IL PACKAGING E LA PROSPETTIVA WASTE NO WASTE
La sostenibilità del packaging è diventata una priorità globale nella lotta contro l'inquinamento e il cambiamento climatico. La gestione dei rifiuti di imballaggio è particolarmente significativa in Europa, dove nel 2021 sono stati generati circa 66 milioni di tonnellate di rifiuti da imballaggio, con il cartone e la carta che rappresentano la quota principale, seguiti dalla plastica e dal vetro. Si stima che, sempre nel 2021, l'Unione Europea abbia generato una media di 188,7 kg di rifiuti di imballaggio per abitante, con differenze che vanno dai 73,8 kg per abitante in Croazia ai 246,1 kg per abitante in Irlanda. I quantitativi più elevati di rifiuti di imballaggio riciclati per abitante sono stati registrati in Germania con 160,6 kg e in Italia con 160,4 kg, mentre i valori più bassi sono stati registrati in Croazia con 37,5 kg (1). È chiaro che la gestione dei rifiuti di imballaggio e delle pratiche sostenibili diventa necessaria in questo scenario. Attraverso strumenti come il Life Cycle Assessment (LCA), e approcci come l'ecodesign, insieme a un impegno dei produttori e della filiera tutta verso i principi di economia circolare si punta a controllare l'impatto ambientale del packaging, oggi eccessivo, attuando una transizione ecologica. La continua evoluzione delle tecnologie, accompagnata da un cambio normativo, rappresenta insieme una opportunità ed un obbligo per un cambio di direzione.
CONSUMI IN EUROPA
Il 24 aprile 2024, il Parlamento Europeo ha compiuto il primo passo verso l'approvazione del Regolamento Packaging and Packaging Waste Regulation (PPWR) che andrà a sostituire la Direttiva 94/62/CE sul packaging (2). Il PPWR rappresenta un significativo passo avanti nella legislazione europea sull'imballaggio. Esso definisce obiettivi chiari sulla riduzione dell'impatto ambientale negativo degli imballaggi; nello specifico, intende ridurre la produzione di rifiuti di imballaggio, promuovere un'economia circolare per il packaging affrontabile da un punto di vista economico, e incentivare la quota di contenuto riciclato negli imballaggi. In particolare, con l’articolo 38, si fissano traguardi chiari sulla riduzione del volume dei rifiuti compatti, puntando a una gestione più efficiente e sostenibile dei materiali. Il testo definisce che ogni stato membro riduca progressivamente i rifiuti di imballaggio generati del 5 % entro il 2030, del 10 % entro il 2035 e del 15 % entro il 2040, in confronto ai livelli del 2018. Più in generale, il PPWR si concentra su una comunicazione più dettagliata sia riguardo alle informazioni sulla composizione del packaging sia sulle modalità di smaltimento e riciclo degli imballaggi, migliorando la chiarezza per i consumatori. La normativa vuole facilitare la corretta gestione dei rifiuti e consentire un migliore controllo del ciclo di vita dei materiali. Inoltre, prevede restrizioni per l'uso di imballaggi monouso, spingendo per l'adozione di soluzioni più sostenibili; incoraggia una progettazione minimale degli imballaggi, contribuendo a una diminuzione complessiva dei rifiuti generati. In sintesi, il PPWR si fonda tre parole chiave: ridurre, riutilizzare, riciclare.
PACKAGING AND PACKAGING WASTE REGULATION
A questo scopo, è evidente che ogni sforzo da compiere relativo al packaging dovrà già essere integrato nella sua fase di progettazione, tenendo conto dei criteri di design per il riciclo e di assicurare un adeguato fine vita. Ciò significa che sarà essenziale assicurare che i materiali possano essere riciclati al termine della loro vita. Il design per il riciclo sarà supportato da una strategia di fine vita (EoL) con un obiettivo minimo del 55% di tasso di riciclo, per migliorare l’efficienza dei processi.
