UNA TAZZA DI ANTIOSSIDANTI “CONTRO IL LOGORIO DELLA VITA MODERNA”

Negli anni ‘70 a “Carosello” era presente uno spot famosissimo relativo alla pubblicità di un digestivo, il Cynar, dove il noto attore, Ettore Calindri, sorseggiava un bicchierino di liquore e leggeva un giornale tranquillamente seduto davanti a un tavolino sistemato nel centro di una strada di città intensamente trafficata. Una voce fuori campo enunciava… bevete Cynar contro il logorio della vita moderna .. (1).


Beh dopo 50 anni tutto questo appare molto attuale perché uno dei grandi problemi di salute pubblica e non solo italiana, è l’inquinamento atmosferico, il famoso PM (particular matter) la cui fonte principale nelle città è il traffico veicolare e perché nel bicchiere di Cynar era presente l’estratto di carciofo che contiene dei composti polifenolici di cui, negli ultimi anni, si è dimostrato possiedano degli effetti benefici sulla salute (2). Ma andiamo per ordine.

    INTRODUZIONE

    Il PM è una miscela eterogenea di particelle caratterizzata da diverse dimensioni, composizione e origine. Solitamente, le particelle sono classificate in tre gruppi di dimensioni principali: particelle grossolane (diametro <10 e ≥2,5 μm, PM10), particelle fini (diametro <2,5 e ≥0,1 μm, PM2,5) e particelle ultrafini (<0,1 μm, UFP) (3). Si stima che l’esposizione a lungo termine al PM2,5 ambientale abbia causato tra 4 e 9 milioni di morti premature nel 2015 a livello globale, classificandolo come il quinto fattore di rischio per mortalità globale nel Global Burden of Disease, Injuries, and Risk Factors Study 2015 (4,5). È ormai ampiamente dimostrato che l’esposizione al PM2,5 è correlata a patologie cardiovascolari, danni cerebrovascolari e aumento del rischio di ictus fatale e malattie neurodegenerative (6,7,8). Le UFP di diesel (DEP) che sono un costituente importante del PM2,5 urbano, grazie alle loro piccole dimensioni una volta inalate possono entrare nella circolazione sanguina, traslocare nei diversi organi raggiungendo anche il cervello attraversando la barriera ematoencefalica (9). L’azione tossica delle UFP è quella di innescare un lento processo e continuo d’infiammazione e di stress ossidativo, che ormai è ampiamente dimostrato essere alla base di qualsiasi patologia. In sintesi, l’inquinamento atmosferico contribuisce allo sviluppo di patologie cardiovascolari e neurodegenerative come fattore di rischio che si sovrappone ai fattori di rischio individuali (stratificazione del rischio).


    Inoltre, in relazione alla pandemia di CoVid-19, è stato dimostrato che esposizioni croniche a elevate concentrazioni di PM2,5 sono positivamente associate a un aumento dei tassi di mortalità per CoVid-19 (10, 11).

    Quindi nel concetto di “stratificazione del rischio”, vivere in un ambiente inquinato può aumentare notevolmente la possibilità di sviluppare diverse patologie e anche una forma grave di CoVid-19, in quegli individui che portano fattori di rischio predisponenti (malattie, stile di vita, genetico).

      INQUINAMENTO ATMOSFERICO

      PAOLA PALESTINI

      Università degli Studi di Milano-Bicocca | Italia

      Bio...

      Ma in aree inquinate la domanda chiave è: si dovrebbe incoraggiare l’attività fisica all’area aperta?

      È ormai ampiamente dimostrato che l’attività fisica regolare è importante per migliorare la salute somatica e mentale, ma può anche aumentare l’assorbimento e il deposito di inquinanti atmosferici nei polmoni e nelle vie aeree a causa dell’aumento della frequenza respiratoria, aumentando così il rischio di diverse malattie, principalmente di origine cardiorespiratoria (12). Quindi, è importante determinare il compromesso tra benefici per la salute dell’attività fisica e potenziali effetti nocivi di una maggiore esposizione all’inquinamento atmosferico.


      È noto che sia lo stress ossidativo e che l’infiammazione aumentano durante l’esercizio e, come già detto, anche durante l’esposizione al PM2,5, ma mentre dopo l’esercizio diminuiscono, questo non succede se continuo ad essere esposto all’inquinamento atmosferico. Idem per le difese antiossidanti che il nostro corpo mette in atto che, aumentano e rimangono elevati in entrambi gli scenari confermando il beneficio a lungo termine dell’attività fisica e probabilmente compensano l’aumento dello stress ossidativo e dell’infiammazione mediato dall’inquinamento atmosferico (13).


