Giulio Fezzardini

TKS Publisher

Italia

 Elogio alla bellezza

Un giorno, a Parigi, davanti ad una installazione di metallo dai colori vivaci al Beaubourg, il Centre Pompidou, sono stato avvicinato dall’addetto di sala che gentilmente mi ha chiesto che cosa stessi facendo. “Sto ammirando quest’opera”, gli risposi stupito. In realtà quello che stavo ammirando era una pompa antincendio in dotazione al settore. Una figuraccia.

Come attenuante generica posso dire che ero appena uscito da una sala in cui troneggiava un sontuoso letto matrimoniale in puro Chippendale con due manichini di pannolenci che simulavano uno spermatozoo e un ovulo stretti in un abbraccio.


La stranezza è bellezza? Perso mio padre in giovanissima età, ho avuto nella fatica del momento il dono di un prozio tutore, un riconosciuto maestro dell’acquerello del ‘900, già violinista nell’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, che mi ha educato alle arti figurative (quindi disegno, teoria, storia dell’arte, visite a gallerie e musei) e alla musica (aveva suonato sotto leggende del podio come Furtwangler, Karajan, Bruno Walter che idolatrava e Antonio Guarnieri che stimava molto più di Toscanini): lo dico non per autocelebrarmi quanto per fare capire come da sempre sia stato educato alla bellezza.

Già ma quale bellezza?


E’ un terreno di scontro tra i più insidiosi perché siamo in una cultura (con la c minuscola) che in pratica dice “bello è ciò che mi piace”. Il che va bene se te la racconti per conto tuo, un po' come straziare le pareti di casa pensando di essere un pianista mentre non sei che un assassino da tastiera. Altro è assumere criteri di analisi che nel guardare un Kandinsky ti fanno dire “non me lo appenderei in sala però è un capolavoro”.
Pochi termini sono usati e abusati come “bellezza”.


L’allegorica “La grande bellezza” di Sorrentino, è uno stridente contrasto tra la oggettiva bellezza della Città Eterna con la insipienza dei personaggi del film.

Una cosa è certa, professionisti o dilettanti, protagonisti o comparse, tutti possiamo dare una pennellata di bellezza alla vita.


Questo magazine si chiama Beauty Horizons, orizzonti di bellezza. È un media di settore, del settore cosmetico e le sue pagine sono una preziosa testimonianza di operatori tra i migliori al mondo che con il loro lavoro danno il loro contributo di bellezza alla nostra vita.

E’ noto che “cosmetica” deriva dal greco “kosmos”, l’ordine regolatore dell’universo che si oppone al caos.

Nel nostro caso la cosmetica è l’ordine che crea bellezza. Bellissimo, ci abbiamo mai pensato?

Eppure, anche la cosmetica nei secoli ha dovuto confrontarsi con quei dinamismi che chiamiamo moda che sono espressioni estetiche quanto mai volatili e cangianti.


Ho già avuto modo di condividere su queste pagine la mia passione per Asterix, il comix francese che prende in giro gli italiani/romani (ed è amatissimo in Italia). In un episodio si vede un’orgia in una villa romana in cui il padrone di casa dice che il rosticcere che gli organizza le feste è tale Fellinus: e in effetti si vedono due matrone dal volto pesantemente pitturato in cui una dice all’altra, usando una specie di rossetto davanti allo specchietto, “devo rifarmi una bruttezza”, con buona pace del Satyricon del Maestro Federico.


Recentemente ho letto di uno squarcio di vita nella Francia dell ‘800 in cui chi usava cosmetici decorativi nella società del tempo erano “signorine” dedite ad antica professione.

Certamente oggi, in una società in cui ognuno può esprimersi come si sente e dove la faccia acqua e sapone convive senza sussulti con make up elaborati oltre ogni limite, tutto questo sembra assurdo e lontano.

Milano, in uno dei suoi frizzanti e dinamici autunni, ha celebrato la Beauty Week, la cosmetica nei luoghi della città. Making Cosmetics, manifestazione che quest’anno celebra 10 di anni di successo, nella cornice di una città ricca di attrattive, celebra lo sforzo e l’arte dell’uomo nel dare volto, è il caso di dirlo, alla bellezza che tutti possiamo portarci addosso, perché avere cura di sé e anche avere cura di chi mi sta accanto.


Possiamo allora dire che al di là delle espressioni esteriori che si traducono in un make-up o in un’opera di sartoria, quello che genera questa bellezza è e resterà sempre, alla faccia della intelligenza artificiale, la bellezza interiore che in potenza è dentro ognuno di noi e che ognuno di noi può esprimere, in un manufatto o un gesto gentile.

Non per nulla quel “Kosmos” che genera ordine e bellezza, rimanda al cosmo fatto di stelle che ci sovrasta e che ci dice che tutti abbiamo in noi un seme di bellezza che è promessa di eternità.

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