Questo nuovo quadro normativo sul packaging porta a importanti considerazioni riguardo alle azioni che si possono intraprendere, tenendo conto di tre aree principali: design, materiali e fine vita del packaging stesso. Per ciascuna area, ci sono più strategie mirate che si possono perseguire, con l’obiettivo unico di un impatto ambientale ridotto. La fase di design, o progettazione intelligente del packaging, può seguire tre vie maestre. Ridurre l’imballaggio, minimizzando quantità e volumi del packaging; sostituire una tipologia di packaging con alternative più sostenibili, ad esempio in termini di materiali o trasporto; ripensare il packaging nel suo design o forma pur senza perdere in sicurezza e funzionalità. Per quanto riguarda i materiali, sempre privilegiando le fonti sostenibili, le strategie includono l’eliminazione di materiali difficili da trattare nel fine vita così da facilitare lo smaltimento; l’impiego di materiali rinnovabili evitando il depauperamento delle altre risorse e ancora l’utilizzo di materiali che possono essere recuperati, contenendo il consumo di risorse vergini.
In ultimo, il fine vita del packaging può essere gestito chiudendo il ciclo attraverso azioni di riciclo, restituzione e riutilizzo, rispettivamente reintegrando nel ciclo produttivo, conferendo gli imballaggi usati o impiegando sistemi di refill ottimizzati.
STRATEGIE E AZIONI PER UN PACKAGING SOSTENIBILE
Tutte queste strategie e azioni, sebbene teoricamente efficaci, devono poi essere supportate da un sistema di misura che, con metriche opportune, analizzi la bontà dei processi e delle attività svolte. Le metriche aiutano a quantificare l'impatto ambientale e, quindi, a identificare aree di miglioramento, consentendo un perfezionamento basato su dati concreti per sviluppare soluzioni più adeguate. Questo apre il campo del rating della sostenibilità in cui entrano in gioco software, linee guida e modelli che aiutano a determinare il peso di ogni fase del ciclo di vita di un prodotto, packaging compreso. In questo senso, è noto che il Life Cycle Assessment (LCA) sia una metodologia fondamentale che analizza ogni fase del ciclo di vita del prodotto, dalla produzione al rifiuto, e permette di identificare le aree in cui è possibile intervenire per contenere l'impatto ambientale. L'approccio LCA è particolarmente adatto per seguire le direttive del Regolamento Ecodesign, approvato il 27 maggio 2024, che stabilisce le norme per ottenere prodotti sostenibili. Adottare un approccio di valutazione integrato monitora l'impatto ambientale, e garantisce al contempo conformità con le normative vigenti sul tema. Tutto questo si applica coerentemente anche all’analisi del packaging e dei suoi materiali per cui le valutazioni di impatto, per quanto complesse, si rivelano cruciali. Gli esiti dei rating di sostenibilità posso portare a risultati non sempre scontati, rappresentano così un elemento di riflessione profondo, connotato da tante variabili. Casi studio, ad esempio, hanno dimostrato che, in sistemi di packaging compositi, le differenze di peso e densità tra materiali possono influenzare la produzione e le fasi di trasporto, quindi incidere sull’outcome del rating. Ancora, alcune tipologie di materiale plastico si son rivelate più sostenibili di altri materiali e componenti, pur non essendo biodegradabili o presentando altre controversie ambientali. Per questo serve sempre un’analisi approfondita e sistematica che colga in pieno tutte le sfumature dei processi e porti a scelte di valore nella fase di progettazione.
APPROCCI DI VALUTAZIONE DEL PACKAGING
PAOLA PERUGINI1,2 , CAMILLA GRIGNANI3
1. Università di Pavia
2. Direttore Scientifico, Etichub (spin-off Univ. di Pavia)
3. Marketing Specialist, Etichub (spin-off Univ. di Pavia)
RITAMARIA DI LORENZO
SONIA LANERI
Università di Napoli Federico II | Italia
Bio...
