IL BOOM DEL PACKAGING SOSTENIBILE:

UNA NUOVA SFIDA PER L’INDUSTRIA COSMETICA!

(2a PARTE)

COME FAR COINCIDERE TECNOLOGIE INNOVATIVE, AGGIORNAMENTI REGOLATORI E COINVOLGIMENTO DEGLI UTILIZZATORI / DELLE PERSONE?

Negli ultimi anni, l’industria cosmetica ha mosso notevoli passi per sviluppare soluzioni di packaging all'avanguardia in grado di migliorare l'efficacia del prodotto, prolungare la durata in scaffale e minimizzare l'impatto ambientale:

  • Packaging per prodotti skin care. La ricerca si sta concentrando sulla progettazione di imballaggi intelligenti, capaci di proteggere i principi attivi sensibili all'ossidazione e alla luce. Vengono studiati materiali opachi e barriere UV per garantire che i prodotti conservino la loro efficacia anche dopo essere stati aperti. Inoltre, le tecnologie di erogazione controllata, come pompe dosatrici e confezioni airless, stanno diventando sempre più popolari per garantire una corretta dose di prodotto e una maggiore igiene.
  • Packaging per prodotti make up. L’imballaggio sta diventando sempre più funzionale e interattivo, e le ricerche in corso sono focalizzate sull'impiego di materiali leggeri e flessibili che consentono di creare confezioni ergonomiche e facilmente trasportabili. Inoltre, soluzioni riutilizzabili e ricaricabili sono sempre più impiegate per ridurre i rifiuti e promuovere la sostenibilità.
  • Packaging per prodotti hair care. L’attenzione maggiore per questi tipi di imballaggio è rivolta verso la preservazione e l'integrità di prodotti liquidi, come shampoo e balsamo, al fine di garantirne qualità e conservazione nel tempo. Le bottiglie con sistemi di erogazione anti-spreco e dispositivi per dosare accuratamente la quantità di prodotto sono solo alcuni degli esempi di innovazione nel packaging dei prodotti per capelli. Per questi prodotti come anche per altri detergenti si stanno diffondendo dispenser o flaconi ricaricabili.

Il packaging cosmetico si adegua quindi alla sempre maggiore richiesta di sostenibilità dei consumatori, ma dovrà essere pronto ad allinearsi anche alle nuove disposizioni regolatorie: il nuovo Regolamento su imballaggi e rifiuti da imballaggio ha acceso il dibattito nel settore già con l’uscita della prima bozza (1). Alcune delle strategie e degli obblighi inclusi - allo scopo di prevenire i rifiuti e gestirli in maniera armonizzata in Europa - potrebbero portare a dei cambiamenti nei trend del packaging, nelle tipologie e nei materiali utilizzati. Le posizioni degli Stati Membri, delle Associazioni di produttori e di quelle ambientaliste sono diverse e le proposte vengono giudicate troppo penalizzanti o troppo blande. Qualunque sia il punto di vista, è possibile intravedere delle tendenze future alla luce del nuovo Regolamento.


La domanda sorge spontanea: le aziende stanno andando nella stessa direzione della bozza di Regolamento? Riprendiamo quindi da dove interrotto nell’articolo precedente pubblicato su Beauty Horizons 6 2023.

    INTRODUZIONE

    Compito del regolamento è anche l’armonizzazione dell’etichettatura ambientale, mirata all’ assoluta comprensibilità del messaggio in tutta Europa, con l’obiettivo di aiutare nell’utilizzo e per il corretto conferimento del packaging post consumo.

    Lotta ai simboli fuorvianti da un lato, ma anche necessità di dare molte informazioni dall’altro: vista la quantità di dati che il packaging dovrà comunicare alla luce del nuovo regolamento, sembra quasi che sarà compito dell’etichettatura non solo parlare del prodotto, ma anche e sempre più insistentemente parlare di packaging (spiegare come conferirlo, dati sul contenuto riciclato, informazioni per riutilizzarlo in condizioni di igiene, ecc.).

    Entra quindi nuovamente in gioco il packaging intelligente, per ottenere queste informazioni in maniera smart e intuitiva. Basterà un QR code a risolvere i problemi? Probabilmente in futuro i designer del packaging dovranno sempre più pensare non solo all’estetica e alla funzionalità: dovranno essere in grado di scegliere il materiale adatto per ciascun prodotto, ma anche trovare il modo di veicolare i dati su packaging e prodotto nel migliore dei modi, utilizzando sistemi attraenti e formativi per i consumatori.

    ETICHETTATURA: BOOST DEL PACKAGING INTELLIGENTE

    ANDREA VITTADELLO          MARINA CAMPORESE

    FRANCESCA FARAON          VALENTINA ABBONDANDOLO 

    Mérieux NutriSciences | Italia

    Bio...

