AMLA: LA SALUTE DEI CAPELLI RACCHIUSA IN UN FRUTTO
L’amla (Phyllantus emblica Linn.; Emblica officinalis Gaertn.; uva spina indiana) è una pianta nativa delle regioni tropicali e subtropicali del sudest asiatico (India, Cina, Thailandia, Bangladesh), molto nota e utilizzata nella medicina ayurvedica, che la considera una pianta sacra e le riconosce innumerevoli virtù. Secondo la tradizione indiana, l’amla è stato il primo albero a comparire sulla Terra; di essa si utilizzano radici, corteccia, foglie, frutti e semi per la preparazione di formulati che, secondo le indicazioni della medicina ayurvedica e Unani (1,3,4), possono servire a trattare influenza, febbre, tosse, asma, disturbi digestivi, costipazione e a migliorare la salute generale.
Al di là della medicina tradizionale, in India questo frutto trova prima di tutto impiego in ambito culinario: le bacche vengono utilizzate fresche, essiccate o in salamoia, come tali o all’interno di preparazioni gastronomiche.
Dal punto di vista nutrizionale, l’amla risulta particolarmente ricca di vitamine, amminoacidi e minerali: in particolare, il frutto contiene mediamente un quantitativo di vitamina C da 20 a 30 volte superiore rispetto a quello degli agrumi. In essa sono inoltre presenti fitonutrienti con riconosciuto potere antiossidante, quali flavonoidi (quercetina, kaempferolo), composti fenolici (acido gallico, acido ellagico) e tannini (emblicanina A e B).
Dal punto di vista terapeutico, esistono alcune evidenze scientifiche che, sebbene ancora preliminari, sembrano confermare diverse proprietà che la tradizione ayurvedica attribuisce alla pianta, tra cui il potere adattogeno, antinfiammatorio e stimolante del sistema immunitario (1,2,3,4,5).
Sotto il profilo cosmetico, infine, l’amla è forse il rimedio ayurvedico più conosciuto per la salute di pelle e capelli: anche in questo caso, come illustrato nel prosieguo dell’articolo, i risultati della ricerca scientifica più recente sono senza dubbio degni di attenzione.
L’AMLA NELLA TRADIZIONE AYURVEDICA
Una chioma sana e ben curata rappresenta un fattore di indubbio fascino: donne e uomini ne sono ben consapevoli, come dimostra l’ultimo rapporto di Cosmetica Italia (6), riferito ai consumi del 2021, che vede l’utilizzo dei prodotti cosmetici per la cura dei capelli in costante crescita, soprattutto per quanto concerne lozioni e trattamenti d’urto (+5,8% rispetto all’anno precedente). D’altro canto, l’indebolimento e la caduta dei capelli rappresentano spesso un problema importante, indipendentemente dal sesso e dall’età, sia dal punto di vista dell’impatto estetico che sotto il profilo psicologico.
Stress, stanchezza, cambi di stagione, carenze nutrizionali, alterazioni ormonali possono portare, in vari modi e misure, a una perdita dei capelli superiore a quella che avviene durante il normale ricambio, generando preoccupazione e forte disagio in chi ne soffre. Il meccanismo con cui ciò accade non è ancora del tutto chiarito, ma sembra che siano coinvolti fenomeni infiammatori e ossidativi, al pari di numerose altre patologie cutanee, quali psoriasi, dermatite atopica, lichen planus – solo per citarne alcune: l’eccesso di specie ossidative, generato dall’esposizione cronica della pelle ad agenti ossidanti endogeni o di origine ambientale, sembra essere il principale responsabile dei danni ai costituenti cellulari quali acidi nucleici, proteine e lipidi di membrana (7).
