LA FITOTERAPIA

PER LA SALUTE DELLO STOMACO

Quando parliamo di disturbi che colpiscono lo stomaco, tralasciando patologie importanti come cancro gastrico, nelle condizioni più comuni ci riferiamo a problemi legati alla funzionalità digestiva, quindi a disturbi dispeptici. Il termine dispepsia definisce quella condizione sintomatologica caratterizzata da diversi disturbi con origine diversa: di natura funzionale, legata a problemi di tipo motorio e secretorio come digestione lenta, iperacidità, gonfiore addominale, reflusso, dolore sordo o urente; oppure di natura organica, legati ad alterazioni anatomiche e fisiologiche della mucosa dello stomaco, che portano a sintomi spesso severi.

I disturbi comuni che più richiedono un intervento sono rappresentati dalla iperacidità ricorrente, dai sintomi dolorosi e funzionali della gastrite (ricorrente o cronica) e dal reflusso gastroesofageo. L’ulcera peptica è la condizione più seria che si verifica per una lesione della mucosa (1, 2).

Dispepsia, ulcera, ma anche condizioni francamente patologiche come metaplasia gastrica possono essere correlate all’infezione non curata da Helicobacter pylori, batterio Gram- capace di colonizzare l’ambiente gastrico, particolarmente resistente alla fisiologica risposta di sorveglianza immunitaria, agente causale primario di disturbi gastrici in un numero elevato di pazienti sintomatici (3).

Tra i disturbi gastrici, di natura funzionale e perlopiù occasionale, ma anche di natura organica, o dipendente dall’assunzione di farmaci (in particolare chemioterapici) o tossine o, infine, dipendente da cause come la gravidanza, è necessario infine annoverare la nausea, quella sensazione spiacevole di necessità di vomitare (2).

    OVERVIEW SUI DISTURBI GASTRICI E RAZIONALE D’USO DELLA FITOTERAPIA

    TRATTAMENTO DELLE PATOLOGIE GASTRICHE CON FARMACI DI SINTESI E RAZIONALE D’USO DEI FITOTERAPICI

    Il trattamento convenzionale della dispepsia è mirato soprattutto a ridurre la ipersecrezione acida o al miglioramento delle capacità protettive della mucosa (4). Diversa è la condizione dell’infezione da Helicobacter pylori (HP), per la quale si ricorre alla antibiotico-terapia, che prevede l’associazione di più antibiotici selezionati secondo criteri diagnostici e di resistenza microbica tra amoxicillina, metronidazolo, claritromicina, tetraciclina e levofloxacina (3).

    I più potenti inibitori della secrezione acida gastrica sono gli inibitori della pompa protonica (IPP o, secondo l’acronimo inglese di protonic pump inhibitors, PPI) come omeprazolo, esomeprazolo, lansoprazolo, rabeprazolo e pantoprazolo (5).

    Anche gli antiacidi sono ancora largamente usati dai pazienti per molteplici indicazioni; composti più comuni in questa categoria sono: combinazioni tra idrossido di magnesio (Mg(OH)2) e idrossido di alluminio (Al(OH)3), carbonato di calcio (CaCO3) e bicarbonato di sodio (NaHCO3) (6).

    Per aumentare le difese della mucosa gastrica, si usano invece alcuni analoghi delle prostaglandine (analoghi PGE) e della prostaciclina (PGI). Dal punto di vista clinico, l’effetto più importante delle prostaglandine e dei loro analoghi pare essere la soppressione dell’acidità (7). L’unica prostaglandina di sintesi disponibile in Italia è il misoprostolo (15-desossi-16-idrossi-16-metil-PGE1), un analogo sintetico della PGE1.

    Per la nausea non severa (per la quale si usano farmaci specifici come ondansetron o altri anti-serotoninergici o antistaminici), il farmaco di riferimento è la metoclopramide (2).

    La terapia convenzionale non è priva di limiti, a partire dagli effetti collaterali che accompagnano un uso prolungato (a volte abuso dato dal fai da te senza controllo medico) degli IPP che interferiscono in maniera significativa con la normale funzione secretiva gastrica; tra gli effetti collaterali più frequenti abbiamo episodi di eruttazioni, nausea, flatulenza, diarrea o stipsi e questi farmaci possono inoltre dare origine ad interazioni con altri farmaci o causare tolleranza farmacologica. Un altro limite importante di tutti i farmaci gastroprotettori, non solo IPP, è la loro mancanza di efficacia antinfiammatoria, dettaglio non trascurabile considerando che la sintomatologia comune alle patologie gastriche è proprio di tipo flogistico e che l’infiammazione acuta sostiene a sua volta l’esacerbazione delle gastropatie (4).

    Per quanto riguarda l’infezione da HP, è drammaticamente attuale il problema dell’antibiotico resistenza, nel caso specifico riferita in particolare all’uso di metronidazolo e claritromicina (8).

    L’uso della fitoterapia nei disturbi dispeptici è sempre stato molto consolidato e trova ancora oggi un notevole razionale d’uso poiché ha sempre considerato prioritario l’aspetto del riequilibrio della fisiologia secretiva e la diminuzione della sintomatologia infiammatoria attraverso meccanismi multitarget prodotti dal fitocomplesso; è per questo che oggi può rappresentare un interessante complemento terapeutico integrativo soprattutto nelle condizioni non severe.

