ACIDO LIPOICO, NEUROPROTEZIONE ED EFFETTO ANTIAGE: A CHE PUNTO È LA RICERCA?

Scoperto e isolato per la prima volta nel 1951 dal biochimico americano Lester J. Reed, l’acido lipoico fu utilizzato per la prima volta a scopo curativo nel 1959 (1), contro l’avvelenamento da un fungo mortale, l’Amanita falloide, in virtù delle già note proprietà antiossidanti a livello cellulare.

L’acido alfa lipoico (ALA), o semplicemente acido lipoico o, ancora, acido tiottico, è un acido grasso naturalmente presente nelle cellule umane, ove è coinvolto come cofattore, a livello mitocondriale, nel ciclo di Krebbs - la principale via cellulare per la produzione di energia attraverso il metabolismo del glucosio (2).

Come antiossidante, invece, l’acido lipoico agisce sia da solo, neutralizzando i radicali liberi e le specie reattive dell’ossigeno (sottoprodotti del metabolismo cellulare), sia potenziando l’azione di altri antiossidanti endogeni, quali vitamina E, vitamina C e glutatione; è inoltre in grado di chelare i metalli pesanti, sequestrandoli e facilitandone l’eliminazione. Queste prerogative gli hanno fruttato il soprannome di “antiossidante universale” (3).

Proprio l’azione antiossidante, unita alla capacità di oltrepassare la barriera ematoencefalica, ha reso l’ALA una molecola oggetto di notevole interesse per i potenziali benefici a livello cerebrale. Come noto, il cervello è un organo particolarmente sensibile allo stress ossidativo, poiché consuma un’elevata quantità di ossigeno e produce molti radicali liberi: l'acido lipoico, grazie alle sue proprietà antiossidanti, potrebbe svolgere un ruolo importante nella protezione del cervello dai danni ossidativi e nell'attenuazione dei processi degenerativi legati all'invecchiamento.

KEFIR: LA MANNA DAL CIELO?

E’ ormai riconosciuto come nella patogenesi delle malattie neurodegenerative - quali morbo di Alzheimer e Parkinson - lo stress ossidativo rivesta un ruolo di rilievo: ne consegue che qualunque molecola ad azione antiossidante a livello centrale possa costituire un potenziale agente terapeutico nel rallentamento della progressione del danno ossidativo.

Numerosi studi preclinici e clinici hanno esplorato l'impiego dell'acido lipoico come antiossidante e antinfiammatorio nel trattamento di diverse patologie, tra cui quelle neurodegenerative (45678).

ACIDO LIPOICO E BENEFICI A LIVELLO CEREBRALE: COSA SAPPIAMO?

SONJA BELLOMI

Fondazione ITS Biotecnologie e Nuove Scienze della Vita Piemonte | Italia

Bio...

ACIDO LIPOICO E MORBO DI ALZHEIMER: POTENZIALI BENEFICI

La malattia di Alzheimer è una patologia complessa e multifattoriale, i cui meccanismi patogenetici non sono stati ancora del tutto compresi. Tuttavia, ad oggi, sono state identificate alterazioni biochimiche che, nel loro insieme, si ritiene contribuiscano alla progressiva degenerazione neuronale e alla perdita cognitiva tipica di questa patologia. Queste alterazioni riguardano nello specifico:

  • accumulo e aggregazione delle proteine Beta-amiloide (Aβ) e Tau, responsabili, rispettivamente, della formazione delle placche senili e dei grovigli neurofibrillari caratteristici della patologia
  • disfunzione mitocondriale, con ridotta produzione di ATP e aumento della produzione di radicali liberi (ROS)
  • attivazione della microglia (le cellule immunitarie del cervello) con rilascio di molecole infiammatorie (IL-1β, TNF-α) che contribuiscono al danno neuronale
  • alterazioni nell’omeostasi del calcio intracellulare e conseguente danno neuronale (9)

