Marco Madeddu

Amministratore Delegato

IMCD Italia Spa

Irene Piazza Roncoroni

Amministratore Unico

BDC School

???????? 

Tanti anni fa l’aula magna del Politecnico di Milano è ammutolita all’ingresso di una ragazza, rara ai tempi la presenza femminile in quel contesto di futuri ingegneri: era una mia amica, oggi docente in un prestigioso ateneo degli Stati Uniti. Le cose da allora sono certamente cambiate, tuttavia sappiamo come tanto ci sia sempre da fare in questa direzione.

Il superamento di questo gap è tra i vari obiettivi di una iniziativa, corretto definirla “illuminata”, di IMCD, leader a livello internazionale nella distribuzione di specialità chimiche e ingredienti, che ha dato vita ad una iniziativa altamente innovativa, specialmente in Italia, in altri Paesi la situazione è diversa, di integrazione tra azienda e scuola.

In sintesi, è un progetto educativo tra IMCD e la Scuola Internazionale Bilingue BDC School di Milano, dedicato alle materie STEM (science, technology, engineering and mathematics) che prende il nome di IMCD Stem Lab.


Ne parliamo con Marco Madeddu (Amministratore Delegato IMCD Italia Spa) e Irene Piazza Roncoroni (Amministratore Unico BDC School).


Silvana Maini li ha intervistati per BEAUTY Horizons.


Come e quando nasce questo progetto, questa idea?


Marco: il nuovo IMCD Stem Lab rappresenta un altro piccolo mattoncino che si aggiunge ad un progetto più ampio che abbiamo iniziato a coltivare ormai due anni fa, con la nostra partecipazione come Main Partner di STEM in the City e ForestaMI.

Nasce dalla consapevolezza che nella nostra azienda le persone sono il reale valore aggiunto del nostro modello di business, il fulcro della nostra “value proposition”, il motivo che ci rende speciali.

Lavorare al futuro di IMCD Italia significa lavorare al presente delle nostre persone, dei loro figli e delle nuove generazioni che ci guardano come potenziale employer.

Viviamo in un paese che fisiologicamente produce poco futuro (l’Italia è da anni ormai il fanalino di coda per tasso di natalità) e i nostri ragazzi spesso faticano di più nel percorso scolastico rispetto ai loro coetanei europei.

Abbiamo cercato di capire come poter contribuire nel nostro piccolo a produrre più futuro con dei piani di genitorialità aziendali che premino i dipendenti che diventano genitori e che li sostengano nel loro percorso sia dal punto di vista economico che piscologico. Abbiamo poi pensato di creare questo primo Laboratorio per sensibilizzare e avvicinare - attraverso gioco e sperimentazione - bambine, bambini ma anche genitori alle materie STEM (vicine al nostro business).

La nostra vision è quindi olistica, dove ogni componente del progetto ha un suo senso se in sinergia con gli altri.

Dall’ambiente alla formazione, passando per genitorialità, inclusività e parità di diritti, vogliamo creare un volano che renda le nostre persone orgogliose e le nuove generazioni desiderose di lavorare con noi.  


Come BDC School ha accolto questa proposta alla prima condivisione con voi?


Irene: Sogno un mondo migliore con la scuola al centro, una scuola esperienziale capace di capitalizzare l’esperienza partendo dalle nostre radici culturali di popolo del Mediterraneo. Una scuola di vita per la vita.

La partnership con IMCD Italia, per la quale ringrazio il Dr. Madeddu che l’ha fortemente voluta, ci aiuta a realizzarla e rappresenta per BDC School l’opportunità di offrire ai propri allievi e a quelli del territorio milanese una didattica innovativa, attiva e proiettata al futuro e alla valorizzazione dei talenti. Lo STEM lab è un ulteriore passo verso la formazione degli alunni del futuro che porteranno con sé le competenze e le abilità adatte al 21mo secolo.   


L’iniziativa è partita nel mese di ottobre di quest’anno, in questo momento è quindi già in attività, potete darci già qualche feedback? Come stanno reagendo gli studenti e quali le materie più gettonate?


Irene: L’iniziativa è già partita e coinvolge i ragazzi di BDC School a partire dal Kindergarten fino alla Middle school.

Gettonatissimo è il vulcano, un tavolo per il making, che permette ai più piccoli di studiare i fenomeni scientifici attraverso un’esperienza immersiva coinvolgendo tutti i sensi. Il vulcano favorisce l’apprendimento STEM attraverso l’osservazione e l’elaborazione scientifica.

Gli articoli di Lego invece offrono ai ragazzi più grandi un approccio "hands-on", che permette di aumentare le capacità organizzative e il problem solving, migliorando la memoria e lo sviluppo di processi utili all'apprendimento quali la concentrazione.  


Interessante il fatto che questa proposta sia accessibile anche a studenti non iscritti alla scuola. Come viene promossa questa opportunità ai potenziali interessati, e come gestite questo aspetto nei confronti delle altre scuole di diversa provenienza? 


Irene: La proposta di creare opportunità di accesso al laboratorio STEM per ragazzi esterni prende spunto da una pratica molto diffusa nei paesi anglosassoni. I docenti delle scuole con le quali collaboriamo presentano a BDC School alcuni studenti attraverso un processo di selezione basato su meriti, condizioni socio-economiche e interesse.

Agli studenti selezionati viene data la possibilità non solo di accedere al laboratorio, ma di partecipare a una serie di workshops STEM.

Considerando le scuole di diversa provenienza, prepariamo dei cicli di lezione che sviluppino diverse aree di competenza attraverso contenuti presenti nei curricula. I vari topics vengono declinati in base alle fasce di età e gradi scolastici.   


