PROTOCOLLO LOW FODMAP:
STATO DELL’ARTE SULLA SUA APPLICAZIONE

Nel corso dell’ultimo anno anche in Italia si sente sempre più spesso parlare, tra gli addetti del settore, del protocollo low FODMAP, sorto per ridurre la sintomatologia della sindrome dell’intestino irritabile (IBS), ma che può essere utile come approccio anche in altre situazioni fisiologiche o patologiche.
Negli ultimi tempi sono venuti a conoscenza del protocollo low-fodmap (LFD) anche i consumatori finali, che però in diversi casi attuano il “fai da te”, applicando tale protocollo con confusione e quindi con il rischio di ritrovarsi in uno stato di malnutrizione. Il supporto di un professionista sanitario specializzato nell’alimentazione è estremamente importante e utile, ma non tutti i pazienti decidono di affidarsi ad uno specialista, per motivazioni per lo più di natura economica. Al contempo non tutti i professionisti sono ancora pienamente consapevoli della modalità corretta di attuazione di tale protocollo.
L’ASSE INTESTINO-MUSCOLO
La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) è caratterizzata da una sintomatologia varia, ma con alcuni tratti molto comuni tra gli individui, quali gonfiore addominale anche cronico, dolore addominale, evacuazione alterata. Spesso si accompagnano reflusso gastroesofageo e/o steatosi epatica e carenza di alcune vitamine, tra cui quelle del gruppo B e D.
Sintomi scatenati da cause non note e che generano una concatenazione di conseguenze, tra cui una disbiosi intestinale, ma anche a livello psicologico.
Una persona che soffre di IBS inizia ad avere un rapporto conflittuale con il cibo, non potendo godere liberamente non solo del pasto fuori casa, ma anche delle relazioni sociali associate a tali momenti. Spesso si accompagnano alterazioni dell’umore, stanchezza e mancanza di concentrazione. Tutte queste componenti, a partire dai sintomi fisici fino alle conseguenze psicologiche e sociali, non sono assolutamente da sottovalutare e, oggi più che mai, occorre impegnarsi per supportare chi si trova ad affrontare questo tipo di problematiche.
LA SINDROME DELL’IBS

Serena Pironi è un tecnologo alimentare, che dopo anni di esperienza aziendale, è titolare del proprio studio di consulenza PS srls in qualità e sicurezza alimentare per le aziende del settore food e MOCA (materiali ed oggetti a contatto con gli alimenti). Formatore qualificato ha una propria academy (Serena Pironi Food Security Academy) specializzata nell’erogazione di corsi specialistici verticali del settore.
Nel corso degli anni ha ottenuto la qualifica di Food Contact Expert e di esperta in nutrizione umana e dietetica. Quest’ultima specializzazione unitamente alla sua professione hanno contribuito alla genesi di Myrea, brand della BruPi srl di cui ne è amministratrice.
LA DIETA LOW FODMAP (LFD)
Il protocollo low FODMAP nasce nel 2010 da Peter R. Gibson e Susan J. Shepherd della Monash University australiana.
L’intuizione è stata quella di comprendere che riducendo notevolmente nella dieta alcuni componenti quali fruttosio in eccesso rispetto al glucosio, lattosio, polioli, fibre FOS (fruttoligosaccaridi) e GOS (galattoligosaccaridi), presenti in modo naturale o aggiunti intenzionalmente tra gli ingredienti degli alimenti, migliorano i sintomi funzionali tipici della sindrome (1).
Non è uno stile alimentare, ma una strategia atta ad individuare la dieta specifica del singolo paziente.
Il protocollo, difatti, prevede una fase di restrizione di 2-6 settimane, maggiore rispetto ad altri trattamenti dietetici, una fase di reintegrazione progressiva ed una fase di personalizzazione.
Sebbene i benefici siano tali nel 70% dei casi, il mantenimento per lunghi periodi di una dieta simile potrebbe comportare un ulteriore squilibrio del microbiota e presumibilmente un’alterata presenza di enzimi digestivi. Pertanto, la reintroduzione e la personalizzazione dei FODMAP sono fasi fondamentali al fine di mantenere la risposta ai sintomi ed al contempo nel fornire gli adeguati nutrienti per il microbiota intestinale (2).
