IL LIPEDEMA E LA SFIDA NUTRIZIONALE:
L'IMPORTANZA DI LIMITARE I PICCHI GLICEMICI E L'APPLICAZIONE RAZIONALE DELLA DIETA CHETOGENICA (PARTE 1)

Il lipedema è una patologia cronica del tessuto adiposo sottocutaneo definita per la prima volta da Allen e Hines nel 1940 (1). La diagnosi non è ancora ben standardizzata, né lo è l'eziopatogenesi. Di conseguenza, anche il trattamento di questa condizione non è unanime. In ogni caso, dovrebbe essere esaminato da un punto di vista olistico, insieme ai trattamenti tipicamente utilizzati, che includono:
- chirurgia;
- indumenti compressivi;
- fisioterapia.
Oggi, la nutrizione speciale non è considerata un trattamento del lipedema. Tuttavia, dovrebbe avere un posto importante, perché potrebbe rappresentare una via, a lungo termine, per gestire l'infiammazione - per lo più subclinica - che è quasi sempre presente (2) in questa condizione, che colpisce quasi esclusivamente la popolazione femminile, e quindi è considerata correlata al genere (3 ,4). Esiste indubbiamente una componente genetica, come già ipotizzato da Herbst et al. (5) e parzialmente confermato dallo studio di Polacci et al. (6), che ha evidenziato la mutazione del gene AKR1C1. Generalmente, il lipedema inizia a seguito di cambiamenti ormonali significativi, motivo per cui, oltre alla predisposizione genetica sopra menzionata, il processo fisiopatologico basato sulle alterazioni ormonali è principalmente associato ai recettori degli estrogeni (ER) nel tessuto adiposo, che sono espressi in modo anomalo. Gli ER esistono come alfa e beta (ER-α e ER-β) (7, 8). È stato ipotizzato che nel lipedema vi sia uno squilibrio tra gli ER (ER-α è downregulato e ER-β è upregulato) nelle aree del tessuto adiposo colpite. Contemporaneamente, la microangiopatia determina una minima, ma costante, ipossia tissutale, con aumento della permeabilità capillare, responsabile di edema transitorio aggravato dall'ortostasi prolungata, e di una marcata tendenza a formare ematomi e petecchie, il tutto associato a disregolazione del riflesso veno-arteriolare (8, 9). Il dolore tipico del lipedema potrebbe derivare dalle ripercussioni dell'ipossia tissutale associata ad un'alterazione locoregionale delle fibre nervose sensitive o alla compressione tissutale di queste fibre, con conseguente stato infiammatorio della parte interessata (9, 10). La cute appare fresca, cianotica, morbida e trattabile; il segno di Stemmer è negativo (7, 8, 9, 10). Per caratterizzare il lipedema vengono utilizzati diversi tipi e stadi (7, 8) e in questa enigmatica malattia del tessuto adiposo periferico (10, 11) , i pazienti presentano diverse comorbilità, tra cui l'emicrania (12). Il filo conduttore della gestione non chirurgica del lipedema dovrebbe essere la limitazione dei possibili stati infiammatori. In quest'ottica, aneddoticamente, l'approccio dietetico applicato al lipedema è la dieta per le patologie rare (RAD), che prevede, tra gli altri, l'esclusione di carne rossa, derivati del latte e dolcificanti, ma allo stato attuale delle cose non vi è motivo di escludere questi o altri alimenti. Va sottolineato, invece, che in caso di intolleranze (ad esempio, sensibilità al glutine non celiaca, al lattosio o al nichel, per citare le più frequenti), è necessario limitare fortemente queste categorie di alimenti, al fine di non accentuare lo stato infiammatorio già presente.
Anche perché spesso confuso con l’obesità, il lipedema veniva, ma viene tutt’ora, spesso trattato con programmi nutrizionali (13), ma le diete ipocaloriche classiche hanno scarsa efficacia, specialmente nel lungo periodo; probabilmente perché una delle chiavi di volta della gestione nutrizionale del lipedema è il limitare i picchi glicemici; si è visto da un nostro studio sui microRNA (14) che il tessuto affetto dal lipedema è più sensibile ai prodotti della glicazione ovvero gli AGEs, quindi se non si tiene in conto questo aspetto, i programmi nutrizionali sono destinati a dare pochi risultati o addirittura ad essere totalmente inefficaci.
