Giulio Fezzardini

Redazione NH Italia

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Italia

Birra e civiltà

La prima sorsata di birra a cena: questo è, per me, il momento più bello di un giorno di fiera. Quando finalmente, dopo una giornata passata a fare chilometri tra corridoi e stand (un operatore della stampa è elemento mobile in un evento fieristico), dopo essere saltato da una conferenza stampa a una intervista, smesso l’abito grigio e indossati i jeans, allungo finalmente le gambe sotto un tavolo di ristorante e come prima cosa ordino una pinta.

E quando la prima, prolungata sorsata fresca e spumeggiante (la prima sorsata è sempre la migliore) arriva a portare sollievo e refrigerio alle corde vocali esauste e rilassamento al sistema nervoso messo sotto pressione dalla giornata, vivo una efficace declinazione del termine “benessere”.


Questo mi succede ovunque: anche in Paesi con vini blasonati che poi accompagneranno la cena, la birra/aperitivo è un “must” terapeutico!

Oggi la birra scorre letteralmente a fiumi anche in Italia. Perché se ci sono Paesi dove la birra è regina da sempre, come i paesi Nordici, in Italia non è sempre stato così.


Quando ero ragazzo la birra era grosso modo limitata “alla” Moretti o alla celebre Peroni ghiacciata di Fantozzi che in una sorsata ha demolito il mito di una icona del cinema d’autore come la corazzata Potemkin (ogni riferimento alla tragica cronaca di questi mesi è non voluto).

Ma negli ultimi anni le cose sono radicalmente cambiate e la birra domina: non solo gli scaffali dei supermercati traboccano di etichette, qualità di malti, numeri di luppoli, ma può anche succedere di essere ospiti a casa di un amico che con orgoglio ti propone la “sua” birra, fatta in casa con un minimale kit acquistato in internet. Biotecnologia domestica…


Ma come è nata la birra?

Non poche sono le marche che hanno richiami religiosi: abbazie, monaci, frati... Sembrerebbe quindi che uno spirito laicista spiri da luoghi con tutt’altra ispirazione: ma la realtà se vogliamo potrebbe essere al contrario. Del resto i richiami al vino e alla birra sono anche nei testi biblici e le bevande alcoliche sono sempre state considerate elemento curativo: della birra parla anche la mistica Ildegarda di Bingen, famosa anche per la sua attività di ricerca botanica e cura con le erbe.


Sorprende comunque che ai primordi della civiltà ci sia stato un momento in cui insieme a scoperte come il fuoco e la carne arrostita ci sia stato qualcuno che abbia messo in piedi le fondamenta della biotecnologia producendo sostanze inebrianti praticamente sotto ogni latitudine.


Parlando di birra le prime tracce le troviamo molto indietro nel tempo: circa settemila anni!

Partiamo dall’oggetto.

Chimicamente la birra è il risultato di una fermentazione alcolica di mosto con malto d’orzo, aromatizzata con luppolo.

Ebbene le prime tracce di birra risalgono al periodo mesopotamico e all’antico Egitto.

Ovviamente è una “invenzione” che risale al momento in cui l’uomo da nomade diventa sedentario e sviluppa quindi quella economia di alimentazione che porta a coltivazione ed allevamento.

Alcune teorie dicono che il pane e la birra siano nati insieme. In effetti se gli ingredienti base sono più o meno gli stessi, acqua e farina, fermentati in proporzioni diverse tra loro danno origine a pane o birra.


La professione di birraio è registrata in Mesopotamia e il celebre Codice di Hammurabi disciplinava la produzione della birra al punto da sanzionare con la pena di morte chi non rispettava i protocolli di produzione. Immediato il confronto con le regolamentazioni sanzionatorie attuali, un po' più lievi in caso di frode alimentare.


La birra aveva connotazioni religiose e curative anche nell’antico Egitto dove addirittura, rispetto alle popolazioni mesopotamiche, viene poi prodotta a livello industriale.

Questo è interessante perché ci porta un po' alla situazione odierna in cui c’è una grande diversificazione in due filoni: quello artigianale, innumerevoli sono le birre prodotte appunto artigianalmente, e quello industriale: chi ha visitato Amsterdam molto probabilmente avrà dedicato una visita alla Heineken. Un gigante del settore a livello mondiale che ha anche acquistato antichi brand nazionali rispettandone le caratteristiche di produzione locale, l’acqua in primis, che non è la stessa ovunque e determina fortemente la qualità di un prodotto.


Tornando alla nostra storia, la birra viene poi sviluppata dalle popolazioni germaniche: il nome “bier” ha questa origine e rimpiazza il termine gallico “cervogia”, birra prodotta senza luppolo.

“Cerveza” comunque resta in Spagna a denominare la birra in generale.


Le popolazioni germaniche quindi e poi i monasteri perché, come ricordato, la birra come il vino erano visti anche come elementi curativi per gli infermi, sostegno e sollievo ai pellegrini che attraversavano a piedi le grandi rotte della cristianità.


Arriverà poi la rivoluzione industriale a rendere la birra prodotto di massa, con la conseguente evoluzione tecnologica, l’attenzione alla salute, la pastorizzazione, la diversificazione degli ingredienti ecc.

Mais, frumento, il pensiero non può non andare al cosiddetto “granaio del mondo” oggi nella tragedia. La globalizzazione ci ha abituati a unificare anche il sapore delle cose. Diciamolo, senza andare nell’artigianale, una buona birra di un grosso produttore ha lo stesso sapore un po' ovunque.

Credo che oggi siamo, purtroppo, molto più consapevoli che anche quello che fino a ieri era “solo” un sorso di birra o un boccone di pane, oggi richiamino anche la storia della nostra civiltà e le nostre responsabilità, individuali e collettive, nel preservarla e farla progredire.

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