    Comunicare il prodotto è una necessità riguardante innanzitutto ciò che va dichiarato per legge in etichetta -come la composizione della formula, la descrizione del contenuto-, ma è anche una opportunità per spiegare il prodotto, la sua ideazione e le sue proprietà –marketing-. Tra queste, i claims ambientali menzionati in etichetta stanno diventando non solo obbligatori, ma parte integrante del prodotto stesso. La vera sfida per le aziende produttrici sarà la capacità di fornire all’utente finale comunicazioni “ambientali” solide, semplici, chiare e comprensibili.


    La prospettiva di norme specifiche e in particolare della prossima direttiva europea sui green claim (Green Claims Directive) sicuramente impone dei cambiamenti nell’approccio alla comunicazione. Le ragioni principali dell’esistenza di tale proposta regolatoria sono da ricercarsi in:

    • rivalutazione del ruolo dei consumatori, come parte integrante dell’accelerazione alla transizione verde;
    • superamento degli ostacoli alla crescita dei mercati verdi nell'UE attraverso l'empowerment dei consumatori stessi.

    Ad oggi, le etichette ambientali esistenti nel mercato europeo sono soggette ad una valutazione non omogenea rispetto a parametri quali robustezza, supervisione e trasparenza, con il risultato che quelle aziende capaci di offrire prodotti realmente sostenibili risultano invece svantaggiate rispetto a quelle che non lo fanno, per esempio rischiando costi di conformità inutilmente elevati. Comunicazioni generiche sulla sostenibilità (green) non circostanziate, trasparenti relative al prodotto o non verificate, non saranno accettabili. Da tempo le norme ISO 14021, 14024, 14025 e 14026 forniscono un chiaro perimetro per la comunicazione ambientale, mentre la direttiva e le norme che ne seguiranno produrranno un seguito concreto alla messa in atto di queste linee guida. Va comunque evidenziato come alcuni stakeholder accademici, alla prima lettura di questa direttiva in Draft, l’abbiano definita addirittura molto gentile e avrebbero auspicato un maggior rigore scientifico.


    Trasportando tutto questo nel mondo della cosmesi, sia parlando di packaging che di contenuto, il tema diventa sfidante: il tavolo di lavoro dove marketing, R&D, sales e qualità lavorano giornalmente assieme, e si necessiterà di una base tecnico scientifica condivisa. Sarà importante lavorare su claim espliciti, comparativi o di caratteristiche di fine vita utilizzando studi analitici, bibliografia scientifica e catena di documentazione della supply chain solida. Lo specifico focus della comunicazione al cliente finale impone indirettamente che si debba valutare e/o verificare quello che verrà dichiarato e se questo è conforme a quanto richiesto dalla direttiva, dalle leggi nazionali e dai riferimenti tecnici come le ISO citate. Sarà importante per le aziende implementare risorse di Green product manager che avranno sia il compito di chiedere i requisiti internamente e lungo la supply chain sia di coordinare i partner che a lato eseguiranno studi di LCA, biodegradabilità e quant’altro.


    Specificatamente nel mondo del packaging -che è sempre più parte integrante del prodotto- i temi sono numerosi e con l’arrivo di queste direttive sui claim e del nuovo regolamento PPWR sarà obbligatorio avere packaging sostenibili nel fine vita e che al tempo stesso sostengano una comunicazione adeguata, un’estetica impattante, oltre che qualità e sicurezza dimostrate.

    ETICHETTATURA: I CLAIMS 

    Il rimando immediato è alla strategia chimica per l’ambiente, e alla necessità che si presti attenzione alla sicurezza chimica delle sostanze impiegate, con riguardo alla salute umana e all’ambiente. Oltre che essere citato nei consideranda, è anche tra i primi articoli (Art.5) del Regolamento.

    Gli obiettivi ambientali sono importantissimi e fondamentali per il nostro futuro, ma la sicurezza del consumatore finale deve sempre essere al primo posto di ogni valutazione e scelta.

    Se per i materiali convenzionali, per quanto messi sotto la lente di ingrandimento (es. plastica) abbiamo molte informazioni relativamente alla composizione chimica, al loro comportamento e anche studi tossicologici approfonditi, per i materiali innovativi spesso queste mancano. Di conseguenza il loro utilizzo dovrebbe comunque essere approcciato con molta attenzione e solo dopo aver eseguito dei test approfonditi, in particolare per materiali di origine riciclata provenienti anche da fonti e utilizzi diversi, e per materiali che provengono da paesi Extra UE (dove spesso le normative e valutazioni prevedono parametri diversi rispetto a quelle comunitarie). Lo stesso approccio di valutazione deve essere applicato anche dal punto di vista microbiologico: è importante ricordare che l’esposizione cutanea, in particolare di zone delicate come le mucose perioculari, la bocca, le mucose genitali o dei bambini, a prodotti cosmetici contaminati da microorganismi, rappresenta un pericolo troppo grave, che non può e non deve essere trascurato. Recentemente è stato pubblicato il documento “Safety cosmetics for young children“ (seconda edizione dell’European Committee for Cosmetics and Consumer Health (CD-P-COS) e rivista della Direzione europea per la qualità dei medicinali e dell’assistenza sanitaria (EDQM), con sede a Strasburgo) che pone l’attenzione proprio su queste tematiche.