      Recentemente diversi lavori epidemiologici hanno studiato l’associazione tra attività fisica, esposizione a lungo termine al PM2,5 e salute cardiovascolare. In studi di corte del 2021 che includevano un numero elevato di soggetti (14, 15), gli autori hanno dimostrato che se i soggetti facevano attività fisica moderata in aree mediamente inquinate diminuiva la probabilità di eventi cardiovascolari in confronto a soggetti inattivi; ma se l’attività fisica aumentava di intensità in aree con un livello alto di PM2,5 si aveva un aumento del rischio di malattie cardiovascolari. Altri lavori invece non hanno evidenziato correlazioni negative fra attività fisica e PM2,5 anzi gli autori suggerivano che l’attività fisica possa ridurre il rischio di eventi cardiovascolari stimolati dall’inquinamento atmosferico (13). I dati non sono ancora esaustivi e chiari e, anche gli studi su modelli animali, risultano contradittori sull’effetto benefico dell’esercizio fisico sul danno polmonare indotto dal PM2,5 (13).

      INQUINAMENTO ATMOSFERICO E ATTIVITA’ FISICA

      Beh, a questo punto ci viene in aiuto l’alimentazione e in particolare i fitocomposti che sono presenti nel Cynar (2, 16). Gli acidi idrossicinnamici sono acidi fenolici ampiamente presenti in diversi prodotti vegetali come carciofi, patate, mele, vino, cereali e nel caffè. Tra gli idrossicinnamati, gli acidi ferulico e caffeico sono i più abbondanti e sono spesso legati all’acido chinico per formare feruloilchinico o caffeilchinico acidi, noti anche come acidi clorogenici (CGA) (16, 17).


      Il caffè è la principale fonte alimentare di CGA in molti paesi, in quanto è una delle bevande calde più consumate nel mondo. Una singola porzione fornisce tra 20 e 675 mg di CGA, a seconda della varietà del caffè, la tostatura, la procedura di estrazione; i consumatori regolari possono facilmente assumere un apporto superiore a 1 g al giorno. La maggior parte dei CGA del caffè raggiunge il colon, dove vengono sottoposti a trasformazione in altri acidi fenolici dal microbiota intestinale che a loro volta, una volta assorbiti, subiscono metilazione, solfatazione e glucuronidazione, a livello epatico. I diversi metaboliti dei CGA, riversati nel sistema circolatorio possono raggiungere i diversi organi esercitando una azione benefica. In particolare alcuni metaboliti dei CGA coniugati, derivati dal consumo di caffè, possono essere in grado di attraversare la barriera ematoencefalica ed esercitare un’azione neuroprotettiva (17).

      CONSEGUENTEMENTE, VISTO CHE RESPIRARE NECESSE EST, COME CI SI PUÒ DIFENDERE DAL “LOGORIO DELLA VITA MODERNA?”

      Due recenti ricerche hanno dimostrato l’azione benefica dei fitocomposti presenti nel caffè. Nella prima ricerca, (17) tenendo conto delle concentrazioni fisiologiche dei metaboliti dei CGA nei consumatori abituali di caffè derivati da reazioni di metabolizzazione batterica ed epatica, ha analizzato, in un modello in-vitro, se queste molecole potevano contrastate lo stress ossidativo indotto da DEP. I dati ottenuti hanno dimostrato che questi metaboliti erano in grado di diminuire la concentrazione dei radicali liberi (ROS), attivando i meccanismi cellulari che contrastano lo stress ossidativo. Questi risultati indicano che i metaboliti ottenuti dai CGA presenti nel caffè, potrebbero essere promettenti candidati per la protezione contro alcuni effetti negativi dell’esposizione quotidiana all’inquinamento atmosferico.

      Nella seconda (18) si è dimostrato che il fitoestratto ottenuto dalla polpa di caffè (che è un prodotto di scarto nella lavorazione del caffè) è ricco di CGA in particolare di procianidine e acido chinico. Queste molecole in un modello in-vitro di danno ischemico, attenuano l’accumulo di ROS, agendo come scavenger, inducendo l’attivazione delle difese anti-ossidanti endogene. Questo risultato è importante per 2 aspetti: in primis per ribadire che i CGA hanno un considerevole azione antiossidante. È stato ipotizzato che il consumo di una quantità relativamente bassa, ~2 mg, estratto di polpa di caffè (18), potrebbe essere sufficiente per ottenere un efficace dosaggio anti-ossidante e l’integratore alimentare potrebbe rappresentare una strategia nutrizionale per contrastare i danni legati all’età e perché no ..dall’inquinamento atmosferico.

      Secondo, ma non meno importante è che la biomassa di scarto possa essere una fonte di composti anti-ossidanti. Questo ultimo aspetto potrebbe avere un impatto positivo sugli ecosistemi locali, riducendo l’inquinamento del suolo e delle acque. Potrebbe anche contribuire al miglioramento dell’economia dei paesi produttori, che spesso si basa solo sulla vendita di semi di caffè in un concetto di economa circolare.


      Per concludere … come possiamo contrastare ..il logorio della vita moderna? Sicuramente facendo attività fisica anche a moderata intensità ma con regolarità, introdurre una alimentazione varia e ricca di componenti vegetali e per concludere… una buona tazza di caffè.

      METABOLITI DEI CGA DEL CAFFÈ E AZIONE ANTI-OSSIDANTE

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