PACKAGING SOSTENIBILE:

LA SFIDA

DELL’INDUSTRIA COSMETICA

I consumatori che acquistano cosmetici classificabili in un segmento molto elevato si aspettano che anche il packaging contribuisca a generare un’esperienza di lusso, che i contenitori siano adatti ad essere esposti su mensole di cristallo, in sale da bagno elegantemente arredate. Questo aspetto comporta, tuttavia, conseguenze negative per l’ambiente, sia in termini di quantità che di qualità di rifiuti generati.

Più in generale, si stima che ogni anno l’industria cosmetica produca globalmente 120 miliardi di unità di confezionamento, per la gran parte in plastica o altri materiali difficilmente riciclabili. Nel 2018, nei soli Stati Uniti, sono state realizzate più di 7,9 miliardi di unità di plastica rigida destinate al confezionamento di cosmetici e altri prodotti per la cura della persona. Malgrado l’attenzione con cui vengono affrontate le questioni ambientali, solo il 9% della plastica prodotta (dall’inizio della sua storia ad oggi) è stato riciclato. Ancora oggi, la maggior parte dei contenitori viene eliminata in maniera impropria e finisce per essere ridotta in frammenti e trasportata dalle correnti o dal vento. È così che le microplastiche si diffondono nei mari e gli inchiostri utilizzati per le etichette contaminano le acque del sottosuolo. (1, 2)

Ma le ripercussioni ambientali del confezionamento dei cosmetici partono da lontano, ovvero dalla produzione, che si basa sull’utilizzo di risorse critiche come acqua, energia, derivati fossili (il 99% della plastica è realizzata a partire da fonti fossili) e minerali. Senza dimenticare l’impiego dei pigmenti, correlato al rilascio di inquinanti atmosferici, contaminanti per le acque e metalli pesanti (prevalentemente cadmio e piombo). (3)

    INTRODUZIONE

    L’urgenza posta dal tema dei cambiamenti climatici legittima la necessità di agire sugli aspetti di sostenibilità ambientale in maniera incisiva e rapida, senza intaccare gli standard di sicurezza a tutela del consumatore. In questo contesto si inquadra l’impegno assunto dall’Unione Europea attraverso l’adozione nel 2018 della cosiddetta plastics strategy, parte del piano d’azione europeo sull’economia circolare. (4, 5)

    Il concetto di sostenibilità cui fa riferimento il regolatore è complesso e, per quanto riguarda il prodotto cosmetico, rappresenta un ambito nel quale le sfide ambientali, le esigenze di performance e sicurezza e le tematiche normative sono strettamente embricate. Perché un imballaggio sia definito sostenibile non è sufficiente che sia realizzato con modalità che riducano l’impatto ambientale e l’impronta ecologica. Poiché per materiale di imballaggio si intende (come indicato dalle Linee Guida della Commissione Europea sull’allegato I del Regolamento (CE) 1223/2009) il contenitore a diretto contatto con la formulazione, per quanto riguarda i cosmetici così come per molti altri prodotti, il packaging non si limita a soddisfare esigenze di marketing aumentando grazie alla scelta del colore, delle immagini e delle forme l’appeal del contenuto, ma svolge funzioni di:

    • Contenimento del prodotto;
    • Prevenzione della perdita e della fuoriuscita del prodotto;
    • Protezione del prodotto da danni meccanici e ambientali;
    • Indicazione delle informazioni minime previste dalla normativa. (4, 6, 7, 8)

    OLTRE L’APPARENZA, LA COMPLESSITÀ

    MONICA TORRIANI

    Consulente scientifica | Italia

    Bio...

    L’articolo 3 del Regolamento (CE) 1223/2009 stabilisce che ogni cosmetico immesso sul mercato debba essere sicuro per la salute umana se utilizzato in condizioni d’uso normali o ragionevolmente prevedibili. In questa ottica, la norma impone che la valutazione di sicurezza prevista per il prodotto sia estesa al packaging e individua nella Persona Responsabile la figura a cui spetta la verifica della conformità a tale requisito. (6, 9, 10)

    Alcuni fattori inerenti il confezionamento possono interferire con la sicurezza del cosmetico: fra questi, le interazioni che si possono verificare fra contenitore e contenuto e le proprietà del materiale che costituisce lo stesso imballaggio. Da questo punto di vista, nondimeno, l’aspetto inquadrato come maggiormente preoccupante risulta essere quello del rischio di migrazione di sostanze dal packaging al prodotto. La necessità di tutelare il consumatore nei confronti di questo pericolo è alla base dei riferimenti posti dall’articolo 17 del Regolamento e della successiva pubblicazione delle linee guida per l’applicazione dell’allegato I. Quest’ultimo, in particolare, indica in corrispondenza del punto 4 (relativo a impurezze, tracce e informazioni sul materiale di imballaggio) tutti gli elementi che costituiscono la Valutazione della Sicurezza: purezza delle sostanze e delle miscele, prova della inevitabilità tecnica di tracce di sostanze vietate eventualmente presenti e caratteristiche pertinenti del materiale da imballaggio (in particolare purezza e stabilità). (6, 9, 10)


