Nell’ultimo decennio la definizione di salute ha esteso il suo perimetro diventando un concetto molto olistico, racchiudendo al suo interno la valutazione del buono stato organico del corpo ma dedicando molta attenzione anche alla sfera psicologica, la quale, secondo alcuni, sarebbe in realtà la prima causa dei disagi del corpo.


Tra gli organi più bersagliati dalle fluttuazioni emotive, psicologiche e dei nostri umori, pare esserci proprio l’intestino, se non l’intero apparato digerente. Tra gli esempi più classici possiamo pensare alla gastrite “da stress” quando qualcosa non va. L’asse cervello-intestino è stato approfondito però sia in un senso che nell’altro: placare la mente per migliorare le attività digestive, così come intervenire sull’intestino per prevenire disturbi di carattere psicologico.


Lo studio della salute dell’intestino, insomma, è diventato oggetto di svariate ricerche negli ultimi anni. Ci imbattiamo spesso in frasi che lo additano come il nostro “secondo cervello” dandogli pertanto una notevole importanza ed attenzione. La salvaguardia del nostro microbiota intestinale, inteso come l’insieme dei microorganismi buoni che popolano il nostro organismo, è bersaglio di punta del settore dell’integrazione e della prevenzione.


Un buon funzionamento digestivo è solitamente associato ad un sano e ricco microbiota, quando si ha uno squilibrio di quest’ultimo parliamo di disbiosi. La disbiosi è caratterizzata da un’alterazione della flora intestinale che porta sintomi locali che spaziano dal meteorismo, alla stitichezza, al gonfiore, ai dolori addominali ed alitosi.

Quali armi abbiamo per aiutare e mantenere in salute il nostro intestino? Inutile ripeterlo, la dieta è la prima -e la più completa- arma vincente. Il microbiota è caratteristico di ogni individuo e una consapevolezza a tavola, nella scelta di quello che mangiamo, è alla base del nostro stare bene. Nonostante l’impegno che, tuttavia, ognuno può metterci, alcune situazioni ci portano a non mantenere la salute del nostro intestino: ritmi lavorativi, viaggi, terapie antibiotiche, altre patologie, per citarne alcune.


Tralasciando il trattamento di particolari patologie che richiedono l’intervento medico, la supplementazione si è spesa molto negli ultimi decenni nel fornire aiuti ai consumatori per prendersi cura del proprio apparato digerente. Primo tra tutti lo sviluppo di integratori alimentari e di alimenti addizionati contenenti sostanze che intervengono sulla popolazione microbica intestinale: prebiotici, probiotici, simbiotici e post biotici. Andando con ordine, i prebiotici sono sostanze non digeribili provenienti dagli alimenti che favoriscono crescita ed attività dei batteri presenti nel tratto intestinale; i probiotici sono invece veri e proprio microorganismi che, una volta ingeriti, vanno a popolare il tratto gastrointestinale, il quale ne beneficia; i simbiontici non sono altro che prodotti che vedono la combinazione dei due precedenti; mentre i postbiotici, meno conosciuti dei precedenti, sono pool di sostanze rilasciate dai batteri stessi durante i processi di fermentazione degli alimenti che se ingerite favoriscono lo stesso microbiota nella sua crescita e funzione.


Ovviamente, tra questi, i prebiotici sono sostanze normalmente presenti negli alimenti in quantità che varia da alimento ad alimento. Nuovamente, la scelta accorta di cosa mangiare gioca a favore della salute intestinale anche in casi di disbiosi.


Tra i rischi in cui incorre il consumatore medio vi è quello di non saper riconoscere quali sono gli integratori o le sostanze che effettivamente sono benefiche per il proprio intestino e, purtroppo, l’informazione che arriva nelle nostre case attraverso internet non aiuta a schiarirci le idee. Sono molteplici i siti con un e-commerce dedicato alla vendita di prodotti per il nostro intestino e con l’aumento della possibilità di scelta, si sa, aumenta la difficoltà nel capire quali sono veramente i prodotti che fanno il caso nostro, quali formulati appropriatamente e quali, invece, rivendicano effetti che vanno oltre l’effetto benefico e andrebbero evitati.


Qui di seguito facciamo un po’ un excursus su quelle che sono informazioni preliminari per capirci qualcosa in più. Nel caso di integratori alimentari, innanzitutto, si fa riferimento alla Direttiva 2002/46/CE (1) e Decreto legislativo del 21 Maggio 2004, N.169 (2) e quindi si parla esclusivamente di “una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate”. In Italia i probiotici sono descritti dalle puntuali Linee Guida Ministeriali (Linee Guida su probiotici e prebiotici (3)), aggiornate dal Ministero della Salute nel marzo 2018.


Parallelamente, si possono trovare anche queste stesse sostanze negli alimenti definiti addizionati, definiti dal Regolamento No 1925/2006 (4) come alimenti contenenti vitamine, minerali e altre sostanze nutritive.


Entrambi i prodotti, integratori e alimenti addizionati, sono soggetti in Italia alla procedura di notifica al Ministero della Salute (notifica integratori, notifica alimenti addizionati). Per gli integratori alimentari, la procedura per la notifica si conclude con la pubblicazione del prodotto all’interno di due liste (una ordinata per prodotto e una per azienda). Queste liste possono essere di aiuto per il consumatore per verificare l’effettiva presenza sul mercato italiano di un integratore. Esistono integratori venduti online e spediti in Italia che però non sono registrati sul territorio nazionale per i quali è lecito farsi qualche domanda in più su provenienza e sicurezza.


Altro punto di attenzione per probiotici e prebiotici sono i claims, ossia gli effetti salutistici associabili a loro e le rivendicazioni in etichetta utilizzabili, ai fini commerciali, dall’Operatore del Settore Alimentare (OSA). Attualmente, in Europa, non vi è un’unanimità sull’effetto di probiotici e prebiotici sull’organismo, la comunità scientifica si trova separata in merito alla loro efficacia.


L’Autorità sulla Sicurezza Alimentare Europea (EFSA), nella valutazione dei claims da autorizzare per i probiotici e prebiotici secondo Regolamento (CE) 1924/2006 (5), si schiera a sfavore di tutti i claims presentati sinora, lasciando, di fatto ogni rivendicazione in etichetta, se presente, non autorizzata su suolo Europeo. Curiosamente, tuttavia, le Linee Guida ministeriali italiane permettono che il termine “probiotico” possa essere indicato in etichetta anche insieme all’indicazione “favorisce l’equilibrio della flora batterica”.


Buona pratica è porre sempre attenzione a rivendicazioni in etichetta e di diffidare da effetti curativi o miracolosi, dove, si sa, le prove scientifiche a supporto sono quasi sempre inesistenti; è sempre bene ricordare che l’integratore non cura bensì sostiene l’omeostasi dell’organismo. La migliore scelta rimane sempre avvalersi di un parere medico o di un farmacista nel momento in cui si è alla ricerca del prodotto più adatto a noi e alle nostre esigenze.

 La salute dell’intestino:
di quali prodotti fidarsi

Riferimenti bibliografici