    NON DIMENTICHIAMO LA SICUREZZA

    Dalla disamina del draft si evince quindi una apertura a nuovi progetti di packaging che possano stimolare approcci di riuso e riciclo, oltre che nuove forme di comunicazione con i consumatori.

    Nell’articolo 6 (9) si legge una deroga agli obblighi di riciclabilità per imballaggi “innovativi” se si è in grado di comprovare il loro carattere di innovazione (il riferimento, secondo lo spirito del regolamento, è quello di innovazione in supporto alla sostenibilità). I packaging innovativi vengono definiti all’articolo 3 (37) come quelli che utilizzando materiali o processi di progettazione o di produzione nuovi, che determinano un miglioramento significativo delle funzioni dell'imballaggio e non semplicemente all’immagine o alla commercializzazione.

    Questo perimetro, di fatto non così preciso, offre spunti a diverse interpretazioni.

    Sul mercato esistono diversi esempi di packaging che potrebbero essere considerati “innovativi”. Università e aziende private stanno lavorando su imballaggi a base di funghi, potenzialmente interessanti per quei consumatori della bellezza di lusso disposti a pagare un plus per i prodotti che rispecchiano i loro valori di sostenibilità. Un caso particolarmente sostenibile è quello di un’azienda asiatica che utilizza scarti alimentari raccolti da locali ristoranti come substrato per far crescere il materiale da ceppi di micelio (2).

    Alcuni stanno impiegando i propri sforzi nello sfruttare le proprietà barriera delle alghe marine, mentre altri stanno lavorando su materiali a base di cellulosa proveniente da fonti rinnovabili come il legno.

    Un caso che merita di essere approfondito è la cellulosa derivata dal bambù, per cui vi sono diversi studi che pongono dei forti dubbi in merito alla sua sicurezza.

    In altri casi, alcune aziende hanno collaborato per sviluppare un imballaggio per cosmetici realizzato con emicellulosa, estratta dalla vinaccia di birra, un sottoprodotto del processo di produzione della birra. L'obiettivo era creare un materiale plastico più ecologico, allo scopo mirato di sostituire un blister per refill di fondotinta precedentemente costituito da PET (3).

    SPERANZA NEI PACKAGING INNOVATIVI

    Nel futuro del packaging sostenibile, il consumatore avrà un ruolo centrale. Sempre più consapevoli dell'impatto ambientale delle loro scelte di acquisto, i consumatori stanno diventando attori protagonisti nel promuovere un cambiamento verso pratiche più sostenibili. Sono alla ricerca di trasparenza e autenticità: vogliono sapere come il packaging è prodotto, se è riciclabile o riutilizzabile, e come l'azienda sta lavorando per ridurre il suo impatto ambientale. Non si accontentano di affermazioni vaghe o di etichette “green”, ma cercano prove concrete dell'impegno di un'azienda verso la sostenibilità. Inoltre, i consumatori sono sempre più consapevoli che il riciclo da solo non può essere la soluzione ai problemi ambientali. Comprendono nel contempo l'importanza di un modello circolare, in cui i materiali sono mantenuti in circolazione il più a lungo possibile, riducendo la necessità di nuove risorse.

    La vera sfida per le aziende sarà spiegare il vero valore aggiunto e le azioni di sostenibilità intraprese, comunicando in modo semplice e chiaro. La scienza dovrà essere alla portata di tutti, ma spiegata da fonti autorevoli e che realmente lavorano per rendere più sostenibile sia i processi che i prodotti.

    Un altro punto fondamentale sarà la presa di coscienza da parte dell’utilizzatore del prodotto, la cui azione farà davvero la differenza. Finora sono state le aziende a mettere in discussione tutto il loro operato e a investire moltissimo per ridurre il loro impatto nell’ambiente. Ora le aziende in primis dovranno mettere lo stesso impegno per passare il testimone al consumatore, che a sua volta avrà gli strumenti per capire qual è l’impatto che i suoi consumi hanno in ambiente ma anche agire come parte attiva nel processo di sostenibilità. Da una ricerca è emerso come le attività upstream e aziendali abbiano un impatto ambientale complessivo pari al 25%, mentre le attività downstream– packaging, utilizzo prodotto – fine vita – vadano ad impattare per il 65% (4). Ci si aspetta o sono auspicabili investimenti che virano da azioni di sostenibilità pratiche su azienda e prodotto ad azioni educative o di coinvolgimento dell’utente finale.



    CHIAREZZA E SEMPLICITÀ PER I CONSUMATORI

    Riferimenti bibliografici

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    PACKAGING

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