Durante l’ultima edizione dell’Invitality tenutasi a Milano, tra le varie sessioni di approfondimento mi è stata data la possibilità di fare uno speech per conto dell’associazione Integratori & Salute sul declino cognitivo ed il possibile approccio nutraceutico che riprendo con un breve sunto di seguito.


Il declino cognitivo è un problema crescente nella società moderna, dato l'invecchiamento della popolazione. La perdita di memoria, la diminuzione delle capacità di concentrazione e l'incapacità di svolgere compiti cognitivi complessi possono avere un impatto significativo sulla qualità della vita. Mentre la ricerca scientifica continua a esplorare terapie farmacologiche e non farmacologiche per affrontare questo problema, una nuova frontiera sta emergendo nell'uso dei nutraceutici.


Il declino cognitivo può portare a demenza che ha un costo sociale, umano ed economico molto importante. Basti pensare che a livello mondiale sono ca 50 milioni i pazienti affetti da demenza e si pensa che triplicheranno entro il 2050. La pandemia ha sicuramente accelerato il problema. In Italia un malato di Alzheimer costa circa 70 mila euro all’anno per il 73% a carico dei care givers.


Il 35% dei fattori implicati nell’insorgenza della demenza è modificabile per cui è opportuno intervenire precocemente.


A scopo preventivo la scienza consiglia di seguire un sano stile di vita senza fumo, riducendo l’alcool e praticando sport (basterebbe una camminata veloce al giorno di 20/30 minuti), oltre che una dieta variata e preferenzialmente mediterranea e praticare la “Neurobica”, cioè stimolare il cervello con lettura, imparando lingue straniere o altri metodi di pratica neuronale. Oltre a tutto ciò da qualche anno si sta studiando e facendo uso di nutraceutici come supporto alle funzioni cognitive.


I nutraceutici sono prodotti alimentari o integratori alimentari che forniscono benefici per la salute oltre alla semplice nutrizione di base. Possono essere estratti da fonti naturali o prodotti sinteticamente e includono una vasta gamma di sostanze, tra cui vitamine, minerali, erbe, e altro ancora. Negli ultimi anni, la ricerca ha mostrato un crescente interesse per l'uso di nutraceutici nel supporto cognitivo, e nuove idee stanno emergendo per selezionare e utilizzare questi composti in modo più efficace.

 Nutraceutici e declino cognitivo:
una nuova frontiera

COME NASCE UN NUTRACEUTICO EFFICACE: BIOREATTORI COME STRUMENTI DI SELEZIONE

Una delle sfide nella ricerca sui nutraceutici è la vastità delle opzioni disponibili. Ci sono centinaia di composti diversi che possono influenzare la funzione cognitiva, ma identificare quelli più efficaci richiede tempo e risorse considerevoli. Ecco dove entrano in gioco i bioreattori.


Un bioreattore è un dispositivo utilizzato per coltivare, controllare e monitorare microorganismi o cellule vegetali in un ambiente controllato. Questi strumenti sono spesso utilizzati nell'industria farmaceutica e alimentare per la produzione di farmaci o alimenti speciali. Tuttavia, recentemente, i bioreattori stanno emergendo come potenti strumenti nella ricerca sui nutraceutici.


I bioreattori consentono di coltivare cellule umane o batteri in condizioni controllate e studiare la loro risposta a vari composti. Ciò significa che è possibile eseguire test su larga scala per valutare l'effetto di diverse sostanze sui processi cognitivi senza la necessità di esperimenti su animali o studi a lungo termine su pazienti umani. Questa metodologia ha il potenziale per accelerare notevolmente il processo di selezione dei nutraceutici più promettenti.


NUTRACEUTICI PROMETTENTI PER IL DECLINO COGNITIVO

Tra i numerosi nutraceutici che possono essere valutati tramite l'uso di bioreattori, quattro sostanze si distinguono per il loro potenziale nel migliorare la funzione cognitiva: l'acido lipoico, la fosfatidilserina, l'omotaurina e la vitamina D.

  1. Acido Lipoico: Questo antiossidante è stato oggetto di numerosi studi per il suo potenziale nel migliorare la memoria e la funzione cognitiva. L'acido lipoico sembra proteggere il cervello dai danni ossidativi e può anche migliorare la produzione di energia nelle cellule cerebrali. Un bioreattore può aiutare a valutare la sua efficacia e le dosi ottimali per il supporto cognitivo.
  2. Fosfatidilserina: Questo fosfolipide è un componente chiave delle membrane cellulari e si trova in particolare nelle cellule cerebrali. Studi preliminari hanno suggerito che la fosfatidilserina potrebbe migliorare la memoria e l'attenzione. L'uso di bioreattori può aiutare a comprendere meglio come questa sostanza interagisce con le cellule cerebrali e come può essere ottimamente somministrata.
  3. Omotaurina: Questo aminoacido non è ancora così noto come gli altri sulla lista, ma la ricerca iniziale suggerisce che potrebbe avere un potenziale significativo nel supporto cognitivo. I bioreattori possono essere utilizzati per valutare l'effetto dell'omotaurina sulla funzione delle cellule cerebrali e identificare eventuali meccanismi d'azione.
  4. Vitamina D: Questa vitamina è essenziale per la salute del cervello e del sistema nervoso. La carenza di vitamina D è stata associata a un aumento del rischio di disturbi cognitivi. I bioreattori possono essere utilizzati per esaminare come la vitamina D influisce sulle cellule cerebrali e per identificare i livelli ottimali di assunzione.

L’associazione di queste sostanze è stata testata in un recente studio che ha utilizzato il modello di bioreattore, pubblicato da un gruppo di ricerca capitanato dalla Prof.ssa Uberti (1). I risultati sono molto promettenti ed hanno mostrato, oltre a migliorare la vitalità neuronale anche in presenza di fattori che inducono neurotossicità, un importante effetto antiossidante, antinfiammatorio e di riduzione della Beta amiloide e della proteina Tau, markers di declino cognitivo.


In conclusione, l'uso di nutraceutici nel supporto cognitivo rappresenta una promettente area di ricerca. L'introduzione di bioreattori come strumenti di selezione può accelerare il processo di identificazione dei composti più efficaci e delle dosi ottimali. Mentre l'acido lipoico, la fosfatidilserina, l'omotaurina e la vitamina D emergono come sostanze promettenti, è importante continuare la ricerca per sviluppare strategie di trattamento più efficaci per il declino cognitivo. L'obiettivo finale è migliorare la qualità della vita delle persone che affrontano questo problema sempre più diffuso.

Riferimenti bibliografici