Giulio Fezzardini

Redazione NH Italia

TKS Publisher

Italia

Tavola e luoghi comuni 

Amo molto un noto fumetto francese, Asterix il Gallico, ambientato nella Gallia conquistata da Giulio Cesare. 

In questi fumetti il cibo gioca un ruolo preminente anche grazie alla eterna fame di cinghiali del compagno di avventure di Asterix, il fortissimo Obelix (che credo in questo periodo si troverebbe bene come cacciatore metropolitano nelle nostre città), e grazie alle incursioni degustative nelle cucine dei popoli di allora e della stessa Francia (vedi il Giro di Gallia, gara sulla ricerca di specialità gastronomiche transalpine).  

Come se non bastasse tutti, ma proprio tutti questi racconti a fumetti, finiscono con un sontuoso banchetto della tribù gallica di Asterix dominato, va da sé, da cinghiali, cervogia, e con lo stonatissimo e micidiale bardo del villaggio Assourancetourix (“Assicurazione contro tutti i rischi”!) accuratamente legato e imbavagliato perché non canti. 

Ebbene in uno di questi racconti (Asterix e lo Scudo degli Arverni) vediamo il capo del villaggio che il giorno dopo un poderoso banchetto in cui ha dato il meglio di sé, è a letto con fitte lancinanti a fegato e dintorni. Obbligato dal druido del villaggio a fare una cura a base di dieta rigorosa e acque termali, il nostro si mette in viaggio per la Vichy del tempo (Aquae Calidae), ma accompagna l’itinerario con una specie di guida Michelin ante-litteram in cui sono segnalate le migliori trattorie presenti sul percorso: va da sé che Abraracourcix, questo il suo nome, arriva alla visita di accettazione con il Druido primario della struttura in condizioni disperate e sottoposto quindi ad un regime dietetico da incubo. 


La cosa interessante di questa clip virtuale sono appunto le soste nelle trattorie e i motti proverbiali che il capo gallo evoca per giustificare le sue avventate (visto il suo stato) scelte alimentari: lo vediamo per esempio tagliare una enorme fetta di formaggio sentenziando “un pezzo di formaggio fa digerire tutto il pranzo”. Che assomiglia molto a una espressione lombarda che recita, più o meno, “la bocca l’è minga stracca se la sa nò de vacca” e che credo non abbia bisogno di traduzione.  

Quella della saggezza e dei luoghi comuni a tavola, specialmente volti a giustificare scelte che quasi sempre confliggono con il nostro medico, è cosa nota. Ma hanno una qualche base? “La mela quotidiana che scaccia il medico di torno”, il “fosforo nel pesce che fa bene alla memoria”, la “carota che fa bene alla vista”, gli “alcolici che sturano le arterie” …. Vero o falso?  


La “mela al giorno che toglie il medico di torno”, sembra derivare da un detto inglese del VIII secolo: “Eat an apple on going to bed, and you’ll keep the doctor from earning his bread”, poi evoluta in “An apple a day, no doctor to pay” ecc. 

In realtà la mela, in modo particolare la buccia, come le bucce di altri frutti (vedi Pinocchio con le pere), rispondeva empiricamente ad un fabbisogno di vitamine specialmente in momenti storici caratterizzati da grande povertà e fame. Ma che le bucce della frutta siano ricche in vitamine è stato poi confermato dalla ricerca scientifica.  


E il fosforo nel pesce e la memoria? 

Luogo comune da sfatare visto che la scienza ci dice che in realtà il fosforo è presente in maggiore quantità in altri alimenti di origine animale e vegetale.  

Ma la scienza ci dice anche che non risulta correlazione tra fosforo e capacità mnemonica.  

Detto questo non c’è dubbio che il pesce sia obbligatorio in una dieta bilanciata.  

Per quanto riguarda la carota ottica il mito ha una sua radice storica. 


Si sa che l’avvento del radar insieme allo straordinario valore dei piloti della RAF, siano stati elementi determinanti nella vittoria della lunga battaglia di Inghilterra durante la II Guerra Mondiale.  

Ebbene sembra che per depistare tutti sulle potenzialità del radar, gli aviatori inglesi dicessero che tanto dei loro successi in visibilità notturna derivava dal loro abbondante consumo di carote. 

E qui il mito è confortato dalla realtà: luteina e beta-carotene sono efficacissimi antiossidanti che aiutano gli occhi a restare sani proteggendoli dall’invecchiamento e da conseguenti danni alla retina. 

E numerosi sono gli effetti positivi su fastidi come la secchezza oculare, sulla protezione di virus e batteri. Inoltre noi convertiamo il beta-carotene in vitamina A, nutriente che sostiene la visibilità notturna.  


“Il buon vino non può che fare bene!” afferma soddisfatto il nostro capo gallico versandosene un generoso corno. 

E qui il nostro simpaticissimo Abraracourcix ci azzecca: so di leggere a una audience informata anche più di me su questi argomenti e che i polifenoli contenuti nel vino siano benefici per la salute è cosa oramai consolidata e non mi dilungo. 

Ci aggiungo la prevedibile nota di rito (bere sì, ma con moderazione!) e saluto gli amici galli che ci hanno accompagnati in questo breve viaggio e che festeggiano entusiasti il ritorno del loro amato capo, completamente guarito, con un grande banchetto in suo onore sempre a menu fisso: cinghiale e cervogia. 


Avrei offerto loro un caffè, ma per scoprire la preziosa bevanda che avrebbe dato tanto calore e colore ai boulevard della Ville Lumière, doveva trascorrere ancora qualche anno. 

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