    Il Regolamento stabilisce anche, all’articolo 19, le informazioni minime da indicare obbligatoriamente in etichetta: nome o ragione sociale, indirizzo della Persona Responsabile, lista di ingredienti, data di durata minima ed eventuali avvertenze. Inoltre, disciplina, unitamente al Regolamento (UE) 655/2013, articolo 20, i claims ivi indicati, che devono essere utili, comprensibili e affidabili e devono consentire un decision making informato da parte del consumatore. (6, 9, 10)

    SOSTENIBILE SÌ, SICURO ANCHE

    Per quanto riguarda i rifiuti di imballaggio, la normativa di riferimento è costituita dalla Direttiva 94/62/CE (nota come REACH) che, fra gli altri adempimenti, impone l’indicazione sul contenitore della presenza di Candidate List Substances of Very High Concern (SVHC) quando presenti in quantità pari o superiore allo 0,1% e la conferma della conformità del prodotto al limite di 100 ppm per la somma dei livelli di concentrazione di piombo, cadmio, mercurio e cromo esavalente. Un’altra fonte significativa è rappresentata dal Decreto Legislativo 116/2020, che, in recepimento della normativa europea, rende obbligatoria l’etichettatura ambientale al fine di facilitare la raccolta dei rifiuti e il riciclo. (7, 11)

    Inoltre, il 30 novembre del 2022 la Commissione UE ha pubblicato una proposta di Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, che modifica il Regolamento (UE) 2019/1020 e la Direttiva (UE) 2019/904.

    Se in termini più generali il nuovo Regolamento mira a garantire che tutti gli imballaggi sul mercato UE siano riutilizzabili o riciclabili in modo economicamente vantaggioso entro il 2030, nel provvedimento vengono perseguiti anche obiettivi quali la prevenzione e la riduzione della quantità di rifiuti legati al confezionamento, anche promuovendo i sistemi di riutilizzo e di refill e l’aumento dell’impiego di plastica riciclata negli imballaggi nella tutela degli standard di sicurezza.

    In particolare, la proposta contiene provvedimenti riguardanti la riduzione dei rifiuti di imballaggio, nuovi criteri di progettazione dei contenitori che promuovano il recycling ed un sistema obbligatorio di restituzione della cauzione per alcune tipologie di contenitori in plastica destinati a specifici settori commerciali. (12. 13. 14. 15. 16)

    TARGET AMBIZIOSI PER L’UE

    Lo sviluppo di nuovi modelli di packaging dei prodotti cosmetici deve pertanto necessariamente assecondare molteplici esigenze. Dalla necessità di ottenere le prestazioni tecniche desiderate, a quella di essere compatibile con la linea di produzione (o di diventarlo tramite opportuni interventi), fino ai numerosi adempimenti regolatori cui si è accennato nei passaggi precedenti, molti dei quali riguardano da vicino le tematiche della sostenibilità ambientale e della sicurezza dei prodotti. Al fine di limitare l’impatto ecologico degli imballaggi, l’industria cosmetica sta agendo in diverse direzioni. Una di queste consiste nella limitazione (in peso e volume) dell’utilizzo dei materiali e semplificazione della composizione dei contenitori, che può essere ottenuta ad esempio riducendo il numero e la complessità dei layer di cui sono costituiti nel rispetto della sicurezza dei prodotti.

    Il ricorso a materiali biodegradabili, riciclabili o compostabili rappresenta un ulteriore fattore di avvicinamento agli obiettivi climatici e, se ben gestito, una valida leva per il marketing, in particolare, per quanto riguarda la proposta di uno storytelling pubblicitario che incontri le aspettative del pubblico. Tuttavia, proprio il vincolo di compliance alle disposizioni normative restringe le possibilità di utilizzo di nuovi materiali. Su questo punto, nel 2019 l’associazione di categoria Cosmetics Europe ha pubblicato linee guida che identificano una serie di informazioni utili a supporto della valutazione dell’impatto del packaging sulla sicurezza del prodotto finale. L’approccio è basato sui dati generati dall’industria alimentare, ma le complessità specifiche dei cosmetici rendono queste raccomandazioni non sempre applicabili. In generale, non esiste ad oggi una normativa armonizzata in ambito UE che disciplini questi aspetti, se si eccettua il protocollo stilato da EFSA (European Food Safety Authority) in merito al PET riciclato. È, infine, utile ricordare l’entrata in vigore nell’ottobre scorso del Regolamento (UE) 2022/1616 sulle plastiche riciclate destinate a venire a contatto con i prodotti alimentari. Tale norma ha abrogato il Regolamento (CE) 282/2008 e fornisce indicazioni precise sulle tecnologie di riciclo; oggi focalizzata sul PET, è ancora in fase di sviluppo per altre tecnologie. (17, 18, 19, 20)

    Proprio sul PET, su cui sono già disponibili procedure approvate, si concentrano molte delle attenzioni e degli sforzi della ricerca. Al contempo, proseguono gli studi su materiali alternativi che possano essere adattati ai vincoli imposti dalla normativa. Alcuni fra questi (ad esempio quelli prodotti a partire da cellulosa, legno e, soprattutto, le bioplastiche) rivestono interesse per le possibili applicazioni nell’industria cosmetica.