Dal punto di vista tricologico, lo stress ossidativo può accelerare l’invecchiamento del follicolo e provocare la caduta del capello. Anche la comune alopecia androgenetica, che colpisce la popolazione maschile e le cui cause non sono ancora del tutto identificate, sembra comunque caratterizzata da una forte componente ossidativa: ne consegue che contrastare – e ancora meglio prevenire – lo stress ossidativo possa rappresentare una valida strategia per rallentare la caduta dei capelli, indipendentemente dalla causa che l’ha originata (8,9).
Esistono in commercio diversi farmaci mirati a contrastare la caduta dei capelli, quali minoxidil e finasteride. Pur essendosi rivelati efficaci in una buona percentuale di casi, tuttavia, questi farmaci non sono privi di effetti collaterali: prurito, dermatiti, secchezza del capello o del cuoio capelluto, aumento della peluria in viso sono i più comuni, ma si possono verificare anche alterazioni ormonali, come nel caso della finasteride (10). Il disagio provocato da questi effetti può portare all’ interruzione della terapia e dunque alla rinuncia del risultato sperato, con conseguente impatto negativo anche sulla sfera psicologica.
Il ricorso a rimedi naturali può rappresentare una valida alternativa alla terapia farmacologica, con risultati talora paragonabili in termini di efficacia, ma soprattutto con minor incidenza di effetti collaterali.
Secondo quanto riportato dall’NCCIH (National Center for Complementary and Integrative Health, agenzia governativa degli Stati Uniti che si occupa di medicina complementare e integrativa), più del 30% della popolazione adulta americana ricorre ad estratti vegetali per mantenersi in salute e contrastare disturbi di lieve o media entità (11).
Nel nostro Paese la situazione è analoga: secondo il Rapporto Italia 2017 redatto da Eurispes (12), il 21,2% della popolazione italiana fa uso di terapie cosiddette non convenzionali, tra le quali la fitoterapia occupa il 58,7% delle preferenze.
Se è vero che naturale non significa innocuo, questa crescente attenzione per il mondo vegetale riflette indubbiamente il desiderio da parte del consumatore di poter contare su rimedi che risultino sicuri, oltre che efficaci.
LO STRESS OSSIDATIVO: UN PROBLEMA ANCHE PER LA CHIOMA
Il frutto dell’amla è da secoli utilizzato nella medicina ayurvedica e tibetana per nutrire i capelli e stimolarne la crescita: secondo alcuni studi, l’amla avrebbe un effetto positivo nell’aumentare lo spessore del capello e prolungarne la fase anagen (ossia la fase di crescita) (2).
Altri studi hanno evidenziato un effetto diretto da parte dell’estratto dei frutti dell’amla sulla proliferazione delle cellule della papilla dermica – la struttura che, posizionata nella parte più superficiale del derma, a contatto con l’epidermide e alla base del bubo pilifero, fornisce a quest’ultimo ossigeno e nutrimento (13).
In uno studio ex-vivo condotto da ricercatori thailandesi (2) sono stati valutati gli effetti in termini di crescita del capello di un estratto acquoso di Phyllanthus emblica L., somministrato a livello topico grazie all’utilizzo di transferosomi. L’efficacia del preparato è stata confrontata con quella di un analogo estratto etanolico, con un placebo e con una soluzione all’1% di minoxidil, un farmaco che, applicato come lozione per via topica, può contrastare la caduta dei capelli e stimolarne la ricrescita, agendo sulla fase anagen.
Rispetto all’analogo acquoso, l’estratto etanolico ha mostrato in vitro capacità antiossidante maggiore - probabilmente dovuta al contenuto più elevato di composti fenolici; tuttavia anche la citotossicità si è rivelata più alta, ragion per cui lo studio è proseguito solo con l’estratto acquoso.
L’efficacia del preparato è stata quindi misurata in vitro su cheratinociti umani valutando l’espressione genica dell’RNA messaggero codificante per VEGF, IGF-1 e HGF, fattori di crescita del bulbo pilifero, che risultano significativamente aumentati dopo il trattamento.
