Editoriale

SONIA LANERI

Professore associato

Università degli Studi di Napoli Federico II 

MEMBRO DEL COMITATO SCIENTIFICO 

di BEAUTY HORIZONS ITALIA

Bio...

MEMBRO DEL COMITATO SCIENTIFICO

di BEAUTY HORIZONS ITALIA

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La definizione di sviluppo sostenibile secondo l’enciclopedia Treccani è la seguente: “è uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”.


Per cui la sostenibilità è l’orientamento etico di rispetto di sé, del prossimo, degli animali e del pianeta, e chi si impegna a seguire uno stile di vita sostenibile può adottare diversi comportamenti virtuosi: da una corretta raccolta differenziata ad andare al lavoro in bicicletta e soprattutto cercare di produrre meno sprechi.


Come può il mondo cosmetico inserirsi in questo circuito virtuoso? L’industria cosmetica per gettare le basi su di un futuro veramente sostenibile dovrà lavorare su tre livelli: industry, impresa e prodotto.


Il contributo del settore cosmetico alle emissioni globali di gas serra secondo il report “Make Up The Future” redatto da Quantis, è compreso tra lo 0,5% e l’1,5%, si evidenzia che i processi di estrazione e di lavorazione materie prime (che impattano per il 10% sulle emissioni del settore), uso eccessivo di plastica per packaging (20%), il trasporto (10%) e la fase d’uso del prodotto (40%) sono i principali fattori che determinano il peso del settore (Industry) sull’equilibrio ambientale. Le imprese devono assicurarsi che le strategie di sostenibilità̀ siano integrate in tutti i processi aziendali e devono monitorarne i progressi. Per fare ciò è necessario che le aziende cosmetiche adeguino i loro prodotti ad una più moderna concezione di “Impronta Ambientale”, che è una misura fondata sulla valutazione delle prestazioni ambientali del prodotto analizzate lungo tutto il suo ciclo di vita, e che possano disporre di metodi oggettivi in grado di attestare in modo rigoroso e affidabile in che modo tutte le fasi della produzione hanno un impatto sull’ambiente e sulla salute fino all’utilizzo finale del prodotto ed al suo destino ambientale, onde differenziarsi da quelle che perseguono meramente una strategia di immagine, con conseguente rischio di greenwashing. Ricordo che il greenwashing è una tecnica di comunicazione/marketing adottata dalle aziende che sfruttano politiche ambientali, claim sociali e il concetto di sostenibilità per reclamizzare le loro attività come ecosostenibili, in realtà poi si dimostrano finalizzate al solo profitto e sono ben lontane dal salvaguardare la salute del nostro pianeta.

La sostenibilità di un prodotto passa attraverso diversi step: produzione, energia o carbon footprint, logistica e rifiuti. Non si può parlare di “green” a prescindere della sostenibilità ambientale, per cui la cosmetica green si prefigge lo scopo di abbattere gli sprechi, attraverso numerosi elementi:

  • Una produzione sostenibile, che emetta CO2 in modo controllato ed a basso impatto ambientale;
  • La scelta di materie prime certificate e naturali, meglio se a Km0;
  • Packaging minimal, meglio se riciclabili o riciclati studiati per ridurre l’impatto ambientale di ciascun prodotto;
  • Formule moderne e innovative, versatili e di semplice utilizzo.


Più precisamente nella formulazione di prodotti green le aziende dovrebbero guardare a materie prime derivanti da materiali di scarto e alla valorizzazione dei residui di lavorazione, oppure ad attivi ottenuti mediante le scienze verdi, in cui i tre pilastri di trasformazione sono l’estrazione verde, la chimica verde e la fermentazione biotecnologica.


Un altro caposaldo da seguire è utilizzare i minerali più abbondanti presenti in natura e facilmente estraibili, perseguire i molteplici benefici dell’agricoltura biologica rigenerativa sia per la salute del suolo che per ottenere ingredienti organici attivi estratti dalle piante di elevata qualità.


Per gli imballaggi le tre parole chiave sono ridurre, sostituire e riciclare in cui l’obiettivo è limitare la quantità di plastica vergine immessa nel pianeta. Il passaggio a packaging monomateriali è sicuramente un cambio importante per l’industria cosmetica, perché permette di introdurre nel mercato imballaggi più facilmente gestibili e riciclabili, ma l’evoluzione sostenibile dell’industria cosmetica punta ad aumentare le soluzioni di packaging ricaricabile, a svantaggio di prodotti monouso. Infine, la ricerca di materiali e soluzioni di design adatte offre ancora ampi spazi di manovra, e il packaging ricaricabile sarà sicuramente un elemento chiave per lo sviluppo futuro.


Le coscienze ecofriendly oggigiorno chiedono di poter avere non solo un buon prodotto, ma di partecipare con l’atto d’acquisto a un processo virtuoso di produzione. Tale sensibilità risulta più forte tra i più giovani, ovvero nella Generazione Zeta (gli under 25) e tra chi ha una maggior formazione culturale. Per i giovani essere sostenibile non è una moda e solo una stretta minoranza è trascinata dagli influencer su questo tema. Per questa generazione di sicuro c’è la preoccupazione primaria di un lavoro ben retribuito, ma preferiscono aziende che mostrino un impegno positivo verso l'ambiente e attente all'impatto sociale. Sarebbe necessario, per lo sviluppo avanzato di un Paese, coinvolgere i giovani nei processi di cambiamento, migliorare le loro conoscenze sulle trasformazioni in corso, far loro sviluppare le competenze per intervenire in modo qualificato e ascoltare le loro idee perché non c’è dubbio che le aziende che sapranno attrarre e valorizzare giovani di questo tipo saranno quelle in grado nei prossimi anni di cogliere le migliori opportunità di crescita competitiva attraverso l’innovazione tecnologica e la transizione verde, e perché no, in un futuro prossimo, poter affermare che davvero “il mondo della bellezza ha salvato il pianeta”.

 Sviluppo sostenibile:
tecnologia e natura
al servizio della bellezza per salvare il pianeta