    L’INNOVAZIONE DEVE CONSIDERARE LA SPECIFICITÀ DEL PRODOTTO

    La possibilità di ricorrere alle bioplastiche, intese come polimeri biodegradabili derivanti da fonti naturali come amido, cellulosa, chitosano e proteine di origine vegetale e animale, per il confezionamento dei cosmetici suscita notevole interesse nel settore. Attualmente, l’unica fonte che riporti una definizione tecnica di questi materiali è rappresentata dalla norma UNI EN 13432 del 2002, dedicata al packaging compostabile e che ne determina i criteri di compostabilità a livello industriale. (21, 22, 23)

    Malgrado predomini presso il pubblico la convinzione che le bioplastiche siano totalmente innocue per l’ambiente, occorre sottolinearne le possibili conseguenze dannose, che consistono prevalentemente nella liberazione di gas serra (metano, anidride carbonica), significativamente impattante soprattutto nei pressi del luogo di degradazione. Ulteriori svantaggi nell’utilizzo di tali materiali sono rappresentati dai costi elevati, dall’utilizzo di organismi geneticamente modificati, fertilizzanti e pesticidi correlato alla loro realizzazione, dalla rigidità dei criteri di produzione e dalla sensibilità nei confronti del calore, che le espone al rischio di degradazione termica (21, 22, 23, 24)

    Occorre infine sottolineare le complessità dell’applicazione dei materiali biodegradabili a contatto con matrici cosmetiche, caratterizzate da una shelf life prolungata: da questo punto di vista, sono numerose le criticità inerenti la stabilità del prodotto.


    BIOPLASTICHE E POSSIBILI RISCHI

    La normativa in materia di packaging pone obiettivi estremamente ambiziosi, che hanno suscitato reazioni in talune circostanze critiche da parte delle aziende del settore, preoccupate circa la sostenibilità economica delle iniziative che è necessario mettere in campo. In un settore nel quale i vincoli regolatori sono tradizionalmente già numerosi e impattanti sui bilanci, non sarà semplice gestire i nuovi adempimenti.

    Per raggiungere gli obiettivi della transizione green sarà necessario agire su più fronti, scegliendo materiali a minore impatto ambientale e disegnando processi caratterizzati da maggiore efficienza produttiva ed energetica.

    Molti brand hanno già puntato su strategie precise, accompagnate da attente operazioni di marketing. Una di queste è rappresentata dal refill. La soluzione di vendere ricariche dei prodotti più amati dal mercato funziona piuttosto bene quando si parla di detergenti e trattamenti per il corpo, ma richiede alcuni adattamenti per i cosmetici destinati alla skincare, in particolare per i marchi che fanno degli ingredienti naturali il loro punto di forza: la ridotta presenza di conservanti richiede, infatti, l’utilizzo di contenitori differenti, flaconi chiusi con dispenser o airless, che evitino il contatto con l’esterno e con le dita del consumatore, al fine di mantenere basso il rischio di contaminazione microbica. (25)

    Altre proposte in via di sperimentazione riguardano il deposito cauzionale: ai consumatori potrebbe chiesto di farsi temporaneamente carico di un piccolo costo aggiuntivo per l’acquisto di un prodotto contenuto in un confezionamento riciclabile. La cauzione verrebbe poi rimborsata al momento della restituzione del contenitore in negozio. Il confezionamento verrebbe successivamente pulito con sistemi professionali, per essere nuovamente riempito e riposto negli scaffali. Una soluzione simile è stata adottata in alcuni noti department stores, come Tesco nel Regno Unito.

    Nella prospettiva di limitare il consumo di plastica destinata agli imballaggi, sono sempre più diffusi i detergenti solidi. Da questo punto di vista, tuttavia, le preoccupazioni in merito alle possibili contaminazioni microbiche sono giustificate: se, infatti, l’assenza di acqua nella formulazione riduce il rischio prima dell’apertura della confezione, lo stesso non può dirsi di ciò che avviene dopo, soprattutto per i prodotti che devono essere rigenerati con acqua in ambiente domestico da parte del consumatore.

    Parallelamente all’impegno profuso sotto il profilo della scelta di materiali e procedure, sarà importante mettere a punto strategie di comunicazione funzionali alla sensibilizzazione degli utenti sui temi della protezione dell’ambiente, al fine di mettere il consumatore nella condizione di assumere in fase di acquisto una decisione informata.

    PIÙ STRADE PER UN UNICO APPRODO

    Riferimenti bibliografici

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