L’estratto acquoso, alla concentrazione non tossica di 10 mcg/ml, si è dimostrato paragonabile alla soluzione all’1% di minoxidil.
Lo stesso risultato, in termini di aumento della proliferazione delle cellule della papilla dermica e dei fattori di crescita del capello, nonché del suo spessore e robustezza, è stato ottenuto in uno studio recente condotto da ricercatori tailandesi (14), nel quale l’effetto di una soluzione acquosa di amla, a differenti concentrazioni, è stato testato su capelli tal quali e su capelli sottoposti a uno o due cicli di decolorazione con perossido di idrogeno – e dunque parzialmente danneggiati a seguito del trattamento. Risultati positivi, in termini di elasticità e robustezza del capello, sono stati ottenuti a tutte le concentrazioni testate (3, 6 e 9%) e su tutti i tipi di capelli analizzati. In particolare, lo studio ha evidenziato come la soluzione di amla, oltre ad agire a livello del bulbo, vada a formare un vero e proprio rivestimento intorno al fusto del capello, particolarmente benefico in caso di cuticole danneggiate a seguito di trattamenti aggressivi.
Sulla base dei risultati ottenuti nello studio, dunque, l’applicazione dell’estratto acquoso di amla può portare a risultati positivi in termini di aumento di elasticità e robustezza, nutrimento del capello, stimolo alla crescita e, non meno importante, riduzione della caduta grazie all’inibizione della 5-alpha-reduttasi, l’enzima che converte il testosterone in diidrotestosterone, considerato uno dei responsabili dell’alopecia androgenetica.
Risultati altrettanto interessanti sono quelli presentati in uno studio clinico in aperto, condotto su 42 soggetti (21 donne e 21 uomini) con problemi di caduta e indebolimento dei capelli, cui è stato somministrato per via topica un preparato contenente amla, acqua di cocco e L-selenometionina come principali ingredienti attivi. Al termine dei 90 giorni di studio, i ricercatori hanno rilevato differenze significative rispetto al tempo zero in termini di:
- aumento della velocità di crescita del capello
- aumento di densità, spessore e robustezza dei capelli
- riduzione della caduta
In particolare, i ricercatori hanno riportato una diminuzione del 57,53% di caduta di capelli con bulbo e dell’81,60% di caduta di capelli senza bulbo (quindi spezzati a causa di fragilità).
Non sono stati registrati eventi avversi di alcun tipo (15).
L’AMLA E LA SALUTE DEL CAPELLO
SONJA BELLOMI
Fondazione ITS Biotecnologie e Nuove Scienze della Vita Piemonte | Italia
Bio...
Sonja Bellomi, laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche presso l’Università del Piemonte Orientale; dottore di Ricerca in Scienza delle Sostanze Bioattive.
Ha lavorato per 15 anni come ricercatrice nel settore farmaceutico, in campo analitico e formulativo. Attualmente si occupa di attività di docenza e divulgazione scientifica in ambito farmaceutico, nutraceutico e cosmetico.
Se sembra ancora relativamente lontano un futuro in cui si riesca a bloccare definitivamente la caduta dei capelli e stimolarne la ricrescita in soggetti con calvizie avanzata, molti passi avanti sono stati compiuti dalla ricerca scientifica, sia nel campo dei composti di origine naturale che di quelli di sintesi, con risultati apprezzabili quantomeno in termini di rallentamento dell’alopecia nelle fasi iniziali e di sostegno alla salute del capello.
In questo contesto si inserisce l’utilizzo dell’amla: le proprietà benefiche di questo frutto sulla salute del capello, riconosciute da secoli dalla medicina ayurvedica, trovano oggi interessanti conferme anche dal punto di vista della sperimentazione scientifica, con risultati promettenti sia dal punto di vista dell’efficacia che della sicurezza d’uso.
IN SINTESI
Riferimenti bibliografici
Riferimenti bibliografici
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