L'unico lavoro pubblicato al momento riguarda un approccio nutrizionale ispirato alla dieta mediterranea (ricca di frutta e verdura), e caratterizzato da un apporto di carboidrati inferiore al solito, pari a circa il 40% dell'apporto calorico totale (15); tale approccio si è rivelato parzialmente efficace, molto probabilmente grazie al controllo glicemico (basso apporto di carboidrati e buona ingestione di fibre) e all'assunzione contemporanea di vitamine e polifenoli, tipici della dieta mediterranea, con un comprovato effetto epigenetico (16).
La dieta chetogenica (KD) ha un'interessante applicazione razionale, sia per la regolazione della glicemia che per l'effetto antinfiammatorio, ma manca uno studio su un campione ampio. Va sottolineato che i programmi nutrizionali per il lipedema, anche in presenza di sovrappeso o obesità, non devono avere come unico obiettivo la perdita di peso, poiché programmi di questo tipo spesso si traducono in fallimenti sia nella gestione del lipedema che nella perdita di peso, creando inoltre frustrazione nei soggetti affetti.
Va sottolineato, allo stesso modo, che anche creando un deficit calorico per favorire un dimagrimento, questo non deve essere troppo marcato, in quanto potrebbe inficiare il mantenimento della massa muscolare che per vari motivi risulta compromessa (infiammazione locala, poca tendenza a praticare attività fisica); dunque da sconsigliare anche le VLKCD ovvero i programmi chetogenici con deficit calorico molto marcati e/o con apporti calorici giornalieri al di sotto delle 1000kcal.
INTRODUZIONE
ROBERTO CANNATARO1 ANTONIO GRIMALDI2
1. Co-direttore master Sports Analytics - Unical | CSO, Galascreen Laboratories - Italia, DBSS International SAS | Colombia
Membro del COMITATO SCIENTIFICO di NUTRA HORIZONS
2. Biologo Nutrizionista
ROBERTO CANNATARO1
ANTONIO GRIMALDI2
1. Direttore master Sports Analytics - Unical | CSO, Galascreen Laboratories - Italia |
DBSS International SAS | Colombia
Membro del COMITATO SCIENTIFICO di NUTRA HORIZONS
2. Biologo nutrizionista


Bio...


Roberto Cannataro
Laureato in Ingegneria Chimica, Scienze e Tecnologie Alimentari e Scienza della Nutrizione Umana, opera come nutrizionista in 14 città diverse, ha collaborato e collabora con varie realtà sportive professionistiche. E' consulente per lo sviluppo di integratori alimentari dall’idea al reperimento materie prima, dall’impiantistica al customer advertising.
E' il referente nutrizione dei Ediermes e per loro dirige un Master di Nutrizione ed integrazione nello sport; all’Università della Calabria co-dirige il Master di primo livello “Sport Analytics”.
E' CSO di Galascreen Laboratories e Vita Vegan Excellence.
Faccio parte di vari comitati scientifici e reviewer board.
Antonio Grimaldi
Biologo Nutrizionista, consegue la Laurea Magistrale in Scienza della Nutrizione Umana il 6 Ottobre 2017 con votazione di 110 e lode, presso il Dipartimento di Farmacia e Scienza della Salute e della Nutrizione dell’Università della Calabria.
Iscritto all’Ordine dei Biologi dal 2017, nel l’Aprile 2024 ha conseguito il master di 1 livello in “Sport scientist” presso l’Università della Calabria.
A Giugno 2024 ha conseguito il titolo di Antropometrista Isak - livello 1.
Ad oggi collabora con lo studio Monea (Taurianova), con lo studio osteo-equipe (Roma), con la palestra new Energy (Padova).
A gennaio 2025 consegue il titolo di antropometrista Isak di livello 2.
Il lipedema è suddiviso in cinque tipi in base alla posizione anatomica in cui è presente il tessuto lipedematico (17). Sono inoltre riconosciute due forme distinte di lipedema: la forma “colonnare”, in cui è tipica la conformazione cilindrica degli arti, e la forma “lobare”, in cui sono presenti grandi lobi di tessuto che sporgono dalla vista laterale degli arti (18).