    ALGINATI E POLISACCARIDI PER LA PROTEZIONE DELLA MUCOSA GASTRICA

    Tra i prodotti naturali più noti per la gastroprotezione troviamo senz’altro gli alginati. Questi sono polimeri polisaccaridici naturali isolati da alghe brune (classe delle Phaeophyceae). A contatto con l’acido gastrico, l’alginato precipita in un gel viscoso a bassa densità a pH pressoché neutro in pochi secondi in vitro, in pochi minuti in vivo. Vengono somministrati in formulazioni contenenti antiacidi come il bicarbonato di sodio: a causa del cambiamento di pH, il bicarbonato di sodio contenuto nella formulazione alginato-antiacido rilascia anidride carbonica, che viene quindi inglobata nel gel sottoforma di bolle e lo spinge sulla superficie del contenuto gastrico, dove galleggia come una “zattera” (raft) (9). La formulazione a base di alginato con il bicabonato di sodio funge anche da barriera antireflusso e impedisce la risalita di materiale acido nell'esofago. Gli alginati vengono utilizzati a dosaggi variabili a seconda della preparazione, comunque generalmente tra 200 e 500 mg al giorno, fino a 1000 mg nella sintomatologia più severa; a questi dosaggi, questi gli alginati non hanno grossi effetti collaterali e sono considerati utili nella gastrite occasionale e nel trattamento del reflusso da lieve a moderato. Gli alginati sono presenti nel settore farmaceutico e come dispositivi medici, ma sono oltre 20 le alghe brune contenenti questi metaboliti utilizzabili anche nel settore dell’integrazione alimentare.

    Non solo alghe, perché sono molte le piante medicinali che contengono polisaccaridi capaci di creare un film protettivo a livello gastrico e portare sollievo in caso di bruciore e di reflusso (10); a onor del vero, la tradizione d’uso è ben superiore alle moderne pubblicazioni di trial clinici di qualità, ma alcune specie a polisaccaridi sono molto utilizzate sia in ambito farmaceutico che nell’integrazione alimentare, come la malva (Malva sylvestris L. foglie e fiori), l’altea (Althaea officinalis L. radici) e l’aloe (Aloe vera (L). Burm. f. gel). Più in dettaglio, queste tre specie contengono eteropolisaccaridi di natura pectinica e/o mucillaginosa, capaci di esplicare anche un effetto riparatore sulla mucosa e antinfiammatorio, noto soprattutto nel caso del gel di aloe (11).

    Questi fitoterapici vengono utilizzati nella maggior parte dei casi di dispepsia, occasionale o ricorrente e nella MRGE. I dosaggi sono variabili e dipendono dal complesso delle formulazioni.

    PIANTE MEDICINALI AMARE

    Il ruolo della fitoterapia per il benessere gastrico non si riduce all’azione dei polisaccaridi perché, continuando, razionale d’uso lo hanno senz’altro anche le piante medicinali amare, capaci di provocare la stimolazione delle fibre nervose gastriche attraverso le afferenze gustative e quindi di aumentare la velocità di svuotamento gastrico. Piante amare come china (Cinchona spp. corteccia), genziana (Gentiana lutea L. radici) o assenzio (Artemisia absinthium L. erba) sono esempi di piante oggi di prevalente interesse liquoristico (potremmo aggiungere il rabarbaro, il carciofo, il genepy…), che devono la loro notorietà proprio all’antica tradizione d’uso officinale, del resto confermata dalla moderna ricerca (12). I principi amari di queste piante (chinina, amarogentina e gentiopicroside e absintina negli esempi di china, genziana e assenzio, rispettivamente) sono facilmente estraibili in etanolo, ecco il motivo per cui gli aperitivi e i digestivi hanno normalmente la forma farmaceutica del “liquore”; da oggi potremo dare quindi una giustificazione fitoterapica a nostre concessioni pre- e post-cena.

    Parlare di fitoterapia per la protezione gastrica, significa ricordare l’importanza dello zenzero (Zingiber officinale Roscoe rizoma), in particolare per favorire la digestione e per la nausea, anche da cinetosi o, sotto controllo medico, in gravidanza. Lo zenzero contiene sesquiterpeni come α-zingiberene, β-bisabolene e zingiberolo e i caratteristici costituenti pungenti, i gingeroli, che vengono in parte e naturalmente convertiti in shogaoli (13). Lo zenzero favorisce lo svuotamento gastrico ed ha azione spasmolitica, ma alcuni meccanismi, come l’azione antagonista sui recettori serotoninergici 5-HT3 con plausibile coinvolgimento del sistema colinergico e dei recettori vanilloidi, sono propri dei terpeni e dei gingeroli e garantiscono il noto effetto anti-nausea. Lo zenzero viene utilizzato come alimento vero e proprio, fresco o come polvere del rizoma essiccato oppure come estratto secco; il dosaggio, riferito al secco, è di circa 1 g, al bisogno, massimo due volte al giorno (14).

    LO ZENZERO

    Riferimenti bibliografici

    EDIZIONE SPONSORIZZATA DA:

    MARCO BIAGI 

    Università di Parma | Italia


    Bio...

    Marco Biagi

    Laurea in CTF e Dottorato in Scienze Farmaceutiche presso l'Università di Siena. 

    Da sempre interessato di fitochimica, etnobotanica, botanica farmaceutica e della farmacologia delle sostanze naturali. I miei principali interessi di ricerca riguardano la gastroprotezione, gli adattogeni, le sostanze vegetali ad attività immunomodulante e quelle per la cura della pelle. Mi occupo da molto tempo anche di regolatorio e controllo di qualità delle sostanze vegetali. Oltre ad aver fatto ricerca e docenza a Siena, ho rivestito il ruolo di Direttore del Master di II livello in Fitoterapia Applicata e sono stato il Segretario Generale della Società Italiana di Fitoterapia. Attualmente sono ricercatore e docente a Parma e sono il Segretario Generale della Società Italiana di Fitoterapia.

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