PROTEZIONE SOLARE: BIO È MEGLIO

Malgrado la diffusione capillare delle campagne di comunicazione sulla prevenzione dei tumori della pelle e di strumenti diagnostici sempre più sofisticati, l’incidenza di queste patologie è in continuo aumento.   

Questo lo scenario emerso dal Congresso della European Academy of Dermatology and Venereology (EADV), che si è svolto lo scorso maggio a Ljubljana. Più di 7 milioni di europei sono affetti da tumori cutanei, nonostante la maggior parte di queste forme di cancro sia prevenibile (Ref 1. 2). 

In questo framework, appare essenziale lo sviluppo di politiche sanitarie più mirate, che sappiano intercettare in maniera più attenta l’attenzione dei cittadini e veicolare più efficacemente un’informazione precisa. Un potente strumento di prevenzione dei tumori della pelle è rappresentato dalla protezione solare, intesa in senso ampio come limitazione dell’esposizione e più in particolare come impiego di filtri protettivi. 


  


    INTRODUZIONE

    L’effetto di riduzione dell’incidenza di tumori dermatologici come il carcinoma a cellule squamose e il melanoma conseguente all’impiego dei filtri solari, con meccanismo d’azione chimico o fisico, è dimostrato da un’ampia gamma di studi clinici (Ref 3). 

    Gli inviti all’applicazione di prodotti contenenti filtri solari confliggono tuttavia con quelli alla cautela nel loro impiego, legittimata dai rischi ambientali connessi al loro accumulo negli ecosistemi acquatici e negli organismi viventi che li popolano, con effetti di interferenza endocrina e alterazione dei cicli riproduttivi. Ulteriori preoccupazioni sono state espresse in merito alla possibilità che si verifichi assorbimento sistemico di tali sostanze. Tuttavia, mentre i dati disponibili a riguardo non sono suggestivi di un rischio clinico significativo, l’efficacia dell’azione protettiva è chiara (Ref 3. 4. 5. 6). 

    La necessità di avere a disposizione prodotti alternativi efficaci ed eco-friendly ha portato allo studio di sostanze nuove e al tentativo di riposizionamento di composti già noti per altri scopi. L’obiettivo è quello di sostituire gli ingredienti di derivazione fossile con biocomposti ad azione protettiva nei confronti delle lesioni fotoindotte e di rallentamento dei processi di invecchiamento cutaneo (Ref 4).

    PROTEZIONE SOLARE SÌ, MA RISPETTOSA DELL’AMBIENTE 

    MONICA TORRIANI

    Consulente scientifica | Italia

    Bio...

    Com’è noto, una delle conseguenze dell’eccessiva esposizione alla radiazione ultravioletta è rappresentata dal photoaging. L’azione del sole attiva una serie di reazioni chimiche che promuovono lo sviluppo del processo infiammatorio e conducono alla sintesi di composti altamente reattivi, come le specie reattive dell’ossigeno (ROS), responsabili dei danni al tessuto cutaneo (Ref 7. 8). 

    Alcuni ingredienti già noti nell’industria cosmetica (come il licopene, il resveratrolo e l’acido ascorbico), agiscono promuovendo l’equilibrio ossidoriduttivo e supportando la prevenzione delle lesioni cutanee correlate al rilascio di radicali liberi (Ref 9). 

    Le particolari caratteristiche chimiche dei carotenoidi sono alla base della loro attività radical scavenging e supportano l’ipotesi di una possibile applicazione nella prevenzione delle lesioni dermatologiche dovute al sole.  

    Uno dei flavonoidi più interessanti per questi scopi, il licopene, una sostanza contenuta nel pomodoro e nei frutti di colore rosso. Si tratta di un efficiente neutralizzatore di specie reattive come l’ossigeno singoletto. In laboratorio dimostra di ridurre gli effetti mutagenetici ad esso correlati grazie alla capacità di interferire con i meccanismi di attivazione incontrollata del ciclo cellulare. Nel modello murino, il licopene mostra proprietà antitumorali rispetto ai tumori indotti dall’esposizione al sole e una riduzione degli effetti del fotoinvecchiamento se applicato prima dell’esposizione alla radiazione UV. Tali osservazioni sostengono l’utilizzo di questa sostanza come ingrediente in cosmetici formulati per la protezione solare (Ref 7. 10. 11. 12

    LICOPENE, IL ROSSO CHE PROTEGGE 

    La melatonina è un ormone secreto dall’epifisi, una ghiandola localizzata al di sotto della commessura posteriore dell’encefalo. Si tratta di una molecola altamente conservata nel percorso di evoluzione dell’uomo, che riveste una funzione importante nel mantenimento della fisiologia della pelle. Questo tessuto possiede recettori funzionali per la melatonina ed è in grado esso stesso di sintetizzarla e di regolarne la produzione.  

