Bio...

Paola Perugini1,2


1. Università di Pavia

2. Direttore Scientifico, 

Etichub (spin-off Univ. PV)

3. Marketing Specialist, 

Etichub (spin-off Univ. PV)

1. Università di Pavia

2. Direttore Scientifico, Etichub (spin-off Univ. PV)

3. Marketing Specialist,  Etichub (spin-off Univ. PV)

Camilla Grignani3

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SOS - Storie di Ordinaria Sostenibilità

In cosmetica ci sono termini che più o meno improvvisamente si trovano sulla cresta dell’onda e diventano estremamente ricorrenti: upcycling, oggi, è uno di questi.


Benché sembri una parola nuova, è stata coniata nel 1994 da Reiner Pilz e intende un processo con cui si regala nuova vita a un materiale di scarto creando un grande valore aggiunto alla sostanza. Insomma, è un passo avanti rispetto al concetto di riciclo.


Come si lega l’upcycling al mondo della cosmetica?


L’upcycling beauty ha principalmente a che vedere con prodotti formulati con materie prime upcycled, frutto di una grande contaminazione tra due mondi: quello alimentare e quello cosmetico. Si tratta della trasformazione di rifiuti agroalimentari in sostanze che hanno un beneficio e dunque un potenziale in cosmetica come materie prime. Questi residui di lavorazione, un tempo scarti senza valore economico, oggi rinascono grazie alle nuove tecnologie in forma di ingredienti cosmetici funzionali, attivi, oli, texturizzanti o coloranti acquistando valore e risolvendo in parte il problema dello smaltimento all’insegna dello “zero waste”. La crescente attenzione che queste materie catturano è inevitabilmente legata al concetto di sostenibilità e minor impatto ambientale sul pianeta, motivo che le colloca sotto le luci dei riflettori.


Da dove si possono ricavare ingredienti di upcycling?

Come sempre, in presenza di una opportunità di innovazione, si aprono tante strade.

Oggi si “fa upcycling” da tantissime fonti ma il mondo orto-frutticolo è sicuramente una delle sorgenti più prolifiche. Permette di ottenere composti con una vasta gamma di attività sia dalle parti edibili che da quelle non commestibili di frutta e verdura. Bucce, semi, gusci, foglie o sottoprocessi di spremitura e produzione di beni alimentari generano un volume enorme di rifiuti contenenti polifenoli, flavonoidi, peptidi, antociani, tannini e acidi grassi, solo per citare alcuni composti preziosi. In molti casi, alcuni scarti derivanti da processi industriali contengono quantità molto più elevate di composti bioattivi rispetto ai succhi di frutta stessi, per esempio. Per questo, i sottoprodotti rappresentano una interessante bio-risorsa naturale per la loro ricchezza chimica ed eterogeneità.


Qualche esempio concreto?

Il resveratrolo, potente antiossidante ottenuto dalla lavorazione dell’uva nell’industria vinicola, la pectina, texturizzante e stabilizzante dalla scorza del limone, gli oli di nocciole e mandorle, agenti emollienti e lipidizzanti dall’ industria della frutta secca, l’oleuropeina, polifenolo dalle acque reflue di vegetazione dell’industria olearia, il licopene, potente antiossidante derivante dalla lavorazione del pomodoro sono alcuni tra gli ingredienti più studiati ma oggi si sta lavorando anche in altre direzioni. Caffè esausto, scarti di lavorazione del riso e della canna da zucchero, cacao e tè sono esempi più recenti. Un altro caso interessante è l’uso di acque cosmetiche biologicamente attive, derivate dalla frutta, che riducono il consumo e l’utilizzo di acqua potabile durante le fasi produttive.


E le performances di questi ingredienti?

