Andrea Poli

Presidente

Nutrition Foundation of Italy


“Nessun problema food”, promossa da Unione Nazionale Consumatori e Integratori & Salute, è una serie speciale del podcast di Consumatori.it, dedicata alle domande dei consumatori sui temi dell’alimentazione. La serie, che contiene quattro episodi disponibili su Spotify e Spreaker, è focalizzata su argomenti che riguardano la corretta alimentazione e la salute, con l’intento di sgombrare il campo dalle fake news e i luoghi comuni, parlando ai consumatori con un linguaggio semplice e diretto. Per questo è stato fondamentale avvalersi del supporto di esperti che spieghino in modo scientifico a cosa servono gli integratori e quando e come utilizzarli.

Il Professor Andrea Poli, presidente di Nutrition Foundation of Italy, è stato protagonista di uno degli episodi della rubrica dal titolo “Le fake news sugli integratori alimentari”, segno che le notizie false si sono diffuse anche in questo campo.


Silvana Maini l’ha intervistato per NUTRA HORIZONS.


Grazie innanzitutto per averci concesso questa intervista. Oggi parliamo di FAKE NEWS.
Inizio riportando due episodi che mi toccano da vicino, uno professionale e uno personale. Quello professionale: Federchimica ha attivato da tempo il portale FATTI NON FAKE, con ottimo riscontro di visite.
Quello personale: ho un amico medico esasperato dai pazienti che si presentano con fantasiose auto-diagnosi e ancora più fantasiose auto-prescrizioni. Due segni di un fenomeno ahimè diffuso e in pericolosa crescita. L’amico medico mi spiegava che nel suo ambito di competenza alcune fake news sono costruite molto bene, con una parte di attendibilità (ecco l’insidia) e l’altra, appunto, “farlocca”, mi passi il termine. 
Come il mondo del nutraceutico ne è coinvolto? Quali i maggiori fattori di rischio per l’utente?


Credo che i problemi principali che si devono fronteggiare siano due. Il primo è quello che potremmo definire “fake regolatorio”. È un fenomeno molto diffuso, che attribuisce ad un integratore effetti che sul piano normativo-regolatorio l’integratore stesso non può possedere (e non deve quindi comunicare): in genere effetti di natura preventiva o, più spesso, terapeutica. Di fatto, l’integratore viene spacciato per un farmaco, creando confusione tra il pubblico ed introducendo elementi di concorrenzialità scorretta nei confronti dei produttori che pubblicizzano correttamente i propri prodotti. Il secondo fenomeno, certamente più grave, è la proposta di integratori come preventivi o terapeutici in condizioni nelle quali in realtà loro efficacia è nulla, e talora controproducente. Fenomeno che abbiamo visto purtroppo molto frequentemente durante la pandemia COVID-19, durante la quale molecole di varia natura sono state proposte come alternativa alle terapie ed ai vaccini che la comunità scientifica stava faticosamente sviluppando e testando secondo le usuali rigorose metodologie della ricerca scientifica. Il rischio in questi casi è di indurre potenzialmente qualcuno ad abbandonare, o a non considerare, terapie efficaci per passare a principi che non le possono invece in alcun modo sostituire.


Chi sono gli informatori (non) scientifici della situazione? Che cosa li anima?


Nel secondo caso, come ricordavo ben più pericoloso, credo sia in gioco soprattutto il tentativo (talvolta per motivi ideologici e talvolta più banalmente per motivi di natura economica) di dimostrare che sostanze naturali (spesso estratti vegetali, o composti semplici come vitamine e minerali) possono funzionare meglio di farmaci complessi e in genere costosi. L’idea di base è che la natura, senza bisogno di sviluppare farmaci “chimici” (distinzione ovviamente privi di senso, se si considera che naturalmente tutto è “chimica”, e che non c’è modo, tanto per fare un esempio, di differenziare una molecola di vitamina C prodotta dalla pianta del limone da una sintetizzata in laboratorio), sia in grado di fornirci tutti i principi protettivi di cui possiamo avere bisogno. Ma anche, sotto sotto, intravvedo l’idea di mettere fuori gioco l’industria del farmaco, le odiate “big Pharma”: che non sono certamente prive di colpe, anche gravi, ma che hanno comunque contribuito a cambiare il mondo. Basta pensare com’era il mondo stesso, solo 100 anni fa, prima per esempio della scoperta e della commercializzazione degli antibiotici.


Quali gli argomenti più ricorrenti, più “trattati”?


Direi un po’ di tutto. Negli ultimi tempi, naturalmente, soprattutto le molecole presentate come in grado di stimolare la funzione immunitaria (e quindi di proteggere dal COVID).


Possiamo dire che la fake news danneggia sia l’utente che il produttore del nutraceutico? 

  

Il primo tipo (quello che ho definito fake regolatorio) danneggia soprattutto il produttore corretto, che comunica la funzionalità del suo prodotto sulla base di quanto permette la legge. Il secondo tipo danneggia tutti: sia i produttori che operano e comunicano correttamente e sia il pubblico, specie quello più fragile e poco attrezzato culturalmente, certamente più facile da “ingannare”.


Lei come si spiega che l’attendibilità della scienza sia così facilmente oscurabile dalle lucciole e lanterne di chi questa scienza la millanta? Perché siamo arrivati a tanta superficialità? Senza fare processi, ci sono responsabilità evidenti?


Credo che i problemi alla base di questa situazione siano di varia natura. La scienza procede lentamente, controllando continuamente i propri passi in avanti, secondo una metodologia rigorosa (ma complessa da comprendere per i non addetti lavori) che sostanzialmente potremmo definire “per prove ed errori”. E gli errori, spesso, si vedono più dei progressi. Noi, e soprattutto coloro che sono colpiti da problemi di salute rilevanti, vorremmo invece progressi rapidi e sicuri: e siamo facilmente preda di chi cerca di venderci quello che cerchiamo anche se in realtà non esiste. 


Noi siamo media a vocazione tecnica e scientifica, la attendibilità della notizia è il nostro dogma, basti pensare agli articoli scientifici “peer reviewed” che ospitiamo. Che cosa noi, i colleghi della stampa di settore, possiamo fare per sostenere iniziative come la vostra e darle maggiore impulso?


Continuare con un approccio molto rigoroso, ed avere il coraggio di evidenziare ed etichettare le fake news come tali, senza reticenze, anche se talvolta può essere meno semplice di quanto si possa immaginare.