    Tale ormone è coinvolto nel fenomeno della pigmentazione cutanea e riveste una funzione strategica nell’inibizione dello sviluppo di tumori come il melanoma. Le sue attività sono, almeno in parte, attribuibili all’azione di neutralizzazione del danno indotto dalla radiazione ultravioletta nelle cellule cutanee. Un’azione che risulta enfatizzata nei tessuti direttamente esposti alla radiazione solare. Le prove accumulate nel corso degli studi svolti in questo ambito supportano possibili applicazioni cosmetiche finalizzate al mantenimento dell’integrità funzionale della pelle (Ref 7. 13. 14. 15

    In analogia a quanto rilevabile per il licopene, anche gli studi di valutazione dell’azione di cosmetici protettivi a base di melatonina hanno documentato un miglioramento dell’elasticità cutanea e dell’idratazione nella pelle connesso alla loro applicazione (Ref 7. 16. 17). 

    LA MELATONINA E IL SUO RUOLO NELLA PELLE 

    Le biomasse lignocellulosiche sono state recentemente riconosciute come una fonte di ingredienti bio-based per l’industria cosmetica, ossia composti che derivano integralmente o in parte da materiali rinnovabili, come piante e animali.  

    In particolare, le ricerche sui polimeri della lignina hanno galvanizzato l’interesse per le possibili applicazioni in campo cosmetico, in particolare nella produzione di filtri solari (Ref 18. 19).  

    La lignina è l’unico composto polifenolico ad alto peso molecolare presente nella parete cellulare delle piante e rappresenta in genere un sottoprodotto dell’industria cartiera. Gli scarti della produzione della carta contengono un significativo numero di sostanze in grado di assorbire le radiazioni ultraviolette. Rispetto ai filtri solari tradizionali, la lignina ha la particolarità di possedere un ampio spettro d’azione e di offrire protezione sia nei confronti dei raggi UVA che di quelli UVB. Si tratta infine di una sostanza non tossica che possiede proprietà antiossidanti e antimicrobiche rilevanti ai fini della realizzazione di prodotti destinati alla skincare. (Ref 4. 20. 21. 22).  

    Sebbene il suo potenziale sia promettente, sussistono ad oggi ancora numerose limitazioni alle sue applicazioni. In primo luogo, il colore marrone intenso e il fattore di protezione solare relativamente basso. La direzione per l’ottimizzazione delle proprietà del composto sembra essere rappresentata dalla riduzione del diametro delle particelle impiegate nella formulazione dei cosmetici e da altre modificazioni chimiche che potrebbero portare a ridurre l’intensità del colore e migliorare il fattore di protezione (Ref 4).  


    POSSIBILI SOLUZIONI DALL’UPCYCLING DELL’INDUSTRIA CARTIERA 

    Come dimostrano i dati presentati in occasione del Congresso dell’EADV citato in apertura di articolo, anche le soluzioni più performanti non producono i risultati attesi se l’utente finale non viene persuaso della loro efficacia e dei vantaggi per la salute connessi alla loro introduzione (Ref 1. 23).  

    Con lo scopo di indagare la percezione e l’attitudine all’acquisto da parte del pubblico di cosmetici protettivi a minore impatto ambientale, è stata condotta una ricerca che ha coinvolto 230 consumatori (Ref 4). 

    Lo studio ha dimostrato che nella popolazione sussistono ancora molte resistenze nei confronti dell’impiego di prodotti bio-based. Le principali sono correlate al timore che i cosmetici contenenti filtri solari di derivazione bio non possiedano un livello di protezione paragonabile a quelli con ingredienti di origine fossile. Di minore rilievo la preoccupazione economica per i costi di prodotti immaginati come appartenenti a segmenti più elevati rispetto a quelli caratteristici della grande distribuzione. (Ref 4. 24. 25). 


    L’ENGAGEMENT DEI CONSUMATORI 

    Numerose ricerche mettono in relazione l’attivazione del recettore per la melatonina di tipo 1 (MT1) con il ritmo sonno-veglia e con il mantenimento di una pelle elastica. A questo proposito, vale la pena ricordare le frequenti associazioni fra disturbi dermatologici quali la dermatite atopica e i disordini del sonno. Le alterazioni dei ritmi circadiani possono influenzare la sintesi della melatonina a livello cutaneo e incidere sul ritmo sonno-veglia, promuovendo il rilascio di cortisolo e la reattività cutanea. La cascata di eventi che ne deriva porta alla distruzione delle fibre di collagene e alla riduzione dell’efficienza del microcircolo cutaneo. L’ischemia che ne deriva provoca una riduzione dell’apporto di ossigeno e nutrienti al tessuto. Tale meccanismo viene ascritto anche fra le cause della comparsa delle occhiaie nei soggetti che non dormono a sufficienza (20. 21. 22).  

    Come citavano le voci popolari di un tempo, il sonno è un rimedio di bellezza, dunque. 

    Fra gli ingredienti testati per il meccanismo d’azione interferente con il rilascio di melatonina, ricordiamo l’estratto di cellule staminali di girasole (Helianthus annuus, HACCE), ricco in flavonoidi e fitomelatonina. In virtù della sua attività, che porta alla riduzione dello stress cutaneo e al miglioramento della qualità della pelle, HACCE può essere considerato come una sorta di “sostituto” vegetale della melatonina e viene considerato un ingrediente molto promettente in neurocosmetica (1).  

    CITTADINI PIÙ CONSAPEVOLI, CITTADINI PIÙ SANI 

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