IL MICROBIOTA CUTANEO:
LA PELLE È CONNESSA
CON L’AMBIENTE
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Si parla sempre più spesso di microbiota e in cosmesi si sviluppano prodotti che rispettano o ripristinano il microbiota cutaneo, ma siamo sulla strada giusta?
L’argomento è dibattuto, gli studi pubblicati sono spesso incompleti o si riferiscono a specifiche batteri senza indagare l’intero sistema microbico, le differenze tra i vari distretti corporei e soprattutto quanto l’ambiente influisce sulle popolazioni microbiche (1).
L’organismo umano è colonizzato da un insieme molto nutrito di microrganismi, che nel complesso risultano dieci volte più numerosi delle cellule che costituiscono il corpo umano. Siamo fatti per il 10% da cellule umane e per il 90% da cellule di batteri, virus, funghi.
Questo insieme di batteri e altri microrganismi prende il nome di microbiota e a tutti gli effetti è da considerarsi un organo acquisito dopo la nascita.
Le comunità di batteri sono distribuite in maniera differente nell’organismo, raggiungendo i livelli massimi nel tratto gastro-intestinale, ma anche la bocca, la vagina e la pelle presentano un proprio microbiota.
Sicuramente il più studiato e più conosciuto, è stato per anni, quello intestinale, ma da qualche anno, anche il microbiota cutaneo ha cominciato ad essere sempre più oggetto di studi. Sappiamo che la pelle è un organo barriera complesso e gli studi e la conoscenza sul microbiota hanno aggiunto un importante tassello.
Troppo spesso ci dimentichiamo che la prima regola per avere una pelle sana a è quella di non perturbare mai il suo stato di equilibrio e di protezione.
Ricordiamoci sempre che la cute partecipa alle risposte immunitarie, una cute non integra sarà una cute che iper reagisce a molti trattamenti o prodotti cosmetici.
La cute non è quindi solo un’interfaccia con l’ambiente esterno, ma è anche un ecosistema composto di diversi habitat ricchi di invaginazioni, tasche e nicchie che ospitano una ampia variabilità di microrganismi denominati: “microbiota cutaneo”(1,2,3).
Recenti studi hanno messo in evidenza l'enorme eterogeneità nella composizione del microbiota cutaneo tra gli individui. Inoltre secondo l'"ipotesi igienica", il nostro mondo moderno e igienizzato ha favorito la diffusione di malattie autoimmuni come le allergie e l'asma, diminuendo l'esposizione ai microrganismi durante la prima infanzia e impedendo così il normale sviluppo del sistema immunitario. Ad esempio, la presenza di popolazioni lipofile di Corynebacterium e Malassezia nelle persone sane suggerisce che le creme idratanti potrebbero agire come prebiotici per nutrire questi organismi. Partendo da queste conoscenze potremmo presto essere in grado di sviluppare prodotti che rafforzino in nostro microbiota invece di disinfettarlo (2).
INTRODUZIONE
Il microbiota cutaneo residente partecipa attivamente alla doppia funzione protettiva della pelle, come barriera fisica ed immunologica:
- Ostacola lo sviluppo di batteri nocivi, generando un ambiente ostile al loro sviluppo
- Contribuisce al degradamento dei lipidi della superfice cutanea, favorendo la funzione barriera.
- Protegge dall’immunosoppressione che le radiazioni UV generano sulla nostra pelle.
La cute sana ospita un microbiota cutaneo costituito da batteri, virus, funghi e, in minima misura, anche acari. Ci sono mediamente 10 milioni di batteri per cm2 di pelle. Insomma non siamo soli.
Sono presenti batteri:
Residenti o commensali: relativamente costanti, si rinnovano e ristabiliscono l’equilibrio dopo qualunque perturbazione, soprattutto Stafilococchi, compresi Corynebacterium, Propionibatteri e Brevibacteria e bacilli.
Transitori: derivano dall’ambiente circostante, persistono sulla pelle per poche ore o giorni e in condizioni normali non sono patogeni.
IMPORTANZA DEL MICROBIOTA CUTANEO
Figura 1. Diverse zone del corpo possono ospitare diverse specie di batteri aerobici, che si moltiplicano meglio nelle zone calde umide, mentre strutture specifiche come le ghiandole sebacee o follicolo pilifero possono avere una diversa microflora (1).
In ogni individuo, la composizione microbica cutanea è altamente eterogenea e dipende dal microambiente locale della specifica sede cutanea (3). In generale, gli studi hanno identificato tre ampi tipi di microambiente con comunità microbiche caratteristiche: aree sebacee (dove predominano le specie Propionibacteria e Staphylococci ), aree umide (dove predominano le specie Corynebacteria , con Staphylococcianche presenti) e aree aride (con popolazioni miste e maggiore prevalenza di β- Proteobacteria e Flavobacteriale ) (Figura 1) (1,3).