Uno dei primi studi clinici sul potenziale utilizzo dell’ALA nella malattia di Alzheimer è stato condotto una ventina di anni fa da ricercatori tedeschi (10): 9 pazienti in terapia con inibitori dell’acetilcolinesterasi (farmaci prima scelta per il trattamento della patologia) avevano ricevuto 600 mg al giorno di acido lipoico per circa un anno. Lo studio è stato condotto su un numero esiguo di partecipanti, senza un gruppo di controllo, ma i risultati avevano evidenziato un effetto neuroprotettivo da parte dell’ALA, suggerendone interessanti potenzialità, anche semplicemente come supporto alla terapia farmacologica. Gli stessi ricercatori hanno successivamente condotto uno studio analogo (11) su un numero maggiore di individui, confermando i risultati ottenuti in precedenza. 43 pazienti con segni di demenza da lievi a moderati sono stati trattati con acido lipoico (in aggiunta alla terapia convenzionale) e seguiti per un periodo di 48 mesi: la progressione della patologia, in caso di demenza lieve, è risultata significativamente rallentata rispetto ai dati di riferimento presenti in letteratura (anche in questo caso purtroppo è mancato il gruppo di controllo).

Stesso risultato positivo, in termini di rallentamento del declino cognitivo, è stato ottenuto in un altro studio clinico, associando ALA con omega-3, lungo il periodo di un anno – anche se, in questo caso, è mancato un gruppo di pazienti trattato solo con ALA (12).

Le evidenze scientifiche, nel loro insieme, hanno prodotto risultati incoraggianti, ma gli studi clinici sono ancora troppo limitati per poter trarre conclusioni in termini di benefici della terapia con acido lipoico. Restano ancora tanti interrogativi da risolvere, come l’efficacia del trattamento nel lungo periodo, il dosaggio migliore, l’eventuale manifestarsi di effetti collaterali in caso di multiterapia – solo per citare alcuni esempi.

ACIDO LIPOICO E INVECCHIAMENTO

L'invecchiamento è un processo biologico complesso e multifattoriale che coinvolge l'intero organismo e si manifesta con una progressiva perdita di funzionalità e un aumento della vulnerabilità alle malattie. Una delle teorie più accreditate in ambito scientifico è quella che associa l’invecchiamento, dal punto di vista biochimico, a una condizione di progressiva ossidazione, causata da un disequilibrio tra specie ossidanti – derivate dall’ambiente esterno e dal metabolismo cellulare – e molecole antiossidanti, a vantaggio delle prime (1314). Le specie ossidanti, se presenti in eccesso e non adeguatamente neutralizzate, possono:

  • danneggiare le membrane cellulari, le proteine e il DNA, alterando le funzioni cellulari e accelerando l'invecchiamento cellulare
  • innescare una risposta infiammatoria cronica, che contribuisce all'invecchiamento e allo sviluppo di patologie croniche degenerative (malattie cardiovascolari, diabete, malattie neurodegenerative)
  • provocare disfunzioni a livello dei mitocondri (le centrali operative delle cellule), causando una riduzione della produzione di energia e, di nuovo, un'accelerazione dell'invecchiamento

Ne consegue che un’integrazione di sostanze ad azione antiossidante potrebbe esercitare un impatto positivo nel rallentamento del fenomeno e nel mantenimento di condizioni di buona salute. In questi termini, le ricerche sull’acido lipoico hanno fornito risultati interessanti, evidenziando possibili meccanismi d’azione che andrebbero proprio a contrastare gli effetti negativi dei radicali liberi ossidanti. Nello specifico, l’acido lipoico:

  • ha dimostrato di proteggere i neuroni dai danni ossidativi, riducendo il rischio di malattie neurodegenerative (1516)
  • ha dimostrato potenziali effetti migliorativi sulla funzione mitocondriale, aumentando la produzione di energia e riducendo la formazione di radicali liberi (1718)
  • ha dimostrato interessanti effetti antinfiammatori e antiapoptotici (1920)

Sfortunatamente gli studi clinici sull'uomo sono ancora molto limitati: ad oggi, le evidenze più significative derivano infatti da studi in vitro o su modelli animali, che tuttavia potrebbero non ripetersi con risultati analoghi sull’essere umano.

A livello biochimico, l’acido lipoico viene sintetizzato nel fegato e nei reni, ma una quota importante per il fabbisogno umano deriva dall’assunzione alimentare: fonti ricche di ALA sono verdure a foglia verde, quali spinaci, broccoli, cavolini di Bruxelles; pomodori e piselli ne sono altrettanto ricchi, così come la carne rossa e le interiora di animali (cuore, fegato, reni).