Quando ci si approccia a materie prime di upcycling è fondamentale valutare le tecniche di estrazione più idonee ed ecologiche e valutare le rese ottimali dei diversi processi. Data una matrice spesso eterogenea, è essenziale mettere a punto i migliori processi per raggiungere gli standard di scalabilità e di riproducibilità attesi dall’industria. Inoltre, ad oggi, non tutti i processi di lavorazione del materiale da upcycling sono veramente sostenibili in termini energetici e quindi sono necessari sforzi importanti da parte dell’industria di macchinari per migliorare questo aspetto. La vera sfida è quella di mantenere un alto profilo qualitativo per ogni sostanza che si riesce ad ottenere. Sulla valutazione della sicurezza e dell’efficacia non si discute perché valgono le stesse regole che si adottano sempre per gli ingredienti cosmetici più tradizionali. L’unico aspetto fondamentale è la conoscenza della filiera di origine che rappresenta, ad oggi, ancora uno step limitante per lo sviluppo su larga scala di questi ingredienti.


Quindi, quali sono le opportunità e i benefici degli ingredienti di upcycling?

La preoccupazione per l’impatto economico e ambientale degli sprechi è avvertita da sempre più persone e ciò ha fatto maturare una nuova percezione positiva nei confronti del rifiuto. D’altronde, numeri alla mano, nel solo 2022 sono andate sprecate nella filiera italiana oltre 4 milioni di tonnellate di cibo. Lo spreco del cibo avviene su tutta la filiera: pesa al 26% in agricoltura, al 28% nell’industria e all’8% nella distribuzione (1). Per questo, l’upcycling è visto come un processo nobile e attuale che strizza l’occhio alla tutela dell’ambiente e al risparmio delle risorse e si sposa con l’economia circolare. Cambiando il paradigma classico e abbracciando questo approccio, i sottoprodotti di una lavorazione diventano parte di un altro processo produttivo evitando l’estrazione di risorse vergini e tutti gli impatti connessi. Ciò significa efficienza e maggior sostenibilità ambientale in ogni fase della produzione.


Esiste però un mercato per prodotti formulati con questi ingredienti?

Su questo ci sono pochi dubbi: i claims legati all’offerta sostenibile rappresentano il 56% dei lanci nel mondo ed il 58% in Italia (2). Più in generale, il 68% delle persone dichiara di sentirsi felice ed appagata promuovendo atteggiamenti attenti nei confronti l’ambiente (3). Conoscere l’origine ed il metodo di preparazione di questi ingredienti influisce positivamente sulla percezione del cosmetico che ne deriva, incentivando l’acquisto. In particolare, sono le generazioni più giovani a mostrare un grande interesse per i prodotti di bellezza realizzati con il cosiddetto agriwaste.


È la direzione del futuro per l’ingrediente in cosmetica?

Siamo sempre impegnati a trovare modi per rendere l'industria cosmetica più sostenibile, e l'utilizzo di materie prime di upcycling è sicuramente un passo importante in questa direzione. Un progresso dello sviluppo scientifico relativo alla produzione alimentare circolare con la rivalutazione prodotti di scarto potrebbe diventare una pratica comune, portando a migliori credenziali ambientali. Poiché l'eliminazione dei rifiuti è uno dei principi dell'economia circolare, l'upcycling rappresenta un'opportunità e infatti sono davvero tante le iniziative per plasmare il futuro del waste. Si prevede che il tasso di adozione di questa tipologia di ingredienti aumenterà sempre più con le aziende cosmetiche che riformuleranno i loro prodotti con ciò che proviene da flussi di scarti. Già oggi si moltiplicano le partnership tra produttori alimentari e aziende cosmetiche che dirigono congiuntamente il loro sforzo per reintegrare nel ciclo produttivo materiali ricavati da sottoprodotti. Sicuramente siamo all’inizio, ma vedremo tanti sviluppi sul tema e non solo a riguardo delle materie prime…

Con questa rubrica vogliamo raccontare l’evoluzione delle nuove metriche di sostenibilità fornendo spunti costruttivi di riflessione che riguarderanno di volta in volta tutte le fasi di sviluppo del prodotto cosmetico.

Riferimenti bibliografici