Caratterizzare il microbiota che abita siti specifici può fornire informazioni sul delicato equilibrio tra salute e malattia della pelle. Alcuni disturbi dermatologici si manifestano in siti cutanei stereotipati (psoriasi sulla parte esterna del gomito e dermatite atopica sulla piega interna del gomito). Inoltre, l'esposizione agli antibiotici, le pratiche igieniche modificate e i cambiamenti dello stile di vita hanno il potenziale di alterare selettivamente il microbioma cutaneo e possono essere alla base dell'aumentata incidenza di disturbi come la dermatite atopica (2).
Numerosi studi hanno evidenziato come il microbiota cutaneo svolge un ruolo fondamentale nella maturazione e nella regolazione omeostatica dei cheratinociti e delle reti immunitarie dell'ospite con implicazioni sistemiche. Essendo la nostra interfaccia primaria con l'ambiente esterno, la biodiversità degli habitat cutanei è fortemente influenzata dalla biodiversità degli ecosistemi in cui risiediamo. Disturbi dello strato corneo, infatti, sono stati riscontrati nelle malattie allergiche (eczema e allergia alimentare), nella psoriasi, nella rosacea, nell'acne vulgaris e nel processo di invecchiamento cutaneo (4,5).
ELISABETTA CASALE
Farmacista cosmetologa & Cosmetic designer | Italia
Bio...
Elisabetta Casale
Farmacista cosmetologa, cosmetic designer. Aiuto le aziende a sviluppare prodotti e a comunicarli. Realizzo corsi su cosmesi e tecniche di vendita del cosmetico. Docente presso COSMAST e SPC Università di Ferrara, Master Beauty and Wellness IULM e Master di Farmacia Oncologica Università di Milano.
Tutto quello che facciamo, tocchiamo, mangiamo, beviamo, i prodotti cosmetici che usiamo, si riflette sugli ecosistemi.
Di importanza strategica è la formazione del microbiota cutaneo nei primi anni di vita (5). La colonizzazione della pelle del bambino è influenzata anche dalle variazioni ormonali materne della gravidanza e dalla produzione di sebo. A differenza dei bambini nati per via vaginale, che sono colonizzati da batteri della comunità vaginale, i bambini nati con taglio cesareo sono prevalentemente colonizzati da Staphylococcus, più comune nella la flora cutanea materna. (2,5).
Sono sicuramente necessari ulteriori studi per documentare come l'ecologia microbica della pelle si stabilisca e si stabilizzi nei primi anni di vita e come le variazioni influenzino lo sviluppo immunitario e il rischio di malattia. È molto probabile che l'ambiente abbia un effetto importante sullo sviluppo del microbiota cutaneo, compreso il contatto con detergenti e prodotti igienici, saponi, creme idratanti e cosmetici, ma sono necessari ulteriori studi per esaminarlo e comprenderlo.
In generale, a tutte le età, l’utilizzo di prodotti cosmetici di detersione troppo aggressivi o con conservanti discussi, come isotiazolinoni o triclosan, o contenenti grandi quantità di alcool, potrebbero minare la variabilità e l’integrità del microbiota.
Se a tutto questo aggiungiamo la mancanza di efficaci meccanismi compensativi si potrebbe arrivare a condizioni infiammatorie della pelle come infezioni, allergie o malattie autoimmuni.
Normalmente, una popolazione batterica ridotta sarebbe un vantaggio, ma i microrganismi simbionti inibiscono la crescita di specie più dannose. L’uso continuo di prodotti antibatterici per garantire una buona igiene può generare un cambiamento della specie residente spesso associata a condizioni spiacevoli, causando sintomi come arrossamento e prurito (1,2,6).
FATTORI CHE POSSONO NUOCERE O ALTERARE IL MICROBIOTA CUTANEO
Se ragioniamo su una scala macro, ecosistemi diversi e complessi sono intrinsecamente più resistenti alle minacce e alle fluttuazioni. Applicando questa teoria è possibile capire come le perdite di diversità su micro scala - all'interno degli ecosistemi microbici umani - possa rappresentare una minaccia per la salute. Questo solleva dubbi e domande sull’impatto dello stile di vita e dell’urbanizzazione sulla microdiversità microbica e su come si rifletta sulla nostra salute, della pelle e non solo (1,2,4,7).
L’argomento è ampio, complesso e multifattoriale, ma ci sono studi che confermano come il contatto con l'endotossina microbica, sia un fattore importante implicato nella riduzione dei tassi di asma e malattie allergiche nelle comunità agricole tradizionali, sia in Europa che in Nord America. Le differenze nel microbiota cutaneo degli adulti rurali rispetto a quelli urbani, suggeriscono che le città contemporanee e i cambiamenti dello stile di vita, stanno separando gli esseri umani dalle esposizioni microbiche nell'ambiente esterno con cui si sono evoluti (6). Come osservato in una dichiarazione di consenso dell'Organizzazione mondiale delle allergie: "La perdita di biodiversità porta a una ridotta interazione tra il microbiota ambientale e quello umano. Ciò a sua volta può portare a disfunzioni immunitarie e meccanismi di tolleranza compromessi negli esseri umani " (5).