La stadiazione del lipedema (figura 1) si riferisce invece al grado di gravità clinica e comprende principalmente tre quadri clinici distinti (17).
Stadio 1: la pelle ha una consistenza liscia con una sensazione sottocutanea simile a quella di un ciottolo, dovuta alla fibrosi del tessuto connettivo lasso sottostante.
Stadio 2: le donne presentano più tessuto lipedematoso rispetto alle donne allo stadio 1 e avvallamenti cutanei dovuti alle alterazioni fibrotiche avanzate e al tessuto in eccesso. I noduli palpabili possono essere più numerosi e di maggiori dimensioni.
Stadio 3: la pelle presenta un aumento del tessuto lipedematoso, dalla consistenza più fibrosa, con numerosi grandi noduli sottocutanei e lobuli di tessuto sporgenti.
Se le alterazioni linfologiche insorgono in uno stadio 3 particolarmente avanzato, alcuni autori definiscono questo quadro clinico con il termine di lipo-linfedema o stadio 4. Allo stesso tempo, quando le alterazioni del sistema linfatico insorgono e permangono parallele al lipedema, e quindi possono essere presenti anche negli stadi iniziali, alcuni autori definiscono il quadro clinico con il termine di linfo-lipedema, una condizione clinica in cui le due patologie coesistono nello stesso paziente (19).
La terapia conservativa standard del lipedema comprende trattamenti fisioterapici e nutrizionali specifici, indumenti compressivi e piani specifici di attività fisica motoria (17). La terapia compressiva è sempre stata e rimane un elemento essenziale della “best practice” nel trattamento dei pazienti con lipedema (21). Fino a 15-20 anni fa, confusa con l’obesità (che a volte è presente come comorbidità), veniva trattata con programmi nutrizionali mirati alla perdita di peso, ma con risultati scarsi o insoddisfacenti; l’approccio chetogenico (un programma nutrizionale che prevede l’assunzione di quantità minime di carboidrati) viene ora utilizzato con successo (22, 23); il successo è probabilmente dovuto ad un’azione intrinseca della dieta chetogenica nel modulare l’infiammazione (24), ma, ovviamente, anche alla totale assenza di picchi glicemici. L’uso di integratori è spesso preso in considerazione, ma il razionale d’uso è spesso anedottico, quindi pochi sono considerati veramente utili (25).
PROFILO BIOCHIMICO E ORMONALE, VALUTAZIONE ANATOMICA E CLINICA

Figura 1. Stadiazione del lipedema. La figura mostra i tre stadi clinici del lipedema: stadio 1 (A ), stadio 2 (B) e stadio 3 (C). (20)
Riferimenti bibliografici
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PEER REVIEWED
LIPEDEMA E NUTRIZIONE
KEYWORDS
Lipedema
Dolore
Infiammazione
Disregolazione
Dieta
Il lipedema è una patologia cronica del tessuto adiposo sottocutaneo, quasi esclusivamente femminile, caratterizzata da accumulo di grasso e dolore agli arti, con segno di Stemmer negativo. L'eziopatogenesi è complessa e include squilibrio estrogenico, ipossia tissutale da microangiopatia e infiammazione subclinica. Esiste una correlazione con l'obesità e l'insulino-resistenza. La diagnosi si basa su clinica, dolore al pinch test ed ecografia per misurare lo spessore adiposo. La stadiazione va dal Grado 1 (pelle liscia) al Grado 3 (grandi noduli e lobuli). La gestione standard include compressione e fisioterapia. La nutrizione è cruciale, mirando a limitare i picchi glicemici (poiché il tessuto è sensibile agli AGEs) e a controllare l'infiammazione. Dieta Mediterranea modificata e, in particolare, la Dieta Chetogenica (KD) mostrano un razionale promettente per l'azione antinfiammatoria e la regolazione glicemica. Importante è l'integrazione con Vitamina C e Omega-3 per le loro proprietà antinfiammatorie e neuroprotettive.





