le fresche primavere il rischio per la pelle può essere non trascurabile, perché nel corso di giornate intensamente soleggiate la radiazione solare può essere inaspettatamente intensa.


    La situazione è più chiara quando l’esposizione si realizza in corrispondenza di superfici particolarmente riverberanti, come la neve e l’erba, e ad altitudini elevate, alle quali la capacità filtrante dell’atmosfera è inferiore. In questi casi, la resistenza all’uso del filtro solare è mediamente minore. La neve riflette fino all’80% dei raggi che la colpiscono: questo significa che i raggi del sole quasi raddoppiano il loro effetto sulla pelle.

    QUALE PROTEZIONE È NECESSARIA IN INVERNO?   

    Ciò che sembra mancare nella popolazione non è tanto la consapevolezza dei rischi associati all’eccessiva esposizione al sole, ma cosa si debba intendere per “eccessiva esposizione”.

    Nella concezione generale, la protezione ideale si realizza quando viene evitata la lesione attinica. Ma, di fatto, l’uso dei prodotti con filtri solari, insieme a tutti gli altri strumenti che disciplinano l’esposizione al sole, non dovrebbe avere come obiettivo uno scampato pericolo, ma una precisa forma di prevenzione.

    La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha individuato un parametro più predittivo del rischio rispetto a quelli più comunemente usati.

    L'indice universale della radiazione UV solare (rappresentato con l’acronimo UVI, UltraViolet Index) è una misura del livello della radiazione UV sulla superficie terrestre e un indicatore del potenziale danno che essa può provocare alla pelle. Più alto è l’UVI, maggiore è il potenziale di danno per la pelle e per gli occhi e minore è il tempo necessario perché la lesione si verifichi.

    QUANDO IL SOLE È TROPPO  

    L’utilizzo diffuso dei filtri solari, che viene incoraggiato da anni durante la primavera-estate e negli ultimi anni anche in autunno-inverno, ha amplificato la pressione per l’individuazione di iniziative a tutela della sostenibilità ambientale.

    Da un lato la normativa è intervenuta con il divieto all’uso di alcune molecole. Da quest’anno, ad esempio, nelle Isole Hawaii sarà vietato l’impiego di creme contenenti oxybenzone e octinoxato (uso che verrà consentito a coloro che sono in possesso di una prescrizione medica). Si tratta, infatti, di due sostanze che, in accordo ad uno studio pubblicato sulla rivista Archives of Environmental Contamination and Toxicology nel 2015, danneggerebbero la barriera corallina e l’ecosistema marino. Inoltre, si sta andando nella direzione di imballaggi e packaging sempre più pratici ed ecocompatibili.

    Il trend attuale propone filtri (per lo più) chimici, naturali e biodegradabili. Uno degli elementi più interessanti impiegato nella formulazione dei prodotti per la protezione solare è rappresentato dalla plusolina. Si tratta di un complesso dall’azione protettiva, antiossidante e antinfiammatoria costituito da un mix di oli naturali (olio di crusca di riso, olio di karanja, ricco di flavonoidi capaci di assorbire la radiazione ultravioletta, e olio di cotone) e vitamina E.

    LA COSMETICA SOSTENIBILE 

    Intercettare le tendenze nella ricerca e nello sviluppo di cosmetici contenenti filtri solari significa assecondare le esigenze di personalizzazione sia del prodotto che del suo utilizzo.

    Anche per quel che riguarda le protezioni elevate, oltre alle tradizionali creme da spalmare negli ultimi anni si sono aggiunti gli spray, le lozioni e le recentissime acque solari. L’offerta è eterogenea anche nel packaging, che intercetta le esigenze di ogni target di consumatore: esistono flaconi di pratica impugnatura pensati per gli sportivi, di facile utilizzo destinati ai bambini e confezioni da borsetta piccole ed eleganti.

    Devono, inoltre, essere scelti solari diversi in funzione delle eventuali condizioni dermatologiche presenti. Una persona con psoriasi, rosacea o altre patologie cutanee non può utilizzare un generico prodotto con filtro, ma deve orientarsi, su consiglio del dermatologo, verso una formulazione specifica.

    I filtri fisici più utilizzati in cosmetica sono il biossido di titanio, il magnesio biossido, il talco e il caolino. Si tratta di composti caratterizzati da elevato potere coprente, disperdente e riflettente rispetto alle radiazioni solari. Sono tutti materiali insolubili, che vengono dispersi all’interno del veicolo in forma micronizzata e per i quali la principale sfida formulativa e produttiva è rappresentata dall’ottenimento di un complesso stabile e omogeneo nel tempo.

    Il calibro ottimale delle particelle contenute negli schermanti fisici è dell’ordine dei micron ed è limitato superiormente dai criteri di accettabilità cosmetica del preparato, secondo i quali l’effetto bianco coprente deve essere contenuto, e inferiormente dalla necessità di mantenere la capacità filtrante.

    A causa del potenziale effetto occlusivo degli elementi dispersi, questi prodotti protettivi presentano una controindicazione per i soggetti affetti da acne, a cui viene raccomandato l’uso di filtri chimici.

    I FILTRI DI PRECISIONE   

    La presenza di tatuaggi costituisce un ulteriore vincolo in sede di scelta del prodotto. Come indicato dall’American Academy of Dermatology Association, sulla pelle tatuata è bene evitare di applicare formulazioni contenenti vaselina o altri derivati del petrolio, che potrebbero avere l’effetto di sbiadire i colori. D’altro lato, la protezione solare è in questi casi ancor più necessaria, anche fuori stagione, in virtù dell’azione ossidante della radiazione ultravioletta.

    La scelta del cosmetico più adatto deve anche assecondare le esigenze specifiche relative alla tipologia di pelle e all’area sulla quale il prodotto deve essere applicato. Mentre sul resto del viso, la scelta del prodotto è relativamente libera, per schermare labbra, zigomi e naso, le parti più esposte, sono indicate le formulazioni più persistenti, come quelle acqua in olio. Inoltre, la scelta del prodotto destinato al contorno occhi deve rispettare criteri di maggiore leggerezza della texture, per impedire che esso si accumuli nella piega delle palpebre e per favorire l’uniformità nell’applicazione.

    Come per tutti gli altri cosmetici, oggi non è un plus ma un requisito quasi di base l’effetto anti-età, che, oltre ad offrire protezione dalla radiazione ultravioletta, garantisca un’efficace skincare. Se una protezione dal sole produce di per sé un’azione preventiva contro le rughe, l’aggiunta di componenti anti-age come i retinoidi, antiossidanti come il tocoferolo o idratanti che aumentano il turgore dell’epidermide come l’acido ialuronico e il collagene la rinforza e la completa.

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