Dal 2010 ad oggi sono sempre più numerose le pubblicazioni scientifiche a supporto del protocollo low FODMAP (LFD), spesso comparato ad altri regimi dietetici.
Uno studio condotto nel 2019 (3) ha messo a confronto un gruppo di individui sofferenti di IBS a cui è stato sottoposto un consiglio breve su una dieta comunemente raccomandata (riduzione degli alimenti tradizionalmente riconosciuti come causa di gonfiore/dolore addominale e astensione da pasti abbondanti) con uno a cui è stato fornito un consiglio dietetico strutturale individuale a basso contenuto di FODMAP. Valutando i sintomi gastrointestinali, i diari alimentari di 7 giorni e i campioni di respiro postprandiale, è emerso come il gruppo a cui è stata somministrata una LFD abbia comportato il contenimento dei sintomi in 4 settimane più del 30% rispetto ai consigli tradizionali, soprattutto in seno la produzione intestinale di idrogeno.
Gli atleti spesso soffrono di sintomi gastrointestinali indotti dall'esercizio per garantire prestazioni ottimali. È stato testato come una dieta LFD a breve termine attenui tali sintomi mantenendo il medesimo allenamento (10-15 ore/settimana) (4).
Sebbene oramai sia chiaro che la dieta low FODMAP migliori i sintomi, non è ancora stata dimostrata la sua efficacia nel ridurre l'infiammazione, aspetto invece validato con la dieta mediterranea (5).
L’associazione dieta low FODMAP (LFD), inoltre, con l’integrazione probiotica potrebbe fornire maggior efficacia nei casi di disbiosi intestinale, in particolare quella con i generi Lactobacillus (con prevalenza di L. acidophilus, L. casei, L. plantarum, L. rhamnosus) e Bifidobacterium (in particolare B. lactis, B. longum, B. bifidum) (6).
Nel 2017 Varney, Gibson ed il loro team (7) hanno riportato le metodiche analitiche utili per definire il livello quantitativo di FODMAP all’interno degli alimenti, dimostrato i “cutoff values” per porzione a cui far riferimento per poter definire un alimento a basso contenuto di FODMAP ed hanno individuato come sia importante avere all’interno di un pasto un contenuto totale di FODMAP (lattosio escluso) inferiore a 0,5g. Questo studio ha anche messo in luce come la tendenza mondiale nell’evitare il glutine in soggetti non celiaci sia abusata senza comportare veri miglioramenti nei sintomi, in quanto in questi soggetti il glutine non è il principale fattore scatenante, bensì i fruttani presenti nella matrice cerealicola.
Poter definire un alimento low FODMAP, pertanto, occorre conoscere il contenuto quantitativo negli alimenti.
Per questo motivo ad oggi l’unico strumento guida utile è l’app creata dalla Monash University australiana, che attraverso un sistema semaforico riporta il contenuto dei vari disaccaridi e polisaccaridi “sotto accusa”. Ma l’elenco riportato ovviamente non è esaustivo e riporta alimenti non tipici dellagastronomia italiana o non presenti nel territorio nazionale. Tant’è che gli stessi autori di questo studio hanno messo in luce la necessità di studi sugli alimenti specifici per Paese.
A fronte di una ricettazione, è utile conoscere l’effetto sommatorio dei FODMAPs presenti nei singoli ingredienti, al fine di evitare il superamento della soglia per pasto.
In Italia non ci sono dati scientifici a supporto robusti in merito ai contenuti quantitativi dei FODMAPs negli alimenti, se non alcuni studi frutto della collaborazione tra una start up italiana ed una università eseguiti nell’ultimo quadriennio, ma poco noti ai professionisti ed al pubblico (8).
I CUTOFF VALUES
Sono stati condotti studi al fine di testare l’efficacia del protocollo low FODMAP sulla malattia di Crohn, ovvero malattia infiammatoria intestinale granulomatosa cronica, progressiva e distruttiva del tratto gastrointestinale. Confrontando quest’ultima con l'effetto di una dieta a basso contenuto di lattosio, di una dieta mediterranea e di una dieta vegetariana è emerso come la LFD abbia migliorato i sintomi dei pazienti, anche se mancano ancora dati sufficienti per valutarne l’efficacia a lungo termine.