L’acido lipoico è diventato ingrediente comune in diverse formulazioni multivitaminiche e antiage, anche se – come sopra riportato – le prove della sua efficacia in questo ambito sono tutt’altro che conclusive. In Italia è disponibile solo come integratore, ma in altri Paesi quali Germania, Ungheria, Austria, Polonia, Romania e Stati Uniti viene impiegato anche come medicinale - classificato come farmaco etico (ossia vendibile dietro prescrizione medica) e approvato per il trattamento delle polineuropatie diabetiche sensitivo-motorie.

Non esistono al momento raccomandazioni specifiche sul dosaggio giornaliero ottimale di acido lipoico: gli studi clinici pubblicati in letteratura sono stati condotti con dosaggi da 600mg fino a 2g al giorno, senza che fossero evidenziati effetti collaterali, ma si tratta di informazioni ancora preliminari (2122).

L'efficacia terapeutica dell'acido lipoico per via orale risulta spesso compromessa da limitazioni farmacocinetiche: la bassa solubilità in acqua, l’instabilità nell’ambiente acido dello stomaco e l'elevato metabolismo di primo passaggio epatico ne riducono la biodisponibilità sistemica a poco più del 30%, limitandone in partenza i potenziali effetti benefici (2).

In aggiunta a ciò, occorre ricordare che l’acido lipoico può esistere in due forme enantiomeriche, la R e la S: di queste, quella presente in natura e biologicamente più disponibile è la R. La maggior parte degli integratori presenti in commercio, invece, contiene una miscela racemica delle forme R ed S, più facile da ottenere per via sintetica e più stabile dal punto di vista chimico: questo rappresenta un ulteriore ostacolo al raggiungimento di concentrazioni plasmatiche efficaci. Tuttavia, recenti sviluppi in ambito formulativo hanno permesso di superare in parte questi limiti, utilizzando acido lipoico enantiomericamente puro, in forma R, e associandolo a matrici anfifiliche e sistemi di veicolazione innovativi per aumentarne la solubilità a livello gastrico e, di conseguenza, la quantità disponibile per l’assorbimento intestinale (23).

Normalmente gli integratori a base di acido lipoico presenti in commercio, se assunti nelle dosi consigliate, risultano ben tollerati. E’ tuttavia opportuno evidenziare che in un’indagine condotta dal 2002 al 2020 e pubblicata sulla rivista Clinical Nutrition (24) sono state riportate numerose segnalazioni di effetti avversi derivanti dall’uso di integratori a base di acido lipoico sul territorio italiano. Le segnalazioni riguardavano eventi a carico della pelle e del sistema gastrointestinale e sono state classificate come gravi nel 40% dei casi. Tra gli eventi avversi gravi, esiste una condizione piuttosto rara, nota come sindrome di Hirata (Sindrome insulinica autoimmune), che si manifesta come severa ipoglicemia. Considerato l’effetto dell’acido lipoico sul metabolismo del glucosio, è pertanto opportuno prestare particolare attenzione ai pazienti diabetici (già in trattamento con farmaci ipoglicemizzanti) e a coloro che sviluppino ipoglicemia durante l’assunzione di integratori a base di acido lipoico.

ACIDO ALFA LIPOICO: FONTI ALIMENTARI, INTEGRATORI E FARMACI

Lo stress ossidativo e l’infiammazione cronica rappresentano fattori chiave nell'insorgenza e progressione delle malattie neurodegenerative e dell’invecchiamento. L'apporto dietetico di molecole bioattive con attività antiossidante e antinfiammatoria può offrire una strategia preventiva e terapeutica efficace, mitigando il danno ossidativo e promuovendo la neuroprotezione. Tra queste, l’acido lipoico ha fornito risultati incoraggianti, ma la ricerca in merito agli effettivi benefici è ancora in corso.

Ad oggi, l'EFSA (l'Autorità europea per la sicurezza alimentare) non ha rilasciato alcuna autorizzazione specifica per l'utilizzo di prodotti a base di acido lipoico in ambito nutraceutico.

IN SINTESI

Riferimenti bibliografici

EDIZIONE SPONSORIZZATA DA

PEER REVIEWED

INTEGRATORI E CERVELLO

NEW