Come media coinvolto nella Chimica siamo ovviamente interessati a questo aspetto. Potete darci qualche ragguaglio ulteriore sulla impostazione dei temi? Chi sono gli insegnanti, come viene impostato il primo approccio alla chimica? Approcci diversi a seconda dell’età degli alunni? 


Irene: il nostro dipartimento STEM non solo vanta di insegnanti con un background scientifico ma anche con una preparazione STEM e un training specifico che permetta loro di utilizzare al meglio le risorse del laboratorio. L’obiettivo dei docenti è quello di favorire un ambiente di apprendimento STEM attraverso una didattica attiva. La nostra Middle School, che si avvale di un approccio IB - programma internazionale con un’impronta interdisciplinare - spinge gli studenti a lavorare su progetti che vadano a coinvolgere le materie di matematica, scienze e design.

A livello pratico gli insegnanti possono collegare contenuti di matematica e scienze a concetti correlati e possibili unità che potrebbero derivarne.

   


Ovviamente il laboratorio è centrale: si sa che indossare un camice bianco ed entrare in un ambiente così particolare ha un suo fascino, quella attrattiva che può mettere un seme nei potenziali nuovi chimici. Immaginiamo siano previste anche prove pratiche di laboratorio? 


Irene: L’approccio alla chimica sin dall’età della scuola primaria propone di affrontare temi collegati alla realtà quotidiana utilizzando un approccio interdisciplinare e di didattica attiva. Il linguaggio della chimica viene utilizzato per comprendere la natura e per evidenziare il diretto coinvolgimento di questa disciplina, affrontando temi quali cibo, acqua, energia, salute, ambiente.

La didattica laboratoriale non riguarda solo la chimica, ma è un approccio che, utilizzando la metodologia della ricerca e della risoluzione dei problemi, mira all’acquisizione di competenze e non semplicemente di informazioni.

Questo approccio parte sin dall’infanzia in cui si dà molta importanza al lavoro di gruppo e al learning by doing, fino ad arrivare ai gradi più alti in cui l’esperimento e le dimostrazioni forniscono la possibilità ai bambini di esercitare l’osservazione, la progettazione e la sperimentazione.


Marco: Noi sposiamo l’approccio di BDC School descritto dalla Dott.ssa Piazza Roncoroni, perché si ricollega perfettamente alla nostra idea di costruzione del futuro del mondo chimico. Auspichiamo che i bambini e le bambine che oggi indossano il camice nello Stem Lab e si cimentano in attività pratiche, oltre che nello studio sui libri, siano gli appassionati professionisti di domani e possano rappresentare le prossime generazioni di tecnici esperti in IMCD.

Certo, si tratta di una prospettiva a lungo termine, ma è un’azione concreta che, appunto, mette un seme tangibile e sostanziale a beneficio della collettività.   


Il distributore di specialità chimiche e ingredienti, IMCD ne è una testimonianza, nel suo ruolo di partner per il cliente: non solo “semplice” fornitore di prodotti, ma anche di assistenza tecnica, assistenza al cliente nel suo processo creativo, consulente sulle problematiche regolatorie e formulative. Possiamo dire che se idealmente uno studente chimico in passato guardava per il suo futuro alla grande azienda produttrice oggi ha indicata la via per un percorso che ha nella distribuzione di prodotti chimici una identità professionale di eccellenza? 


Marco: io ho studiato Chimica e ho iniziato il mio percorso professionale nei laboratori R&D e nella produzione.

Quando sono arrivato nella distribuzione 20 anni fa non avevo la minima idea di cosa fosse.

Oggi posso dire che la distribuzione chimica, così come interpretata da IMCD, è l’esperienza più coinvolgente nel mondo della chimica.

Un’esperienza a 360 gradi che consente di sviluppare competenze tecniche e commerciali di vario genere, e non da ultimo di affondare i denti della propria curiosità e voglia di crescere nel nuovo mondo digitale, che tanto darà alla distribuzione chimica - e in generale al futuro delle aziende e delle persone - nei prossimi anni.

Il nostro sogno è far conoscere questo mondo ben prima dell’università, posizionandoci come punto di riferimento per le nuove generazioni.


Dal vostro osservatorio, guardando alla vostra esperienza, ai profili che selezionate, come giudicate il livello medio di preparazione dei giovani chimici in Italia oggi? Il nostro sistema educativo, come istruzione superiore e universitario, risponde alle esigenze del comparto chimico o soffre di criticità (nel caso quali) su cui sarebbe opportuno intervenire? 


Marco: troviamo spesso persone molto preparate ma che faticano a tradurre le loro nozioni scolastiche nella pratica della vita professionale.

In Italia manca tanto l’esperienza in azienda, che andrebbe fatta durante gli studi e non solo alla fine degli stessi.

Si può sicuramente dire che il settore chimico negli ultimi 20 anni si è trascinato una fama poco affascinante e, specialmente sulle nuove generazioni che sono attente alle tematiche ambientali, ciò può avere un effetto di rigetto (sia dal punto di vista accademico che professionale).

La verità è che la chimica sta intorno a noi esattamente come la natura.

Ci circonda e contribuisce al nostro benessere, ma può sicuramente risultare nociva.

Noi vogliamo spiegare, attraverso le nostre persone, che la chimica, che nasce dall’osservazione dei fenomeni naturali, può realmente contribuire alla costruzione di un mondo migliore e le nuove generazioni avranno un’opportunità unica di rilanciare questo settore, utilizzandone la potenza e gestendola al meglio.