Bio...

Paola Perugini1,2


1. Università di Pavia

2. Direttore Scientifico, 

Etichub (spin-off Univ. PV)

3. Marketing Specialist, 

Etichub (spin-off Univ. PV)

1. Università di Pavia

2. Direttore Scientifico, Etichub (spin-off Univ. PV)

3. Marketing Specialist,  Etichub (spin-off Univ. PV)

Camilla Grignani3

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SOS - Storie di Ordinaria Sostenibilità

Con questa rubrica vogliamo raccontare l’evoluzione delle nuove metriche di sostenibilità fornendo spunti costruttivi di riflessione che riguarderanno di volta in volta tutte le fasi di sviluppo del prodotto cosmetico.

Riferimenti bibliografici

Navigare autonomamente e in modo critico nel settore dei cosmetici può essere una sfida: i prodotti stanno diventando sempre più complessi e ricchi di informazioni particolareggiate. Ci si trova immersi in un labirinto intricato di slogan e affermazioni audaci.


Ma quanti consumatori sono in grado di comprenderne davvero il significato?


Come abbiamo visto in precedenza, molti brand promuovono dichiarazioni sostenibili, tuttavia, spesso queste si rivelano irrealistiche e, anzi, fanno cadere nella trappola del greenwashing. Contrastare questo fenomeno non è facile ma guidare i consumatori e renderli consapevoli può essere un passo efficace per arginare questa pratica scorretta.


Qual è il punto critico?


Il primo ostacolo da superare è la difficoltà nel comprendere le informazioni: decifrare le indicazioni riportate in etichetta, muoversi con sicurezza nell’uso dei termini appropriati e prendere le distanze da parole ambigue sono elementi che aiutano a compiere scelte migliori. È il linguaggio che fa la vera differenza.


Cosa è cambiato nella comunicazione del prodotto?


L’evoluzione positiva verso la bellezza sostenibile ha portato ad un uso fuorviante del linguaggio con l'uso indiscriminato di parole per attirare l'attenzione dei consumatori più interessati agli aspetti etici e ambientali. La parola "sostenibile" stessa può essere usata in modo generico, senza considerare davvero tutti gli aspetti che comprende e che stiamo imparando ad assimilare come lo sfruttamento delle risorse, le pratiche di produzione e le questioni sociali ed economiche. Spesso si associa univocamente il concetto di sostenibilità solo con l’espetto ambientale e con quello di "naturalità" e “l'assenza di "chimica", come se fossero sinonimi: ebbene non lo sono.

In un vortice di neologismi che si ispirano a concetti astratti e richiamano una dimensione ambientale, proliferano parole fatue come “eco-bio”, “clean”, “eco-compatibile” e “eco-friendly” usate in modo arbitrario e che seminano incertezza nel consumatore. L’uso di termini generici “green” e “ecologico” lasciano in balia di una illusione ambientale mentre aggettivi come “bio”, “organico”, “naturale” dovrebbero riferirsi all’origine degli ingredienti e a certificazioni ottenute da organismi di controllo indipendenti. “Vegan” e “Cruelty-free” rappresentano un altro campionario di termini relativo a categorie separate: il primo valuta l’assenza di ingredienti di origine animale, il secondo l’assenza di test su animali, peraltro vietata dal 2013 nell’ Unione Europea. Sempre più spesso, sulle etichette compare anche la promessa di un "commercio equo e solidale" e "condizioni di lavoro etiche” legate ai prodotti. È evidente che l’uso indistinto di questo gergo allontana il consumatore dalla comprensione di quello che cerca veramente nel prodotto cosmetico sostenibile.


Qual è l’origine del problema?


La riposta è piuttosto scontata: manca un disciplinare univoco sulla sostenibilità. Senza una legislazione chiara ed esaustiva, non si aiuta a colmare questo vuoto ma grazie ad uno sforzo comune si può cercare di fare chiarezza, individuando le definizioni significative e bandendo quelle senza valore. Creando norme condivise, si potrebbero esercitare forme di controllo verso le aziende che sfuggono da queste direttive con azioni congiunte e misure severe contro l’inganno. Una stretta collaborazione tra autorità, associazioni e aziende è essenziale per sancire direttive chiare riguardanti l'uso dei termini associati alla sostenibilità cosmetica, implementando i criteri guida presenti nel Regolamento 655/2013 sulla comunicazione commerciale e pubblicità ingannevole.

Che soluzione si può trovare?


Una prima e possibile strategia è sviluppare un glossario completo della sostenibilità che fornisca termini chiari e definiti, diventando uno strumento prezioso per promuovere la trasparenza oltre che una risorsa necessaria per educare i consumatori. Un vocabolario standardizzato, infatti, evita interpretazioni libere ed errate che possono generare confusione. Definire in modo chiaro i termini plausibili e l’utilizzo appropriato aiuta a comprendere le implicazioni reali dietro le affermazioni sostenibili, offrendo una spiegazione accessibile di parole che spesso risultano troppo complesse e tecniche per il consumatore medio. Attraverso una raccolta di concetti fondamentali, si arriva ad una guida essenziale per comprendere le pratiche sostenibili nell'industria cosmetica, favorendo una scelta consapevole ed evitando fraintendimenti.


Qual è l’obiettivo finale?


Il goal è distinguere tra aziende autentiche nell’impegno e quelle che cercano solo di sfruttare un crescente interesse del mercato, incoraggiando la consapevolezza sulle questioni ambientali e sociali legate ai prodotti cosmetici. Il glossario diventa così un modo per fare educazione, una forma preziosa di formazione in grado di suscitare, perché no, una nuova e vibrante curiosità verso la cosmetica sostenibile. Mette a fuoco e approfondisce i bisogni del consumatore e, così facendo, orienta gli acquisti. Insomma, accessibilità e informazioni sono le chiavi per comprendere la sostenibilità in tutte le sue sfaccettature, rendendola un vero e grande valore e non solo un attributo di passaggio.