RELAZIONE AMBIENTE E DIVERSITÀ MICROBICA
Se da una parte la ricerca su nuovi attivi cosmetici suggerisce buoni risultati nell’utilizzo topico di specifici microrganismi vivi, lisati microbici e/o prebiotici per favorire selettivamente la crescita microbica cutanea, dall’altro è chiaro che questo non basti (8, 9).
Studi su attivi cosmetici sono ancora limitati, ma vi sono prove che applicazioni topiche dei probiotici possono migliorare la funzione di barriera locale e le risposte immunitarie nel sito di applicazione. Esistono anche studi preliminari che indicano che gli emollienti integrati con batteri non patogeni (Vitreoscilla filiformis) possano regolare il microbioma cutaneo, ripristinare la funzione di barriera e ridurre le riacutizzazioni dell'eczema. Inoltre, la fibra prebiotica come il glucomannano è stata oggetto di recenti lavori sperimentali e clinici; la ricerca in vitro suggerisce che i prebiotici potrebbero inibire selettivamente i batteri patogeni (10,11).
Alcuni studi hanno anche indagato il trasferimento del microbiota cutaneo. Il trapianto di microbiota dall'avambraccio alla fronte dimostra un'assimilazione relativamente rapida al profilo microbico nativo nel sito trapiantato (fronte), indicando che le caratteristiche ambientali giocano un ruolo importante nel modellare le comunità batteriche della pelle nei siti sebacei come la fronte. Tuttavia, ciò non preclude il trasferimento di microbi donatori sani da e verso sedi anatomiche simili in cui la disbiosi può essere un fattore di lesioni. Una nuova ricerca ha mostrato che il trasferimento di microbi vivi derivati da tessuto cutaneo umano sano può migliorare la funzione di barriera, modulare l'attivazione dell'immunità innata e controllare la crescita eccessiva di S. aureus che tipicamente accompagna l'infiammazione della pelle. Tale ricerca non solo indica la disbiosi come fattore causale, ma apre anche la porta alla possibilità terapeutica per l'uso del microbiota donatore sano in molte patologie cutanee (2,3,9).
In ultimo vi sono studi che correlano l’assunzione per via orale di prebiotici e probiotici con benefici immunitari sistemici che possono manifestarsi anche nella pelle.
E’ quindi chiaro che non serve solo una riflessione sulla cosmetica e sull’utilizzo di alcune materie prime, ma vadano ripensati gli spazi urbani e debba essere garantito un
migliore contatto con la natura.
COSMETICA E APPROCCIO PIÙ INTEGRATO
L'ecosistema cutaneo e le sue numerose comunità commensali comprendono un'unità sensoriale funzionale. L'influenza fondamentale della salute degli ecosistemi in cui vivono gli esseri umani, la diversità del microbiota della pelle e delle mucose umane, sottolinea l'importanza del cambiamento climatico, della rapida urbanizzazione, del degrado ambientale e della grave perdita di biodiversità per la salute umana. Man mano che impariamo di più sul microbioma, è ovvio chela strategia per promuovere la sua diversità e funzione si debba muovere sempre di più in una visione integrata che coniughi stili di vita, alimentazione e cosmetica, insomma una visione ampia dove il solo prodotto cosmetico non basta.
CONCLUSIONI
Riferimenti bibliografici
Riferimenti bibliografici
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- Grice EA, Kong HH, Conlan S, et al. Topographical and temporal diversity of the human skin microbiome. Science.2009;324(5931):1190–1192. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19478181/
- OhJ, ByrdAL, DemingC, et al. Biogeography and individuality shape function in the human skin metagenome. Nature.2014;514(7520):59–64. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25279917/
- Prescott SL, Larcombe DL, Logan AC, West C, Burks W, Caraballo L, Levin M, Etten EV, Horwitz P, Kozyrskyj A, Campbell DE. The skin microbiome: impact of modern environments on skin ecology, barrier integrity, and systemic immune programming. World Allergy Organ J. 2017 Aug 22;10(1):29. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28855974/
- Ruokolainen L, von Hertzen L, Fyhrquist N, et al. Green areas around homes reduce atopic sensitization in children. Allergy. 2015;70(2):195–202. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25388016/
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- Szollosi AG, Gueniche A, Jammayrac O, et al. Bifidobacterium longum extract exertspro-differentiating effects on human epidermal keratinocytes, in vitro. ExpDermatol.2017;26(1):92–4. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27315170/
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- Bateni E, Tester RF, Al-Ghazzewi F, Bateni S, Alvani K, Piggott J. The use of Konjac Glucomannan Hydrolysates (GMH) to improve the health of the skin and reduce acne Vulgaris. Am J Dermatol Venereol. 2013;2(2):10–14. https://researchonline.gcu.ac.uk/en/publications/the-use-of-konjac-glucomannan-hydrolysates-gmh-to-improve-the-hea
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