Per quel che concerne la celiachia, alcuni pazienti nonostante la dieta priva di glutine continuano a manifestare sintomi collegabili a IBS. Negli alimenti privi di glutine presenti sul mercato consumati costantemente sono presenti ingredienti nella formulazione che sono FODMAP, così ad esempio fibre e polioli impiegati come ingredienti o materie prime che naturalmente ne contengono come i legumi. Da alcuni studi in letteratura è emerso come una dieta priva di glutine ed a basso contenuto di FODMAP per un minimo di 4 settimane sia più efficace di una dieta senza glutine convenzionale nel ridurre i sintomi (9, 10).
Studi recenti stanno esplorando l'impiego della dieta a basso contenuto di FODMAP per gestire diverse condizioni al di fuori dell’IBS. I primi dati si mostrano incoraggianti, ma da confermare, per la dispepsia funzionale e per aiutare nella SIBO (sovracrescita batterica intestinale): la caratterizzazione della carenza di sucrasi-isomaltasi potrebbe essere l’elemento in grado di suggerire la necessità della LFD (11).
OLTRE LA SINDROME DELL’INTESTINO IRRITABILE
La GBA è una rete di comunicazione bidirezionale che permette il dialogo tra il sistema nervoso centrale ed il tratto gastrointestinale ed influenza la salute sia mentale che fisica.
La dieta è impattante nel buon funzionamento di questo asse ed è stato dimostrato da studi, che determinati stili alimentari possano influire su stati ansiogeni e depressivi scaturiti spesso dall’IBS (9).
La dieta a basso contenuto di FODMAP (LFD), soprattutto quando abbinata alla dieta mediterranea (MED-LFD), che è grado di apportare elementi antifiammatori, antiossidanti e prebiotici, non solo è in grado di alleviare i sintomi, ma è in grado di influenzare efficacemente la salute mentale modulando il GBA e migliorando la composizione del microbiota intestinale. Pertanto, migliorare la qualità della vita dei pazienti. Rimangono da capire gli effetti di tale protocollo sul lungo termine in seno al microbiota intestinale.
Ed ulteriori conferme in seno l’efficacia della sinergia di una low FODMAP-mediterranea (MED-LFD) sono oggetto di indagine da luglio 2024 in uno studio anglosassone volto a dimostrare il miglioramento della qualità della vita e degli aspetti psicologici in pazienti sottoposti a MED-LFD. Tale attività è condotta mediante il monitoraggio del microbiota intestinale, attraverso la misurazione dei suoi metaboliti volatili e degli acidi grassi a corta catena (12).
In tutto il mondo sono in atto conferme ed indagini più approfondite su questa tematica, mentre sul nostro territorio nazionale siamo ancora in una fase (un po' troppo) primitiva. Il protocollo low-fodmap viene consigliato ancora troppo poco e, vista la poca informazione, spesso viene applicato non correttamente anche dagli operatori di settore. Tutta la tematica, inoltre, é considerata, purtroppo, una nicchia dal settore alimentare soprattutto a livello commerciale/distributivo, ostacolando di fatto la fruibilità di soluzioni idonee ed utili da parte dei consumatori finali e conseguentemente lo sviluppo da parte delle aziende alimentari di prodotti studiati allo scopo.
