DALLA SCIENZA ALLA SPIAGGIA:

COME L’ECONOMIA DEL MARE STA MODELLANDO IL FUTURO DELLA PROTEZIONE SOLARE

L'industria dei solari ha registrato una crescita straordinaria negli ultimi anni: secondo un rapporto di Fortune Business Insights, nel 2024 il valore del mercato globale dei prodotti solari è arrivato a 14,9 miliardi di dollari, con previsioni di crescita a 22,3 miliardi entro il 2032, e un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 5,35% (1). La crescente attenzione dei consumatori verso la salute della pelle ha portato a un'espansione di prodotti che non solo proteggono dai danni solari, ma offrono anche benefici aggiuntivi, come l'idratazione, l'anti-invecchiamento e la rigenerazione dei tessuti. I tempi degli oli abbronzanti e delle creme senza filtro sembrano ormai andati e la sun-care è diventata una componente della beauty routine, quasi al pari della più tradizionale skincare.


A guidare la domanda di prodotti solari non sono solo esigenze di salute e bellezza: negli ultimi anni, infatti, sta emergendo una crescente consapevolezza circa i danni ambientali causati dai tradizionali filtri solari. Non è più solo una questione di protezione solare, ma un crocevia dove la sostenibilità, l'innovazione scientifica e la cura della persona si incontrano.


UN SETTORE IN FORTE ESPANSIONE

SOLARI E BLUE ECONOMY

Il mercato dei prodotti solari, che in larga parte vengono utilizzati dai consumatori a contatto con l’ambiente marino, ha profonde connessioni con tutti i settori della Blue Economy. L’economia del mare è un concetto ampio e complesso: si potrebbe definire come l'insieme di tutte le attività economiche legate al mare e agli oceani (2). Oggi, questa sta giocando un ruolo fondamentale nell’evoluzione dell’industria cosmetica solare, influenzando tanto la produzione e selezione di ingredienti, quanto il marketing e la vendita dei prodotti solari. Il settore della bellezza, in particolare, sta dimostrando un interesse apparentemente crescente verso ingredienti naturali che non solo supportano la salute della pelle, ma contribuiscono anche alla sostenibilità, riducendo l’impatto ambientale della produzione cosmetica.

Ingredienti marini come alghe e minerali vengono impiegati non solo per le loro proprietà benefiche sulla pelle, ma anche per promuovere un modello economico rispettoso dell'ambiente. Le alghe, ad esempio, sono un componente molto sfruttato nei solari, grazie alla loro capacità di proteggere la pelle dal danno ossidativo causato dai raggi UV. Questi organismi marini, ricchi di antiossidanti, minerali e vitamine, sono capaci di idratare l’epidermide, combattere l'invecchiamento precoce e migliorare la barriera cutanea contro i danni del sole (3). Questi ingredienti, così come i minerali marini, vengono spesso scelti per le loro proprietà lenitive e rigeneranti, rendendo i solari più efficaci e benefici per la pelle e, all’apparenza, anche più compatibili con l’ambiente.


Diversi studi (4, 5, 6) tuttavia hanno evidenziato come non solo i filtri organici tradizionali, come l'oxybenzone e l’octinoxato, ma anche quelli inorganici, comunemente percepiti più eco-compatibili in quanto “naturali” - come l’ossido di zinco - siano dannosi per gli ecosistemi marini, in particolare per i coralli e altre creature marine. Queste sostanze, che si disperdono in mare prevalentemente tramite la balneazione, sono state collegate al fenomeno dello sbiancamento dei coralli, un processo che danneggia a volte anche irreversibilmente la fauna marina, interferendo con la fotosintesi dei coralli e compromettendo l'intero ecosistema. Alla componente ecosistemica si aggiunge poi quella socio-economica: nel lungo termine, il degrado delle condizioni ambientali può avere impatti sulle economie locali, ad esempio deviando i flussi turistici verso luoghi più incontaminati, e mettere a rischio anche la sostenibilità economica delle destinazioni (7).

L’IMPATTO INVISIBILE: I FILTRI E LA SALUTE DEGLI ECOSISTEMI

Figura 1. I contaminanti dell'acqua

Nonostante il crescente interesse verso prodotti solari più sostenibili, la lettura delle etichette rimane una sfida per molti consumatori. Termini come “reef-safe”, “biodegradabile”, o “naturale” sono spesso usati in modo ambiguo, senza standard condivisi né obbligo di verifica da parte di enti terzi (8). Questo genera confusione e favorisce l’adozione di prodotti che, pur vantando benefici ambientali, possono avere un impatto negativo sugli ecosistemi. L’industria sta rispondendo a queste problematiche cercando alternative più sicure ed eco-compatibili, tra cui i filtri di nuova generazione come il DHHB e MBBT che, pur garantendo una protezione solare efficace, mostrano un più alto grado di eco-compatibilità (6). Tuttavia, l’ambiguità terminologica apre la porta al greenwashing, ovvero all’uso strategico di claim ambientali per attrarre i consumatori senza un reale impegno verso la sostenibilità. Numerose aziende impiegano immagini di animali marini, barriere coralline incontaminate e parole come “eco-friendly”, senza fornire prove concrete della sostenibilità del prodotto e creando confusione nei consumatori (9). Secondo uno studio di Nielsen (10), il 66% dei consumatori è disposto a pagare fino al 55% in più per prodotti sostenibili, e ciò spinge le aziende a ridefinire la loro comunicazione e le loro proposte, focalizzandosi su un marketing che parla di bellezza in armonia con la natura. Ciò può avvenire talvolta anche senza veri fondamenti di eco-compatibilità, sfruttando dunque pratiche di greenwashing: sono già diversi gli studi, tuttavia, che hanno evidenziato che quando un’azienda cade in una pratica di greenwashing, la fiducia dei consumatori nei confronti del brand cala drasticamente (11).


