IL BUONO, LA BELLA E IL CATTIVO:


TRE DIFFERENTI VISUALI SULLE TINTURE PER CAPELLI, L'UTILIZZATORE, LA FORMULATRICE ED IL TECNOLOGO

Liberamente tratto dalla Relazione di Romina Renghi, Gabriele Lanzi e Roberto Leonardi alla Giornata SICC sui prodotti per capelli a Bologna, 21 settembre 2023

Tutto dovrebbe partire da qui, dalla fine, dall’utilizzo, da quella sensazione di cure e di attenzione che ti trasmette chi ti applica la tintura con il pennello alle radici dei capelli.

Lo fai una volta al mese, lo fai per rimanere giovane con il tuo colore naturale, lo fai per cambiare drasticamente colore quando la nevrosi supera il limite di attenzione ovvero quando non puoi più fare finta che le cose vadano bene.

Lo fai anche dopo gli ottanta…”non vorrai mica che io sembri vecchia, no?”, ma c’è sempre quella mano amica che mentre ti applica il prodotto, ti chiede come stai, come stanno in famiglia, dove andrai in vacanza, come stanno i nipoti e poi quella ragazzina che alla fine ti lava e risciacqua i capelli e poi quello stilista che ti fa la piega: mai dare per scontate le coccole del Buon parrucchiere.

    IL BUONO

    Di solito invece si parte dalla formula e di solito è una formulatrice che pensa e ti ripensa, mette in piedi una formula, parte dalla scelta delle materie prime, poi mette insieme la base della crema, aggiunge i coloranti a seconda del colore desiderato, prova e riprova, prende le ciocche dei capelli per colorarle, prima di decidere che il lavoro è fatto e spedisce il campione di prodotto al “Buono” che lo prova e dà il suo giudizio, di solito positivo perché la Bella è brava.

    LA BELLA

    Se fosse tutto qui saremmo felici, tarallucci e vino, cantucci e vin santo, ma purtroppo è un mondo difficile ed il prodotto deve andare in produzione, essere venduto, partecipare al profitto dell’azienda. Qui arriva lui, il Tecnologo, che ancora prima del “Produttivo” (quello che produce) deve assicurare che il prodotto risulti di qualità adeguata, nei tempi stabiliti, al minor costo possibile.

    IL CATTIVO

    …un lavoraccio.

    Si parte dal capire che tipo di prodotto si debba formulare, il che non sembra, ma è fondamentale. Dicevamo che siamo in un mondo difficile e difficile molto spesso è capire quale prodotto stanno chiedendo di formulare.

    Che tipo di colore, con o senza ammoniaca, in crema o in gel o in crema-gel, duraturo, temporaneo, coprente o trasparente, etc. etc.

    Poi sappiamo che a volte la creatività ed il dinamismo non sono accompagnati dalla precisione, per cui il brief può anche cambiare in corso d’opera, scombinando la povera formulatrice.

    Per fortuna che al giorno d’oggi stanno comparendo strumenti digitali di gestione del progetto che aiutano a mantenere la rotta corretta, evitando le centinaia di email e relative tabelle di Excel allegate, che “accidenti dov’è che era scritta quella cosa là…”

    La formulatrice deve tenere conto di un vasto panorama: tutta una serie di reazioni chimiche che avvengono al momento della applicazione del prodotto, le basi della emulsiologia, le problematiche regolatorie, le esigenze del reparto marketing, di quello tecnico (i tecnici parrucchieri) e di quello produttivo.

    La scelta delle materie prime, l’arte di metterle assieme nel prodotto, nel prevedere cosa avviene al momento della applicazione, nel valutare i risultati e la stabilità dei prodotti, capire come meglio produrli, sono i talenti della formulatrice.

    Nell’arte del colore poi, quando si è chiamati a formulare una palette di un centinaio di colori differenti, è fondamentale realizzare i prodotti rispettando le caratteristiche ed i rapporti cromatici necessari, in linea con la visione cromatica dei valutatori e degli ideatori del prodotto, in coerenza con i valori del brand di riferimento.

    Serve una base stabile e adatta a sostenere la tintura che si vuole realizzare per creare, seguendo il rapporto molare stechiometrico, la rosa di tutte le nuance definite dalla cartella colori.

    Qualche ulteriore grattacapo viene dall’adattamento della formula di laboratorio al processo produttivo, almeno fino a quando qualcuno non inventerà una tecnologia che renda automatico lo scale up da laboratorio a produzione (vedi più avanti quello che dice Il Cattivo… pardon il tecnologo).

    In laboratorio i prodotti vengono sempre eccezionalmente bene e la fattibilità è sempre altissima ma poi la formula va adattata alla produzione, ai vari macchinari (ognuno è differente e ha parametri differenti) ai vari batch di produzione, ai vari meccanismi di produzione specifici. La stessa formula può funzionare in produzioni diverse ma solo dopo scalabilità e adattamento, mai in maniera immediata.

    LA FORMULATRICE…

    Bella la vita di chi si colora i capelli una volta al mese, comodamente seduta con in mano una rivista o davanti a uno schermo.