ASSE INTESTINO-CERVELLO (GBA)
Riferimenti bibliografici
1. J Gastroenterol Hepatol 2010 Feb;25(2):252-8 Evidence-based dietary management of functional gastrointestinal symptoms: The FODMAP approach Peter R. Gibson, Susan J. Shepherd
2. The low FODMAP diet in clinical practice: where are we and what are the long-term considerations?, Miranda C. E. Lomer
3. Effect of Structural Individual Low-FODMAP Dietary Advice vs. Brief Advice on a Commonly Recommended Diet on IBS Symptoms and Intestinal Gas Production, 2019
Tanisa Patcharatrakul, Akarawut Juntrapirat, Narisorn Lakananurak, and Sutep Gonlachanvit
4. A Preliminary Strategy to Reduce Gastrointestinal Distress in Athletes Dana M. Lis, Trent Stellingwerff, Cecilia M. Kitic, James W. Fell, and Kiran D.K. Ahuja
5. Is the Mediterranean Low Fodmap Diet Effective in Managing Irritable BowelSyndrome Symptoms and Gut Microbiota? An Innovative Research Protocol, A.N. Kasti, K. Katsas, K. Petsis, S. Lambrinou, K.D. Synodinou, A. Kapetani, K.L. Smart
Nutrients, 2024
6. Farmacista e nutrizionista: relazione delle due figure professionali nell’intervento in prevenzione e trattamento degli stati patologici sostenuti da disbiosi intestinale, tesi Univerisità di Torino Scienze e Tecnologie del Farmaco di Banchio Michelle 2022/2023
7. FODMAPs: food composition, defining cutoff values and international application. Jane Varney, Jacqueline Barrett, Kate Scarlata, Patsy Catsos, Peter R Gibson and Jane G Muir, GI Nutrition Inc, Portland, Maine, USA rivista JGHF, 2017
8. HPAEC-PAD Analytical Evaluation of Carbohydrates Pattern for the Study of Technological Parameters Effects in Low-FODMAP Food Production. Olimpia Pitirollo, Maria Grimaldi, Claudio Corradini, Serena Pironi and Antonella Cavazza, Molecules 2023
9. Gut–Brain Axis and Psychopathology: Exploring the Impact of Diet with a Focus on the Low-FODMAP Approach, Emanuela Ribichini, Giulia Scalese, Chiara Mocci and Carola Severi Department of Translational and Precision Medicine, Sapienza University of Rome, Nutrients 2024, 16(20), 3515;
10. Efficacy of a Low-FODMAP Diet for Coeliac Patients with Persistent IBS-like Symptoms despite a Gluten-Free Diet: A Systematic Review, Francesca Lusetti , Annalisa Schiepatti, Davide Scalvini, Stiliano Maimaris and Federico Biagi, Department of Internal Medicine and Therapeutics, Gastroenterology Unit of IRCCS Pavia Institute, University of Pavia, 27100 Pavia, Italy PhD Course in Experimental Medicine, University of Pavia.
11. Low FODMAP diet beyond IBS: Evidence for use in other conditions, Jessica R. Biesiekierski, Caroline J. Tuck, Department of Nutrition, Dietetics and Food, Monash University, Notting Hill, Australia and Department of Dietetics, Nutrition and Sport, La Trobe University, Bundoora, Australia, Elsievier April 2022.
12. Efficacy and Findings of a Blinded Randomized Reintroduction Phase for the Low FODMAP Diet in Irritable Bowel Syndrome, Karen Van den Houte, Esther Colomier, Karen Routhiaux, Zoë Mariën, Jolien Schol, Jasmien Van den Bergh, Julie Vanderstappen, Nelle Pauwels, Annick Joos, Joris Arts, Philip Caenepeel, Frederik De Clerck , Christophe Matthys, Ann Meulemans, Mike Jones, Tim Vanuytsel, Florencia Carbone, Jan Tack, Luglio 2024.

PEER REVIEWED
KEYWORDS
Low FODMAP
Intestino irritabile
LFD
Dieta mediterranea
MED
SIBO
Morbo di Chron
Sindrome dell’intestino irritabile
Celiachia
SALUTE INTESTINALE
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Il protocollo low FODMAP (LFD) è noto dal 2010 e nel corso degli anni si stanno intensificando gli studi scientifici su questa dieta, che nasce per migliorare e controllare i sintomi di coloro che soffrono di intestino irritabile (IBS), ma che è in corso di indagine in seno l’utilità in altre forme patologiche.
Rimangono ancora scarne le conoscenze sugli effetti di questa dieta a lungo termine, soprattutto a livello del microbiota intestinale, e la ricerca da parte dei Paesi non anglosassoni in seno la reale quantità di FODMAPs all’interno di proprie materie prime e di alimenti tipici/tradizionali.