Per contrastare il fenomeno, l’UE ha introdotto la Green Claims Directive (12) che richiede che le dichiarazioni ambientali siano specifiche, basate su evidenza scientifica, verificate da terzi e comunicate chiaramente ai consumatori: lo scopo è rendere trasparenti i claim e favorire la fiducia. È un passo importante anche per il settore dei solari: chi vuole davvero puntare sulla sostenibilità deve adeguarsi a standard rigorosi e comunicare con trasparenza.

Episodi di greenwashing minano non solo la reputazione del marchio, ma compromettono anche l’intero settore dei prodotti realmente sostenibili. Le etichette dei prodotti solari richiedono una competenza tecnico-scientifica che, ad oggi, molti consumatori non possiedono. Termini come “non-nano”, “broad-spectrum” o “UVA/UVB protection” non sono immediatamente comprensibili, e la mancanza di una regolamentazione uniforme peggiora la situazione. Uno studio del 2020 (13) ha dimostrato che più del 70% dei consumatori non riesce a distinguere tra etichette ambientali affidabili e quelle potenzialmente fuorvianti, sottolineando la necessità di educazione ambientale e maggiore trasparenza.

GREENWASHING E DISINFORMAZIONE: UNA SFIDA URGENTE

Figura 1. I contaminanti dell'acqua

Riferimenti bibliografici

In un settore in rapida crescita come quello dei solari, l’incontro tra innovazione scientifica, tutela ambientale e responsabilità sociale non è più un’opzione, ma una necessità. Tuttavia, questi aspetti non sono scindibili dalla questione economica: la sostenibilità ambientale, se mal comunicata o abusata tramite pratiche di greenwashing, può compromettere anche la competitività e la reputazione delle aziende. Al contrario, un impegno reale verso la trasparenza può rappresentare un vantaggio competitivo e rafforzare la relazione con i consumatori.


I consumatori sono sempre più sensibili al tema della sostenibilità, ma si trovano spesso disorientati di fronte a un panorama frammentato e poco trasparente di informazioni, etichette e strategie di marketing. In questo contesto, la differenza tra una scelta consapevole e una condizionata dal greenwashing può avere conseguenze significative non solo per la salute della pelle, ma anche per quella degli ecosistemi marini.


Per costruire un futuro realmente sostenibile, è fondamentale che il settore dei solari adotti un approccio trasparente, supportato da dati scientifici e regolamentazioni chiare. La ricerca deve continuare a sviluppare soluzioni innovative, basate su filtri efficaci ma ecocompatibili, e l’industria deve impegnarsi ad adottare pratiche responsabili lungo l’intera filiera: dall’approvvigionamento delle materie prime alla produzione, dalla comunicazione al packaging.


Il cambiamento non potrà avvenire solo dall’alto. L’economia del mare ha certamente un ruolo centrale nell’evoluzione di questi prodotti, ma è fondamentale che i consumatori siano educati a riconoscere i veri impegni ecologici e le pratiche di sostenibilità, distinguendoli da quelle superficiali e ingannevoli, spesso semplicisticamente “riassunti” in un’etichetta che vanta principi di sostenibilità. Se l’industria dei solari vuole davvero proseguire sulla strada della sostenibilità, dovrà fare uno sforzo significativo per garantire trasparenza, responsabilità e scientificità, sia nei prodotti che nelle loro etichette. In un futuro sempre più attento alla sostenibilità, sarà fondamentale fare scelte informate, che proteggano tanto la nostra pelle quanto l'ambiente.


CONCLUSIONI: VERSO UNA PROTEZIONE SOLARE REALMENTE SOSTENIBILE

PEER REVIEWED

SOSTENIBILITÀ

NEW

(2a PARTE)

KEYWORDS

Economia del mare

Prodotti solari

Marketing

Greenwashing

L’industria dei solari sta vivendo una rapida evoluzione, spinta dalla crescente domanda di prodotti sicuri per la pelle e sostenibili per l’ambiente. L’economia del mare gioca un ruolo chiave, promuovendo ingredienti di origine marina e filtri eco-compatibili. Tuttavia, la diffusione di claim fuorvianti come “reef-safe” o “naturale” alimenta il fenomeno del greenwashing, minando la fiducia dei consumatori. La scarsa comprensione delle etichette e la mancanza di regolamentazioni chiare contribuiscono alla confusione e ostacolano scelte davvero consapevoli. Questo articolo analizza le opportunità offerte dalla Blue Economy e le sfide legate alla sostenibilità e alla trasparenza, sottolineando l’importanza di un’educazione ambientale efficace per promuovere decisioni informate e responsabili.

ABSTRACT