    Pensate a chi di capigliature ne tinge dieci o anche più al giorno, intento a decidere quale sia il prodotto più adatto da utilizzare per avere quel risultato su quel determinato tipo di capello.

    Perché, mi dispiace per chi si autoreferenzia sul derma, la biodiversità capillare è molto più ampia di quella epidermica: capelli grossi, fini, lisci, ricci, naturali, colorati, decolorati, neri, biondi, robusti, deboli ed ancora tante categorie.

    Lo stress di decidere quale sia il prodotto giusto sapendo che nel caso il risultato non sia quello desiderato, il disappunto della cliente sarà immediato perché percepibile.

    Aggiungiamo a volte che, come tutti quelli che si occupano di design e progettazione, la visione del risultato finale è migliore in chi consiglia e progetta rispetto a chi compra ed utilizza, per cui, a volte la cliente non si rende conto di desiderare qualcosa di brutto, mentre il tecnico parrucchiere sta a proporre qualcosa di meglio…quante incomprensioni…

    Il parrucchiere sa che l’ottanta per cento delle clienti si colora i capelli per coprire il bianco, il restante per cambiare o per apparire sempre differenti, alla moda o uniche.

    Ciò comporta che in ogni caso la tintura deve essere affidabile, deve coprire, poi ci potremo mettere a discutere se ha o meno l’ammoniaca, se è più o meno trasparente etc.etc.. Oggi come oggi il fatto di non contenere ammoniaca non è più il totem che era qualche anno fa, l’importante è che funzioni rimanendo delicata.

    Per la colorazione dei primi capelli bianchi, una delle soluzioni è il “degradè”: si dividono i capelli grazie a fogli di stagnola colorando parzialmente i capelli scegliendo la tipologia di effetto che si vuole ottenere,, per non creare un effetto ricrescita sui capelli ed avere una sbiaditura omogenea nel tempo. Per queste tecniche sono favoriti i prodotti ammonia free che schiariscono e coprono i capelli bianchi in maniera più naturale.

    Altre soluzioni possono essere i colori semi o demi permanenti, da qualche anno quest’ultima soluzione è abbastanza utilizzata poiché grazie all’impiego dei coloranti ad ossidazione e acqua ossigenata a bassi volumi permettono di mascherare i capelli bianchi penetrando un po' più all’interno della struttura rispetto ad un semi-permanente.

    Di certo, la tecnica di applicazione è studiata ed adattata caso per caso, rendendo molteplici i risultati finali, a partire dallo stesso prodotto, questa è l’arte del parrucchiere.

    Le bionde poi, con tutto i loro cliché, sono veramente un mondo a parte, con prodotti e tecniche specifici, per schiarire all’impazzata, per eliminare i residui caldi delle tonalità mediterranee, per ottenere anche qui molteplici effetti.

    L’UTILIZZATORE

    In televisione vanno gli chef, gli scienziati, gli influencer, ma alla fine, chi pensa al prodotto nella versione in cui lo utilizzeremo, è il tecnologo, questo vale in qualsiasi campo applicativo.

    Questo “realistico innovatore che crea valore” ha il compito di innovare il più possibile nel campo del processo produttivo, con una visione olistica del prodotto, del processo e della redditività industriale.

    Come tutti in azienda, deve creare valore, abbassando i costi per poter fornire in tempi sempre più stretti, il prodotto di qualità eccelsa, risolvendo i problemi che nascono quando dal laboratorio si passa in scala produttiva.

    Le macchine che si usano in laboratorio sono spesso concettualmente differenti da quelle che si usano in produzione, sarebbe molto interessante avere una linea di macchine che mantenga la stessa filosofia progettuale e costruttiva dalla scala di laboratorio a quella produttiva.

    La tecnologia delle tinture per capelli non è di primo pelo, ha raggiunto il secolo di vita, ma ancora è l’unica a garantire a costi accettabili il risultato estetico, di colore, di durata, di accettabile tempo di applicazione e di sicurezza che si chiede ad un prodotto utilizzato periodicamente per molti anni della propria vita.

    Si potrebbe dire che è già stato inventato tutto, tuttavia l’innovazione non ha limiti, non è soltanto di prodotto, ma anche di processo, di vendita, di distribuzione, di sicurezza, di sostenibilità.

    Da ciò il tecnologo è chiamato ad aumentare efficienza e ridurre i costi e non potendo intervenire sulla formula e non più di tanto anche sul packaging (la tintura ha come packaging obbligato il tubo di alluminio in un astuccio) ha trovato come strada di sviluppo l’automazione industriale, con il risultato di progettare e realizzare linee di confezionamento estremamente efficaci.

    Attraverso la automazione e la digitalizzazione, la standardizzazione dei componenti e lo studio della filiera di fornitura e spedizione, oggi esistono fabbriche modernissime di produzione di tinture per capelli, con linee automatiche e robot.

    Ovviamente questo può ostacolare a volte la creatività della differenziazione, costringendo ad utilizzare ad esempio una sola base di prodotto, ma in ogni caso, ciò ha reso l’Italia, insieme alla inventiva delle formulazioni, probabilmente il miglior Paese al mondo per produrre tinture per capelli, un’altra misconosciuta nostra eccellenza.

    IL TECNOLOGO

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    CAPELLI