Prof.ssa Paola Perugini, PhD
Professore associato Dip. Scienze del Farmaco - Università di Pavia, Coordinatore Master II livello in Scienze Cosmetologiche, Direttore Scientifico in Etichub srl, Spin-off accademico - Università di Pavia
Dott.ssa Camilla Grignani
Marketing Specialist in Etichub srl, Spin off accademico - Università di Pavia
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Riferimenti bibliografici
Riferimenti bibliografici
- Eurostat, Packaging waste by waste management operations. https://ec.europa.eu/eurostat/databrowser/view/env_waspac/default/table
- https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2024-0318_EN.html
- P. Perugini et al., 33nd IFSCC Congress, Barcelona, 4-7 September 2023
Le criticità stimolano la ricerca di soluzioni, portando a risposte innovative che si allineano alle esigenze di una evoluzione ecologica e che, sfruttando nuovi approcci tecnologici, rappresentano un punto di partenza dirompente nella esplorazione di opzioni più sostenibili. In questo contento, una proposta promettente è rappresentata dal cosiddetto “packaging waste no waste” in grado di incorporare molti dei concetti e delle premesse di sostenibilità (3).
Il packaging waste no waste si sviluppa a partire dai materiali di scarto dell’industria agro alimentare.
È noto che dai sottoprodotti di scarto di questa ed altre filiere produttive si possano ottenere sostanze attive o funzionali destinate al settore cosmetico o farmaceutico, ed il loro utilizzo è già consolidato l’uso. L’innovazione più recente rappresenta un passo avanti ovvero l’ottenimento dallo stesso waste di componenti utili anche per il settore del packaging, applicando in forma massima i concetti di reduce, reuse e recycle alla base del PPWR. Infatti, diventa oggi possibile trasformare il materiale di scarto destinato al fine vita in una risorsa di upcycling per la produzione di imballaggi.
Nell’ambito dello stesso processo, quindi, si ottengono materie prime attive di interesse cosmetico e sostanze per la creazione di polimeri che, se opportunamente trattati, possono essere efficacemente utilizzati nel settore del packaging come imballaggi innovativi.
In questa direzione, studi condotti dai laboratori dell'Università di Pavia nell'ambito del progetto Learning NODES Nord Ovest Digitale e Sostenibile Spoke 2 (Green Technologies and Sustainable Industries), PNRR, stanno lavorando per dimostrare la fattibilità di questa innovazione.
Il punto cruciale è la valutazione iniziale della tipologia di waste per determinare che sia qualitativamente e quantitativamente valida all’ottenimento di sostanze polimeriche utili allo scopo. Come in tutti questi casi, la selezione e il trattamento del waste devono tenere conto di criticità relative a variabilità, qualità e purezza che influenzano la riuscita del processo. Una volta definita la biomassa di partenza, gli scarti vengono sottoposti a trattamenti estrattivi specifici per isolare le componenti utili. Le ricerche di laboratorio (3) hanno evidenziato così come si possano ottenere sostanze polimeriche di upcycling che, combinate con materiali bioplastici come il PLA (acido polilattico), danno vita a blend per la realizzazione di film polimerici promettenti per la creazione di packaging e a basso impatto ambientale. L'integrazione tra materiale di upcycling e polimero bioplastico coniuga la riduzione della quantità di rifiuti destinati alla fine vita, quindi, la promozione di un ciclo chiuso in cui i materiali di scarto vengono reintegrati nel processo produttivo come nuove risorse, all’utilizzo di materiale alternativi da fonti vegetali rinnovabili che si sostituiscono alle plastiche tradizionali. Inoltre, la presenza di materiale da upcycling può favorire la biodegradazione del polimero plastico, migliorandone il fine vita. A tutt’oggi ci sono ancora limiti produttivi che devono essere opportunamente studiati per consentire la lavorabilità di compositi di questo tipo.
Questo approccio rappresenta un passo avanti significativo verso un'economia circolare, in cui il rifiuto viene doppiamente rivalutato e trasformato in una nuova opportunità. Ciò non toglie che la sostenibilità del packaging così ottenuto debba andare di pari passo con la sicurezza per il prodotto contenuto e quindi per il consumatore. Infatti, la funzione del packaging di mantenere sicuro, stabile e di buona qualità il contenuto deve essere rispettata sempre per il prodotto cosmetico, pur bilanciando i benefici sull’ambiente.